Gli Oceani del Pianeta diventano cinque: nasce l’Oceano Antartico

di Redazione

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a notizia – diffusa lo scorso 8 giugno, proprio in occasione della Giornata mondiale degli oceani – è di quelle che fanno rumore, poiché stravolge uno dei capisaldi apparentemente eterni del pianeta, che accompagnano noi tutti sin dalle scuole elementari durante le ore di geografia: la Terra è sferica, schiacciata ai poli e rigonfia all’equatore, i continenti sono sette e gli oceani…cinque.

Cinque? Già: possiamo ormai aggiornare la conformazione del globo, mutando una conoscenza che sembrava intoccabile da oltre un secolo – era dal 1915 che le mappe planetarie dei mari non venivano modificate – e che fino a pochi giorni fa vedeva solo quattro complessi d’acqua salata a dividersi il 70% circa dell’intera superficie terrestre.

Infatti, come riportato da un recente articolo reso noto da National Geographic dopo anni di ricerche, studi e dibattiti caratterizzati da opinioni contrastanti, uno tra i più accreditati gruppi di cartografi ha sancito l’esistenza di un quinto oceano che circonda completamente l’Antartide fino al 60° parallelo di latitudine sud, escludendo Drake Passage e il Mare di Scotia.

Iceberg - Quinto Oceano (Antartide)
Quinto Oceano - Antartide, 60°parallelo di latitudine sud
Southern Ocean (Oceano Antartico)

Si tratta del Southern Ocean, anche se attorno alla nuova definizione – in attesa del formale riconoscimento a livello internazionale – non vi è ancora un consenso unanime, visto che altri studiosi l’hanno ribattezzato Oceano Meridionale, Oceano Australe o, più comunemente, Oceano Antartico.

Iceberg - Quinto Oceano (Antartide)

Con una profondità compresa tra i quattro e i cinque chilometri, una temperatura variabile dai 10°C ai -2°C e un’area che si estende per quasi ventuno milioni di chilometri quadrati – compresi i mari antartici periferici, su cui si affacciano diciottomila chilometri di coste –, l’estensione marina che circonda l’Antartide è meritevole di una denominazione specificamente dedicata, che va ad aggiungersi agli oceani Pacifico (il più esteso in assoluto), Atlantico, Indiano e Artico.

La decisione è arrivata dopo verifiche finalmente inconfutabili, che hanno confermato come la forte corrente che circonda l’Antartide sospinga acque peculiari con caratteristiche uniche e ben distinguibili, tanto da valergli un proprio nome. Si rinviene qui la prima fondamentale distinzione rispetto agli altri oceani: mentre i quattro “storici” sono delimitati dalle linee di costa dei continenti che li circondano, l’Oceano Antartico è definito dalla corrente circumpolare antartica (ACC, dall’acronimo inglese Antarctic Circumpolar Current), che secondo le stime si generò 34 milioni di anni fa, quando l’Antartide si separò dal Sudamerica, spostamento che rese possibile il libero flusso dell’acqua sul fondo del pianeta. L’ACC – che trasporta 130 milioni di metri cubi d’acqua al secondo, cento volte di più di tutti i fiumi della Terra messi assieme – ha reso possibile lo sviluppo di ecosistemi marini unici e fragili nel “nuovo” oceano, con migliaia di specie endemiche viventi esclusivamente in quella zona, protette dalla predazione umana e al sicuro dall’impatto dei cambiamenti climatici.

Corrente Circumpolare Antartica
Corrente Circumpolare Antartica

La corrente scorre da ovest a est attorno all’Antartide: al suo interno, l’acqua è più fredda e meno salata rispetto a quella degli oceani più a nord, mentre la fauna muta e diventa caratteristica tra balenottere, foche e pinguini che in tali condizioni ambientali trovano il proprio habitat ideale.

Foche - Fauna del Quinto Oceano

Estendendosi dalla superficie al fondo dell’oceano, essa trasporta più acqua di qualsiasi altra corrente oceanica; veicolata e rifornita dalle correnti degli oceani Atlantico, Pacifico e Indiano, contribuisce a un sistema di circolazione termoalina globale dell’acqua, noto anche come “Grande Nastro Trasportatore”, che riveste un ruolo preminente nella distribuzione del calore in tutto il pianeta. Inoltre, l’acqua più fredda e densa che scende verso il fondale al largo dell’Antartide (il cui ghiaccio che lo ricopre, va ricordato, rappresenta la maggior riserva di acqua dolce del mondo, quasi l’80% del totale) contribuisce anche a sottrarre parte dell’anidride carbonica dall’atmosfera, uno dei principali gas serra, aiutando così ad immagazzinare il carbonio nelle profondità oceaniche.

Pertanto, si può osservare fondatamente come il nuovo oceano abbia un impatto essenziale sulla regolazione del clima terrestre e, al tal proposito, sono in corso studi investigativi per chiarire se ci sia una correlazione tra questa circostanza e la rapida erosione dei ghiacci lungo le coste antartiche. Non a caso, una delle speranze correlate al riconoscimento del quinto oceano è la sensibilizzazione dell’interesse su un tema di assoluta rilevanza come quello dell’emergenza climatica.

Scioglimento ghiacciai

«Parte della mappatura del globo consiste nell’utilizzare nomi e caratteristiche proprie del luogo in questione, di uso comune tra le persone, e tra questi luoghi vi sono gli oceani – ha affermato Alex Tait, geografo di National Geographic –. Vogliamo tenere una traccia aggiornata di come la toponomastica venga utilizzata da chi viaggia, che siano persone comuni o scienziati». Angela Fritz, che si occupa di clima per lo stesso network, ha aggiunto che la nuova denominazione è già in uso tra gli addetti ai lavori, tant’è che «gli oceanografi si rallegreranno della presenza del termine sulle nostre mappe aggiornate».

A onor del vero, già nell’Ottocento, addirittura quando l’Antartide non era ancora stato avvistato ma solo ipotizzato, l’oceanografo Charles Pierre Claret de Fleurieu propose la denominazione – adottata nel 1845 dalla londinese Royal Geographical Society – di “Oceano Glaciale Antartico”, per indicare le zone meridionali dei tre maggiori oceani (Pacifico, Atlantico e Indiano) a sud del circolo polare antartico. Nel XX secolo, molti Paesi identificarono “ufficiosamente” per anni l’oceano Antartico nei loro documenti cartografici, dal momento che l’International Hydrographic Bureau (IHB), un organismo intergovernativo creato allo scopo di definire le risorse d’acqua del pianeta, lo aveva ufficialmente riconosciuto tra le proprie linee guida nel 1937, salvo abrogarne il nome nel 1953 a causa delle forti controversie (persistenti fino a qualche giorno fa) e con l’avallo di altre entità internazionali, quale il Gruppo di esperti sui nomi geografici delle Nazioni Unite. Tuttavia, negli Stati Uniti, il Board on Geographic Names (BGN) riprese dal 1999 la definizione di Southern Ocean e, dallo scorso febbraio, l’agenzia statunitense National Office of Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), che si occupa di oceani, meteorologia e clima, ha riconosciuto la sua diversità dal resto degli oceani.

In attesa di nuove scoperte future, l’esploratore e ambientalista francese Jean-Louis Etienne ha recentemente annunciato la progettazione, da ultimare entro il 2024, di un laboratorio galleggiante – denominato Polar Pod – che, fluttuando a pelo d’acqua a bassa velocità, consentirà di raccogliere preziose informazioni per approfondire le indagini sull’Oceano Antartico. Allo stesso scopo è finalizzato il progetto Southern Ocean Carbon and Climate Observations and Modeling (SOCCOM) della Princeton University, che ha inviato nell’oceano del Sud duecento robot galleggianti dotati di sensori per misurarne la salinità, i livelli di ossigeno, la clorofilla e tutti quei dati ambientali che potranno offrire ulteriori elementi di studio.

Mi chiamo Manuel, ho 33 anni e osservo da sempre con interesse ogni forma acquatica generosamente offerta dalla natura. Laureato con lode in Relazioni Internazionali nel 2012, dal gennaio successivo sono iscritto all’Ordine dei Giornalisti. Il mio hobby preferito è viaggiare, ovunque, ma quando devo scegliere tra mare e montagna non ho dubbi: il richiamo dell’acqua è troppo forte! In questa foto mi trovo a Capri, durante la mia ultima vacanza "on the blue", immerso nell’inestimabile panorama con vista Faraglioni.

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