Il valore simbolico dell’acqua

di Redazione

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acqua rappresenta primariamente l’essenza della vita, fonte e origine di ogni forma animata, ma in occasione della Pasqua assume soprattutto il significato di purificazione e rinascita, trovandosi legata per contrasto anche alla morte.

Il suo potente valore simbolico è amplissimo e trasversale, a seconda che sia riferito a una diversa religione o mitologia, ma il minimo comun denominatore resta sempre lo stesso: un elemento sacro che accoglie accezioni spesso comuni, capaci di legare anche culture e fedi apparentemente lontane tra loro. È dunque interessante scoprire con che modalità e in quale misura il simbolismo dell’acqua sia protagonista della spiritualità interiore dei vari popoli nelle principali religioni del mondo.

Nel credo a noi più vicino, il Cristianesimo, l’acqua riveste un ruolo centrale per associazione alla fonte battesimale, primo fondamentale sacramento. Oltre alla nascita è simboleggiata la purificazione, come dimostra il parroco che benedice le case dei suoi parrocchiani o la pratica (pre-Covid) di farsi il segno della croce all’ingresso in chiesa attingendo con le dita dall’acquasantiera.

Nella Bibbia e nei Vangeli l’acqua è protagonista di molti passi fondamentali: dal diluvio che Noé affronta con la sua arca all’esodo degli ebrei, quando il Signore apre le acque del Mar Rosso per salvare il popolo dalla persecuzione egizia. Non vanno poi dimenticati i miracoli legati all’acqua nella vita di Gesù, come la trasformazione in vino durante le nozze di Cana, la camminata sul lago di Tiberiade, la moltiplicazione dei pani e dei pesci e la pesca miracolosa.

Anche nell’Ebraismo l’acqua riveste un ruolo essenziale, essendo protagonista delle purificatorie abluzioni rituali indicate dalla halakhah, la “legge ebraica”: si tratta della tevilah, un’immersione completa del corpo in “acqua viva” – sia usando una corrente naturale che una mikveh, costruita in modo che riceva direttamente una fonte naturale, come una sorgente – e del lavaggio delle mani che, accompagnato sempre da una benedizione, va compiuto con una caraffa al risveglio mattutino, prima di pregare, di dormire e (il più importante, chiamato netilat yadayim) di mangiare il pane.

Nell’Islamismo l’acqua è un elemento di creazione dalla forza benefattrice, simbolo della misericordia di Allah e della sua potenza divina. In diversi passi del Corano è presente nelle vesti di un’oasi, un fiume sacro o un pozzo e la sua imprescindibilità è ribadita nella sura XXIV, che recita testualmente: «Dio ha creato tutti gli esseri viventi a partire dall’acqua». Il prezioso bene, così com’è definito nella cultura araba, si manifesta anche in diverse moschee che presentano una vasca destinata alle abluzioni rituali, collocata di solito nel cortile per consentire ai fedeli di purificarsi prima di entrare.

Nella dottrina buddista l’acqua è emblema di tranquillità e limpidezza. Del resto, è sufficiente notare che rappresenta l’elemento celebrato durante il Capodanno, non a caso chiamato “festa dell’acqua”, per comprendere la sua centralità nel pensiero filosofico-religioso orientale. In questa occasione, oltre a ingaggiare una divertente battaglia d’acqua – nel duplice auspicio di piogge abbondanti per la semina del riso e di lavaggio simbolico dalle impurità accumulate durante l’anno che volge al termine – vengono donate ai più anziani ciotole di acqua fresca, alla stessa stregua di quelle offerte quotidianamente alle statue di Buddha. Lo scorrere fluido dell’acqua è infatti considerato un eccezionale strumento per la meditazione.

Il legame del Giappone con l’acqua è da sempre molto forte, tanto per la natura geografica di terra insulare quanto per l’attenzione alla pulizia e all’igiene personale, considerati perni della sua antica pratica religiosa. Nei rituali purificatori dello Shintoismo è dunque previsto il misogi, un bagno nell’acqua gelata che depura il corpo da peccati, malasorte e contaminazioni, da convertire in fortuna e tranquillità mentale. Tale pratica è spesso portata a termine lungo cascate e sorgenti, considerati luoghi sacri più di mari e fiumi, motivo per cui le terme sono molto frequentate e riconosciute come spazi di enorme benessere fisico e psicologico.

Infine, l’acqua assume un valore sacro nell’Induismo, essendo un elemento associato al dio Vishnu, che detiene il dharma (la legge) e viene chiamato Narayana, “abitante delle acque”. È per questo motivo che i templi vengono spesso edificati a ridosso dei fiumi: in primis il Gange, il principale corso d’acqua indiano per estensione e importanza, in cui i fedeli si immergono per lavare via i peccati, vedendo azzerate in quel contesto le distinzioni di casta. Tra le usanze rituali più diffuse spiccano il sandhyopasana, preghiera quotidiana in cui si recitano mantra dedicati all’acqua, e il purna kumbha, che consiste nel riempire una brocca con acqua, foglie di mango e cocco da offrire al dio della pioggia Varuna, in nome della fertilità e del nutrimento della terra.

Ecco il team di “On The Blue”: Carolina, Cinzia, Consuelo, Costanza, Fabrizio, Francesca, Katia, Lorenzo, Lucio, Martina, Manuel, Pino, Roberto e Stefano. Ogni giorno vi raccontiamo l'acqua in ogni sua forma e declinazione, attraverso esperienze e racconti delle donne e degli uomini che seguendo il flusso delle onde andremo a incontrare, o ci verranno incontro.

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La parola acqua deriva dal latino “aqua”, che a sua volta ha una radice indoeuropea, la stessa della parola onda, che passando dal greco diventa “unda” in latino.

Acqua e onda: ovvero identica radice linguistica per due elementi che non possono esistere l’uno senza l’altro. 

 

Le onde sono un movimento perpetuo, sono il fluido che rappresenta l’impulso positivo al cambiamento.

 

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