Viaggiare tra gli oceani dentro una gocciolina d’acqua

di Manuel Gavini

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utti i giorni abbiamo a che fare con una qualsiasi forma acquatica, elemento essenziale della vita, di cui parliamo, scriviamo, interagiamo e talvolta…simuliamo.

Un gruppo di scienziati, infatti, ha provato a immaginare virtualmente il tour che compie ogni singola particella d’acqua per circumnavigare il pianeta, in termini quantitativi e qualitativi.

Un’indagine estremamente interessante, connessa ai racconti relativi alla scoperta del quinto oceano e all’etimologia da cui traggono il nome gli altri quattro. Peraltro, a quest’ultimo proposito, è possibile aggiornare l’informazione secondo cui l’Atlantico settentrionale sta diventando più fresco e meno salato man mano che accelera lo scioglimento dei ghiacciai della Groenlandia, processo che si ritiene possa innescare cambiamenti meteorologici estremi in tutto il pianeta.

Cominciando dalla fredda analisi quantitativa, gli oceanografi hanno stimato che per girare tutti gli oceani del mondo e tornare idealmente al punto di partenza, nelle acque d’origine, una gocciolina d’acqua impiega un lunghissimo periodo di tempo compreso tra i 300 e i 2.800 anni. C’è voluta la bellezza di oltre un miliardo di dati e informazioni, raccolti in un quarto di secolo da satelliti e boe galleggianti, e ciononostante la forbice stimata resta ancora molto ampia, svariando da centinaia a migliaia di anni.

In particolare, prendendo in esame un lavoro pubblicato sulla rivista accademica Science Advances, pubblicazione statunitense che si è concentrata sull’Oceano Atlantico, è stato rivelato che una componente fondamentale della circolazione, la Corrente del Golfo, moderante le temperature tra l’equatore e i poli, potrebbe essere più vulnerabile di quanto si è finora ritenuto. Anche in questo caso le ricadute ambientali sarebbero critiche e interesserebbero tutto il pianeta, seppur con effetti ancora difficilmente valutabili.

Si tratta – come riporta Focus – del primo studio di questo genere: prima di Louise Rousselet e Paola Cessi (Scripps Institution of Oceanography, USA) e Gael Forget (MIT, Dipartimento di Scienze della Terra) mai nessuno aveva affrontato la questione dei percorsi dell’acqua tra gli oceani, analizzando una così grande mole di elaborati grazie a un potente modello della circolazione oceanica, l’Estimating the Circulation and Climate of the Ocean (ECCO), gestito da un consorzio di istituzioni americane che fa capo alla NASA. ECCO ha avuto il merito di unire e incrociare le informazioni raccolte, esattamente come si è soliti fare con i dati atmosferici per le previsioni meteorologiche.

In quella che a tutti gli effetti è stata la simulazione globale di un viaggio tra gli oceani all’interno delle 65mila particelle d’acqua esaminate, i ricercatori hanno seguito il percorso dal punto d’origine – individuato nella Corrente del Golfo – procedendo verso nord e notando come le goccioline diventino sempre più pesanti man mano che si raffreddano, fino ad inabissarsi e mettere in moto un flusso denso che, dalle profondità, tende a risalire e a muoversi verso l’equatore. Questa complessa circolazione finisce con l’influenzare il tempo meteorologico, ossia quell’insieme di fenomeni che hanno luogo nell’atmosfera terrestre in un dato istante.

Concludendo anche l’analisi qualitativa, si nota che durante il lungo percorso le proprietà dell’acqua hanno subito trasformazioni che, a loro volta, hanno influenzato tanto la velocità delle particelle, quanto la loro temperatura e salinità, facendo dedurre agli scienziati, tra le varie conclusioni, che la Corrente del Golfo funge da condotto attraverso cui il sale viene pompato nell’Atlantico. La durata del viaggio, andata e ritorno, è stata stimata con le marcate differenze di anni sopracitate in quanto alcune particelle hanno viaggiato a profondità maggiori rispetto ad altre (alcune addirittura per un migliaio di anni soltanto negli abissi più profondi dell’Oceano Pacifico), senza contare eccezionali deviazioni. «Quelle particelle hanno fatto il grand tour degli oceani del mondo – ha commentato Rousselet, paragonando la simulazione a una gara motoristica – visitando quasi tutti i bacini a diverse profondità prima di completare il giro».

Mi chiamo Manuel, ho 33 anni e osservo da sempre con interesse ogni forma acquatica generosamente offerta dalla natura. Laureato con lode in Relazioni Internazionali nel 2012, dal gennaio successivo sono iscritto all’Ordine dei Giornalisti. Il mio hobby preferito è viaggiare, ovunque, ma quando devo scegliere tra mare e montagna non ho dubbi: il richiamo dell’acqua è troppo forte! In questa foto mi trovo a Capri, durante la mia ultima vacanza "on the blue", immerso nell’inestimabile panorama con vista Faraglioni.

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Nasce il nuovo progetto di comunicazione che unisce sotto un’unica piattaforma online gli appassionati del mondo dell’acqua declinato in tutte le sue forme.

 

La parola acqua deriva dal latino “aqua”, che a sua volta ha una radice indoeuropea, la stessa della parola onda, che passando dal greco diventa “unda” in latino.

Acqua e onda: ovvero identica radice linguistica per due elementi che non possono esistere l’uno senza l’altro. 

 

Le onde sono un movimento perpetuo, sono il fluido che rappresenta l’impulso positivo al cambiamento.

 

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