di Ludovica De Fazio
vviato in Arabia Saudita, il “Red Sea Project” conta di trasformare 90 isolette del Mar Rosso in un complesso lussuoso di oltre 50 resort extralusso con circa 8000 camere d’albergo e 1300 proprietà residenziali.
La Red Sea Development Company ha stanziato un budget per un investimento di oltre 4 miliardi di euro per ottenere entro 2040 un sito, che include isole, spiagge, montagne e siti archeologici, con impatto positivo di almeno il 30% e ospitare facoltosi turisti già a partire dal prossimo 2022, al termine dei primi quattro resort di Shurayrah.
L’Arabia Saudita, che solo recentemente ha riaperto alla concessione dei visti turistici, dopo lo stop dei corridoi turistici a causa della pandemia da Covid.19, si prefigge come obiettivo quello di attrarre sempre più visitatori e diventare una meta turistica tra le più ambite al mondo con il suo nuovo ed ecosostenibile “Red Sea Project”, un progetto avviato nel 2019 che potrà essere operativo con le prime strutture per la fine del 2022, mentre il progetto nel suo insieme terminerà per il 2040.
I visitatori potranno immergersi nel mare con la barriera corallina più grande al mondo, che ospita anche specie in via d’estinzione. I monti Hijaz e il Mar Rosso offrono infatti un’abbondanza di flora e fauna, con esemplari come dugonghi e rare specie di coralli, e proprio per questo il 75% delle isole rimarrà incontaminato, in quanto il progetto è stato sviluppato per conservare al meglio questi habitat e chi li popola.
La regione è attraversata da rotte commerciali che risalgono alla civiltà nabatea, che riflettono la storia della regione come parte della Via dell’Incenso e della Via delle Spezie marittime. Il sito è degno di nota anche per la sua posizione sulla via di pellegrinaggio dall’Egitto alle città sante di Mecca e Medina.
La città nabatea di Mada’in Saleh, patrimonio mondiale dell’UNESCO, si trova nelle immediate vicinanze del Red Sea Project, in una posizione ideale per affascinati escursionisti.
Oltre l’evidente bellezza naturale che questa meta offre, il progetto vanta di un solido proposito, quello di mitigare le emissioni di carbonio, ridurre i rifiuti e ridurre l’inquinamento luminoso e acustico con l’obiettivo di mantenere la destinazione ad un livello di biodiversità equivalente ad un’aerea marina protetta
Norman Foster, uno degli architetti del progetto, costruirà i primi 11 resort dal nome evocativo “Coral Bloom“ ovvero “fioritura di corallo”, come richiamo ed omaggio alla specie marina più rappresentativa della zona. Il suo collega giapponese Kengo Suma, invece, si occuperà della costruzione di 100 ville, due ristoranti, un centro termale e un padiglione per sport acquatici. «Il nostro approccio progettuale per le ville in mare aperto si ispira alla ricca varietà di coralli presenti nel sito e al desiderio di creare un’architettura che si integri con l’ambiente oceanico. Tutto ciò lo esprimeremo attraverso un articolato volume a spirale che emerge con grazia dal mare» spiega Suma.
Il resort, per diventare globalmente accessibile, sarà completato alla fine del 2022 da un aeroporto dedicato, la cui progettazione è stata affidata allo studio Foster&Partners, al quale si arriverà in poche ore di volo dalle principali destinazioni del mondo, mentre per il 2030 il servizio includerà una rete stradale, un campo da golf e un porto turistico.
Il Red Sea Project è stato creato e concepito come una destinazione turistica di lusso unica, che abbraccerà natura, cultura e avventura, stabilendo nuovi standard nello sviluppo sostenibile e posizionando l’Arabia Saudita sulla mappa definitiva del turismo globale.
Parte integrante del Red Sea Project è l’Hotel progettato dallo studio Killa Design, sull’isola di disabitata Sheybarah in Arabia Saudita, a 45 minuti di barca dalla terraferma, un resort iper-lusso con 73 armoniose ville sferiche realizzate in acciaio lucido che emergono dalla superficie dell’acqua riflettendo i colori dell’acqua e del cielo. L’intero sito è alimentato da un parco solare centralizzato e l’acqua dolce viene fornita da un impianto di desalinizzazione a energia solare.
L’ambiente circostante è molto vario con fitte mangrovie, flora desertica, spiagge di dune di sabbia bianca, pianure coralline ed erba marina, e alcune delle barriere coralline più belle e incontaminate del mondo che ospitano molte specie di uccelli, pesci e altri animali marini. L’obiettivo principale del progetto è stato quello di preservare e migliorare la biodiversità e l’habitat circostante, offrendo al contempo un’esperienza di lusso che potesse attirare visitatori da tutto il mondo, al fine di rinominare l’Arabia Saudita come destinazione di eco-turismo marino di alto livello.
Sono una studentessa di chimica farmaceutica, che tra una formula e l’altra, si dedica allo sport, in particolar modo a quello in acqua, luogo che mi appartiene da quando sono piccola e in cui mi sento libera e spensierata. Mi diverto a scrivere, leggere, viaggiare e conoscere posti e sensazioni nuove ogni giorno, per migliorarmi e per apportare sempre un qualcosa in più in tutto quello che faccio. Il mio motto è “Ad maiora” e non a caso vivo e studio nella città dove tutto è più grande e maestoso, Roma
Nasce il nuovo progetto di comunicazione che unisce sotto un’unica piattaforma online gli appassionati del mondo dell’acqua declinato in tutte le sue forme.
La parola acqua deriva dal latino “aqua”, che a sua volta ha una radice indoeuropea, la stessa della parola onda, che passando dal greco diventa “unda” in latino.
Acqua e onda: ovvero identica radice linguistica per due elementi che non possono esistere l’uno senza l’altro.
Le onde sono un movimento perpetuo, sono il fluido che rappresenta l’impulso positivo al cambiamento.
Da qui nasce l’avventura di “On the Blue”: che ogni giorno vi condurrà in un viaggio in compagnia di chi questo elemento lo vive e lo ha vissuto.
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