Surf: gli spot più pericolosi al mondo

di Redazione

S

urfare è una tra le attività più spettacolari ed estreme che esistano, non soltanto nel novero degli sport acquatici, poiché mette nelle condizioni di sfidare uno degli elementi fondamentali della natura: l’acqua.

African Kirra - Mozambico

Un brivido irrinunciabile, l’unico per sentirsi vivi secondo il pensiero di coloro che praticano surf da sempre, ma mai scindibile dalla realistica consapevolezza che contro Madre Terra è sempre bene non osare troppo. Vi abbiamo già raccontato delle onde giganti di Nazaré, ma le insidie per i surfisti di tutto il mondo non sono confinate al paradiso portoghese affacciato sull’oceano Atlantico.

Skeleton Coast - Namibia
Teahupo'o - Tahiti

I mari italiani sono sempre più frequentati da esperti o semplici appassionati alla ricerca dell’onda perfetta da cavalcare e domare. Proprio perché si tratta di uno sport in ascesa, non di rado è necessario “sgomitare” in acqua, motivo per cui spesso si va alla ricerca in tutto il mondo di posti lontani, con meno affollamento e magari sperduti, ergo ancor più suggestivi. Qui, naturalmente, i pericoli possono aumentare, motivo per cui la scelta della location va compiuta con grande attenzione.

Tofino - British Columbia

Il clima, in primis, può rappresentare un problema: emblematico, in tal senso, è un posto freddo come il Canada. La celebre Tofino, in British Coumbia, offre onde davvero spettacolari durante la stagione invernale, ma con il rischio annesso di ritrovarsi a surfare tra foche e ghiaccio. Un buon compromesso potrebbe essere quello di recarsi sull’isola di Vancouver in agosto, con onde probabilmente meno eccitanti ma a temperature sicuramente più accettabili.

Olafsfjordur - Islanda

Sempre in tema di località gelide, valide alternative sono offerte dal Nord Europa, dove spiccano gli spot di Olafsfjordur in Islanda e Thurso in Scozia. Per entrare in mare, tuttavia, è necessaria un’attrezzatura più specifica: muta da 7 millimetri, guanti, cappuccio e calzari spessi. Le session di surf devono essere brevi e intense, perché non è possibile restare in acqua per più di un’ora e mezza.

Thurso - Scozia

Cambiando completamente fascia climatica, i pericoli delle coste africane sono di tutt’altra matrice: presenza di squali e isolamento, inteso come difficoltà di avvicinare il mare e necessità di attraversare lunghe tratte per raggiungere la spiaggia. Il riferimento è alla zona ovest, dal Senegal al Sudafrica. Senza considerare le agitazioni dal punto di vista politico-sociale, esternate da guerriglie incessanti, si tratta di aree totalmente selvagge e senza alcun tipo di protezione.

African Kirra - Mozambico

Le onde più famose sono quelle dell’African Kirra in Mozambico, della Lighthouse Left in Nigeria e soprattutto della Skeleton Coast in Namibia: quest’ultimo spot è tra i più critici, in quanto la presenza del vento e delle forti correnti causa banchi di sabbia sottomarina difficili da identificare, che potrebbero provocare l’effetto sabbie mobili. Inoltre, il clima umido favorisce anche banchi di nebbia costiera e come immediata conseguenza la mancanza di visibilità, spesso improvvisa e totale.

Skeleton Coast - Namibia

Tornando agli squali, un rischio simile è da tener presente anche in Oceania, precisamente nello spot di Shipsterns Bluff in Tasmania, meglio conosciuto con il non troppo rassicurante soprannome di Devil’s Point. Esso rappresenta infatti una tra le località più incontaminate e pericolose del mondo, per la presenza di grandi squali bianchi e la tipica caratterizzazione di un’onda nota per le sue “formazioni interne multiformi”, indicate da molti surfisti come passaggi che conferiscono alla stessa un aspetto unico ancor più affascinante.

Banzai Pipeline - Hawaii
Banzai Pipeline - Hawaii

Lo spot del Banzai Pipeline, nelle Hawaii, è invece rischioso a causa del suo fondale roccioso e corallino, caratterizzato in parte da guglie di roccia magmatica che possono essere letali in caso di cadute impreviste. Talvolta capita anche che della sabbia si accumuli sul fondale, dando origine a violenti close-out, onde “insurfabili”.

Teahupo'o - Tahiti

Infine, gli azzardi residuali sono dettati dalle abilità surfistiche più o meno esperte di coloro che si spingono inconsciamente al di là dei propri limiti. Due location su tutte, a mo’ di esempio: il paradisiaco spot di Teahupo’o, lungo la costa sud-occidentale della Polinesia francese, famoso per potenza e velocità delle sue onde (al punto da ospitare ogni anno il Billabong Surf Pro di Tahiti, una delle tappe più temute del Campionato Mondiale dell’Association of Surfing Professionals); e quello di El Quemao a Lanzarote, nelle isole Canarie, le cui onde presentano pareti ripide, adatte a profondi takeoff e dunque riservate solo ai più esperti.

El Quemao - Lanzarote
El Quemao - Lanzarote

Ecco il team di “On The Blue”: Carolina, Cinzia, Consuelo, Costanza, Fabrizio, Francesca, Katia, Lorenzo, Lucio, Martina, Manuel, Pino, Roberto e Stefano. Ogni giorno vi raccontiamo l'acqua in ogni sua forma e declinazione, attraverso esperienze e racconti delle donne e degli uomini che seguendo il flusso delle onde andremo a incontrare, o ci verranno incontro.

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