
L’estate è la stagione in cui solitamente si legge di più, complici le vacanze e la voglia di relax
di Carolina Saporiti
he si sia al mare, in città o anche in montagna, leggere un libro ispirato al mare aiuta a sentirsi liberi e a immaginare mondi vicini o lontani. Ecco allora una lista di libri ispirati al mare da leggere o rileggere durante questi ultimi giorni di vacanza.

A cura di Christian Delorenzo, Nel mare stellato. Storie di isole
Quattro linee di costa bagnate dal mare ed esposte alla furia dei venti. Così vicine al continente da poter essere raggiunte a nuoto, o sperdute nel cuore degli oceani. Luoghi di naufraghi e naufragi, di deserti e solitudini, o formicolanti di vita e umanità. Mete di esili e di vacanze, triangoli d’amore, ma anche teatri di delitti perfetti, nonché nascondigli di tesori senza tempo.


Luoghi al di là di ogni luogo, piccole Atlantidi e Utopie, oppure incubi dai quali non è possibile scappare. Delle fate o di fuoco, delle voci o della felicità. In una parola: isole. Da Agatha Christie a Julio Cortázar, da Joseph Conrad a Don DeLillo, da David Herbert Lawrence a Alice Munro, una raccolta dei racconti piú belli che gli autori di ogni epoca e latitudine hanno dedicato alle terre abbracciate dal mare, per salpare alla volta di un arcipelago fatto di carta e parole.

Samuel T. Coleridge, La ballata del vecchio marinaio e altre poesie
Se le Lyrical Ballads sono considerate il manifesto del romanticismo inglese, La ballata del vecchio marinaio, con cui esse si aprono, ne è la tessera più emblematica e celebre. Riscritta e ritoccata più volte, a seguito dei continui approfondimenti critici della vocazione poetica di Coleridge, questa romantica storia di colpa (la gratuita uccisione di un uccello di mare da parte del «vecchio marinaio») e di faticosa rigenerazione diventa allusiva di una condizione umana di misteriosità e indecifrabilità, di un rapporto sempre sfuggente tra il singolo e il cosmo.


La poesia di Coleridge, e lo dimostrano anche gli altri poemetti raccolti in questo volume, Christabel, Kubla Khan e Amore, si impone oggi, al di là di ogni esercizio romantico, come evocazione onirica, discesa negli abissi dell’animo e dell’inconscio, sostenuta dalla lucida consapevolezza dei procedimenti stilistici.


Predrag Matvejević, Breviario mediterraneo
«Trattato poetico-filosofico», «romanzo post-moderno», «portolano», «diario di bordo», «libro di preghiere», «midrash», «raccolta di aforismi», «antologia di racconti-saggio», «cronaca di un viaggio»: sono queste alcune delle definizioni che hanno accolto Breviario mediterraneo, un libro che le accetta tutte e insieme le trasgredisce, in una sfida ai generi letterari.


In pagine sempre dense e appassionanti, Predrag Matvejević ricostruisce la storia di una parola – «Mediterraneo» – e rievoca gli infiniti significati che essa include, guidando il lettore verso mille scoperte: lo stile dei porti e delle capitanerie, l’addolcirsi dell’architettura sul profilo della costa, i concreti saperi della cultura dell’olivo e il diffondersi di una religione, le tracce permanenti della civiltà araba ed ebraica, i destini e le storie nascosti nei dizionari nautici e nelle lingue scomparse, i gerghi e le parlate che cambiano lentamente nel tempo e nello spazio.

Come scrive Claudio Magris nella sua prefazione, questo libro «è un racconto che fa parlare la realtà e innesta perfettamente la cultura nell’evocazione fantastica […]. È un libro geniale, imprevedibile e fulmineo».
Luis Sepúlveda, Il mondo alla fine del mondo
Il 16 giugno 1988 un inquietante messaggio proveniente dal Cile approda in un’agenzia giornalistica di Amburgo legata a Greenpeace: la nave officina giapponese Nishin Maru, comandata dal capitano Tanifuji, ha subito gravi danni; si registra la perdita di diciotto marinai, insieme a un numero imprecisato di feriti. È l’inizio dell’avventura. Il protagonista,un giornalista cileno esule dal suo paese per motivi politici, grazie a febbrili ricerche e ingegnose congetture giunge alla conclusione che il Nishin Maru stava praticando illegalmente, e del tutto impunito, la caccia alle balene nei mari australi.


Una giovane attivista di Greenpeace, inoltre, lo mette in contatto telefonico con un misterioso personaggio, il capitano Jorge Nilssen, che di tutta la faccenda sa senz’altro qualcosa in più… In queste pagine il lettore potrà ascoltare il grido indignato – ma anche il canto ammaliatore – della natura ferita, la protesta contro una cieca follia di cui pure l’uomo rimane vittima.

Il «mondo alla fine del mondo», questo lembo estremo del pianeta, si trasforma, simbolicamente, nel luogo dell’Apocalisse. Ma può anche essere l’universo in cui l’uomo ritrova l’unione con le proprie origini, l’armonia con gli elementi e, soprattutto, un anelito indistruttibile alla speranza.
Ernst Jünger, Traversata atlantica
Nel 1936 il quarantunenne Ernst Jünger si imbarca sul Monte Rosa, storico piroscafo che collegava Amburgo al Sud America, e approda in Brasile. Il suo resoconto delle otto settimane di viaggio è un racconto che seduce il lettore per le preziose descrizioni di paesaggi esotici e di piante incontrate finalmente nel loro habitat naturale, come accade alle Azzorre, e poi di pesci volanti, serpenti velenosi, cacce agli insetti…


La flora e la fauna delle foreste tropicali catturano il suo sguardo più di ogni altra cosa, ma non mancano le annotazioni sulla vita di bordo, che dà spunto a ritratti di personaggi singolari, né le osservazioni sugli abitanti del posto, con il loro lavoro e la loro stratificazione sociale, e sull’impronta lasciata dalla vecchia Europa nel nuovo mondo.

La curiosità di Jünger lo spinge dentro il ventre del piroscafo, dove lavorano nell’aria rovente i grandi motori diesel. Questo diario è arricchito delle lettere confidenziali, aneddotiche, a tratti divertenti, che l’autore scrisse al fratello Friedrich Georg durante la traversata.