D’Amico, il surfista dall’anima green

Il 28enne campione di Ladispoli ha organizzato un “clean up”: «Pulisco le spiagge e sogno le Olimpiadi»

di Roberto Parretta

L'

atleta insegue le onde e le Olimpiadi, il sognatore non ama la competizione e i giudizi, ma va alla ricerca di spot incontaminati e si aggira per le spiagge con un sacco nero per ripulirle dall'immondizia. Roberto D'Amico non può essere raccontato se non parlando contemporaneamente delle sue diverse anime, che però hanno un punto in comune: l'amore. L'amore per le onde, l'amore per la sua passione/professione, l'amore per l'ambiente.

Roberto è un personaggio unico nel panorama del surf italiano: tra il 2004 e il 2010 ha dominato la scena junior e poi open mettendo assieme 6 titoli, sembrava avviato verso una carriera dirompente, quando ha capito che la competizione e i giudizi lo stavano cambiando.

Roberto D'Amico (ph. Roberto Capoccitti)

 «Avevo i miei sponsor, venivo pagato per fare le gare ma sono arrivato a un punto in cui questo sistema mi faceva stare male», ci racconta. «A un certo punto ho perso lo sponsor che mi dava da vivere, mi sono sentito lasciato solo, non sapevo cosa fare e a quel punto arrivò Reef». Il notissimo brand, partito dai sandali e diventato una vera e propria casa di moda fondata dai due fratelli argentini Fernando e Santiago Aguerre nel 1984 (Fernando oggi è il Presidente della Federazione mondiale surf, la ISA). «Io dissi che non ero pronto a rappresentarli, che volevo solo essere me stesso. Loro mi hanno quindi chiesto di farlo, di seguire la mia strada e la mia filosofia, mi hanno lasciato libero di viaggiare e di raccontare. 

Roberto D'Amico per "Reef" (ph. Olafpix)

Siamo stati benissimo, purtroppo questo viaggio con Reef è appena arrivato al capolinea, dopo 10 anni. Li ringrazierò sempre perché hanno permesso di far emergere la mia parte più sincera. Grazie all’esplosione dei social, questa modalità è diventata il punto di forza del mio lavoro e ho messo da parte la competizione». Non del tutto, però: «Se si tratta della nazionale italiana voglio esserci, per la bandiera faccio di tutto. Però, piuttosto che fare un milione di gare, le seleziono accuratamente». A proposito di Italia: l’avventura ai World Surfing Games di El Salvador è andata malissimo, con i 6 azzurri che inseguivano gli ultimi pass per i Giochi di Tokyo rimasti tutti fuori dalle prossime Olimpiadi.

Roberto D'Amico (ph. Olafpix)

D’Amico ha fatto parte della squadra italiana fino al momento della scelta dei 3 ragazzi (anzi, diciamo 2, visto che un posto era già assegnato a Leonardo Fioravanti). «Io ho dato tutto me stesso e non ho rimpianti. Le scelte non sono mai facili, tutto il team è forte, sapevamo che chiunque fosse andato se la sarebbe giocata. Lì c’è stata anche un po’ di sfortuna, ci hanno provato con tutte le loro forze, ma non è andata come ci si aspettava. Abbiamo fatto tre camp, due in Costarica e uno a El Salvador e alla fine hanno scelto altri 2 nomi. Le Olimpiadi sono un sogno per qualsiasi sportivo, chi fa sport ad alto livello vuole esserci, l’Italia assente è una sconfitta, ma che fa parte della competizione sportiva. So quanto è difficile qualificarsi».

Roberto D'Amico campione di Surf
Roberto D'Amico cavalca l'onda

Per non perdere però i benefici della vetrina olimpica, il surf italiano si deve dare una mossa: un consiglio D’Amico? “Io sono cresciuto imparando sulle onde dei traghetti a Ladispoli, ma soprattutto facendo gare in Italia, tante gare. Andare a competere con i grandi come Nicola Bresciani e Paolo D’Angelo è stata un’occasione enorme, erano un’ispirazione per me e oggi non avere un vero e proprio tour di gare è un danno per la nuova generazione. Per i giovani è importante scontrarsi con i più forti per crescere».

Roberto D'Amico con la sua Tavola da Surf

Robertino intanto è cresciuto, oggi ha 28 anni e ha trovato la sua strada, mentre la passione per l’ambiente è sfociata in un impegno ormai istituzionale: il “Roby Clean Up”, giunto alla terza edizione e svoltosi a Ladispoli domenica 20 giugno scorso, in coincidenza con l‘International Surfing Day. L’appuntamento era sulla spiaggia di Ladispoli, quella di casa per D’Amico, per un’operazione di pulizia, fuori e dentro l’acqua. «Sono cresciuto con la passione, trasmessa da papà Umberto, per tutto quello che è mare e acqua. Mi ha sempre fatto notare quando le persone lasciavano la sporcizia in giro e il suo carattere duro lo ha portato più volte a scontrarsi con alcuni di loro. Io ho iniziato a fare i primi “clean up” 10 anni fa, poi nel 2019 ho avuto l’idea di fare una “call to action”.

Pulizia delle spiagge
Raccolta rifiuti dalle spiagge

Quando arrivano le mareggiate sulle spiagge si depositano troppi rifiuti e allora ho pensato che sarebbe stato utile annunciare, tramite i social, che il tale giorno a una certa ora sarei andato in spiaggia a pulire e chi voleva si sarebbe potuto unire. All’inizio arrivavano un paio di persone, ora ne vengono almeno un centinaio , quindi ho deciso di dare un nome a questa attività, che nel frattempo è diventata un’associazione con la quale stiamo progettando la realizzazione di un tour in tutta Italia». Far passare il messaggio non è stato semplice: «Quando gli altri ti vedono in giro per la spiaggia con un sacco a raccogliere rifiuti e ti prendono per pazzo… Devo dire però che i social in questo ci danno una mano perché con il tempo la gente sta aprendo gli occhi. Oltretutto, è un’attività che ti fa stare bene».

Roberto D'amico impegnato nella pulizia delle spiagge

Ma perché l’uomo si ostina a non vedere i danni ormai gravissimi che infligge al pianeta? «Non c’è prevenzione. E finché non soffri, non perdi una casa, finché il problema non ti tocca in prima persona, pensi che non ti riguardi. In realtà riguarda tutti, ormai. Un esempio? Vedo nei film o in alcuni video che passa come normale il concetto di gettare a terra una sigaretta… beh non è normale! Il mio obiettivo è far uscire questo messaggio fuori dal mio mondo: tutte le persone che conosco amano il mare e rispettano la natura, quindi dobbiamo andare a toccare il cuore di chi ancora si deve innamorare di questo mondo. Vedo che le persone proprio non si rendono conto di quello che sta accadendo, probabilmente le situazioni vanno vissute per essere comprese: quando vai scavare sotto un sasso e trovi dei rifiuti o fai un giro sott’acqua e vedi detriti di plastica invece dei pesci, quando vedi il fondale marino morto allora resti veramente scioccato dalla realtà dei fatti. Io sono certo che con queste iniziative si possano sensibilizzare sempre più persone e guidarle verso i passi futuri. A quel punto diventerà normale per chiunque fermarsi a raccogliere una bottiglietta di plastica da terra o dalla spiaggia, fino a quando tutti comprenderanno che la cosa migliore per tutti sarà non buttarcela!».

Roberto D'Amico durante la raccolta dei rifiuti nelle spiagge

Scopriamo oggi che Roberto D’amico ha due sogni: «Aprire gli occhi alle persone continuando a seguire uno stile di vita che mi fa star bene, perché l’acqua è innanzitutto benessere. E poi tornare a competere per l’Italia e riprovarci per le prossime Olimpiadi di Parigi 2024: non essere riuscito a farcela per Tokyo mi ha fatto venire una fame che non avete idea…».

Ho iniziato ad appassionarmi di sport dalla nascita e da 20 anni sono collaboratore della Gazzetta dello Sport. Ho seguito tantissime discipline: principalmente rugby (corrispondente in 3 edizioni dei Mondiali in Francia, Nuova Zelanda e Inghilterra e tutti i Sei Nazioni dal primo del 2000), poi fra gli altri equitazione, taekwondo, surf, atletica leggera e ovviamente anche nuoto. I miei risultati sportivi di maggior rilievo? Ultimo nelle batterie dei 50 stile libero al memorial Boscaini del 1985 e medaglia di bronzo al Settecolli 2019 nei 50 stile dei giornalisti!

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