Il “bloop” acustico: storia di un enigma risolto a fatica

di Manuel Gavini

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uesto è il racconto di un mistero generato da un suono sottomarino tra i più potenti mai registrati, rimasto senza soluzione per diversi anni, tra la fine del secolo scorso e l’inizio dell’attuale, passando alla storia come il “bloop” acustico.

I prodromi della cronaca risalgono al 1997, più esattamente il 5 febbraio, quando fu registrato per la prima e unica volta un suono a frequenza ultra-bassa, della durata di un minuto, proveniente dalla costa sud del Cile. Fu talmente assordante che venne percepito da microfoni sottomarini piazzati a diverse migliaia di chilometri di distanza.

Mentre era in corso una ricerca sui vulcani subacquei al largo delle coste sudamericane, un team di ricercatori dell’agenzia federale statunitense NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration), che si interessa di oceanografia, meteorologia e climatologia, registrò un rumore eccezionale e inedito. Esso fu ben presto catalogato come un qualcosa di inspiegabile e dunque ribattezzato bloop, proprio perché l’esclamazione onomatopeica era semplicemente il modo migliore per descrivere ciò che ancora non trovava spiegazione. Si trattava, infatti, di uno dei suoni di maggior volume mai registrati, tanto da essere catturato da tutti gli idrofoni, più comunemente noti come microfoni subacquei, fino a 5.000 chilometri di distanza.

Seppur nessuno riuscì a comprendere cosa l’avesse causato, gli scienziati intuirono subito che si trattasse certamente di qualcosa di speciale, soprattutto perché rilevato all’unanimità. «È insolito che un suono venga registrato da tutti i sensori che abbiamo sparso in giro – è la ricostruzione Bob Dziak, responsabile del programma acustico della NOAA – Una nave o una balena che emettono un suono nell’oceano non sono sufficientemente potenti da venire registrati in tutto l’Oceano Pacifico, mentre questo rumore fu rilevato su tutti gli idrofoni, attirando la nostra attenzione come qualcosa di unico».

Il bloop stimolò l’immaginazione di migliaia di “curiosi del mistero” in tutto il mondo, dando adito a tutte le più fantomatiche congetture circa la sua origine: un dinosauro acquatico, uno squalo megalodonte o una creatura marina sconosciuta. A fomentare i proseliti di queste teorie ci pensò indirettamente e involontariamente la stessa NOAA quando, comunicando gli aggiornamenti dello studio, annunciò con certezza assoluta che il suono non era di origine umana, piuttosto “di natura probabilmente biologica”. «Di solito esito nel fare affermazioni del genere, perché non credo che giovino molto al dibattito scientifico – aggiunse Dziak tra l’incredulità generale – ma questo suono era stato considerato di probabile origine animale e una delle idee che sono iniziate a circolare è che si trattasse di…un calamaro gigante».

Ciò che inquietava ulteriormente di questa storia era che, dopo il 1997, quel rumore non fu udito mai più. Tutti, naturalmente, diedero sfogo ulteriore – in modo, se possibile, ancor più creativo – alle rispettive fantasie, seppur in un pianeta appena sfiorato dalla forza di Internet, non ancora accessibile alla maggioranza della popolazione mondiale. Si trattava del richiamo di un non precisato mostro marino? Di Godzilla o di altre creature mai viste? 

Alcuni, addirittura, si mostravano convinti che si trattasse non tanto di un calamaro gigante, quanto di un mostro con la faccia di un polpo: Cthulhu, la mitica creatura del racconto “Il richiamo di Cthulhu” dello scrittore statunitense Howard Phillips Lovecraft. La bizzarra motivazione derivava dal fatto che il bloop era stato rilevato ad appena un chilometro e mezzo di distanza dal luogo in cui Cthulhu sarebbe emerso per la prima volta, secondo la narrazione di Lovecraft, diffondendo il suo risveglio dalle profondità del mare.

Il processo scientifico giunse faticosamente alla soluzione dopo parecchio tempo: soltanto un lustro fa, infatti, gli studiosi chiarirono in via definitiva la versione del bloop e la sua provenienza, lasciando non poco delusi gli amanti degli enigmi una volta rivelata la natura dell’arcano. Il suono sarebbe stato originato da una potenziale enorme catastrofe sottomarina, vale a dire la rottura della banchisa in Antartide; in questo caso, la spiegazione ad oggi più accreditata è che si sia trattato del boato emesso dal distacco di ghiaccio nel più lontano continente dell’emisfero australe. Ma c’è ancora qualcuno che non è pienamente convinto di questa teoria. 

Mi chiamo Manuel, ho 33 anni e osservo da sempre con interesse ogni forma acquatica generosamente offerta dalla natura. Laureato con lode in Relazioni Internazionali nel 2012, dal gennaio successivo sono iscritto all’Ordine dei Giornalisti. Il mio hobby preferito è viaggiare, ovunque, ma quando devo scegliere tra mare e montagna non ho dubbi: il richiamo dell’acqua è troppo forte! In questa foto mi trovo a Capri, durante la mia ultima vacanza "on the blue", immerso nell’inestimabile panorama con vista Faraglioni.

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