Daniele Cassioli: «Stare sopra l’acqua con gli sci fa sparire la disabilità»

di Carolina Saporiti

E'

il più grande sciatore nautico paralimpico, ha conquistato 25 titoli mondiali, 25 titoli europei e 41 titoli italiani, è cieco dalla nascita, è originario della provincia di Varese, ma nato a Roma nel 1986, ha una laurea in Fisioterapia, è membro del Consiglio nazionale del Comitato Italiano Paralimpico ed è in prima linea con la propria Onlus per aiutare i bambini non vedenti. Ed è autoironico… ah e ha anche pubblicato un libro.

Raccontare chi è Daniele Cassioli è facilissimo e difficilissimo allo stesso tempo. Facile perché fa così tante cose, che le righe si riempiono da sole, difficile perché dimenticarsi di qualcosa, talmente tante sono le cose che fa, è davvero un attimo.

Classe 1986, cresciuto a Gallarate – in provincia di Varese – Daniele Cassioli ha un legame strettissimo con l’acqua. E proprio da qui, da questo elemento, siamo partiti per conoscerlo meglio.

Partiamo dalla tua storia, ma anche dal tuo presente. Come ti sei avvicinato allo sci nautico?

Lo sci nautico è stato per me un ripiego all’inizio. Sognavo di giocare a calcio come tutti i bambini della mia età, ma mi sono dovuto scontrare con la realtà: un bambino cieco non può giocare in una vera squadra. Allora insieme ai miei genitori ho cercato qualcos’altro che potesse riempire il vuoto lasciato dal calcio. Ho iniziato sulla neve con il Gruppo Verbanese Sciatori Ciechi ed è lì che ho cominciato a capire quanto mi piacesse essere libero di muovermi, in contatto con la guida solamente via radio. È a questo punto che una persona mi ha proposto lo sci nautico ed è stato amore a prima vista!

Cosa hai imparato stando nell’acqua per tanto tempo?

Quando sei dentro l’acqua sei protetto, questo me l’ha insegnato il nuoto. Nell’acqua non ci sono ostacoli, quando sei immerso non rischi di cadere e sei protetto dal liquido. Non è un caso che nella pancia della mamma siamo proprio immersi in un liquido che ci protegge da urti e sollecitazioni.

Stare sopra l’acqua con gli sci, invece, fa sparire la disabilità: spesso è più facile fare slalom sull’acqua che passeggiare in città. Mentre scio l’unico ostacolo sono io stesso perché se cado è perché ho sbagliato qualcosa. In città gli ostacoli sono tantissimi: le auto parcheggiate sul marciapiede, lavori in corso perenni, oppure le cacche dei cani: è vero che porta fortuna pestarne qualcuna ma certe seccature, mentre scio, non accadono.

Cosa pensi che l’acqua possa insegnare a tutti, indipendentemente che si svolga uno sport a contatto con essa?

L’acqua è pace, protezione e risorsa vitale per tutti noi. Se non la si rispetta l’acqua può inondare, travolgere e annientare. Come tante cose nella vita, l’acqua può essere una risorsa o un grande ostacolo, tutto dipende dal rispetto che ognuno di noi nel rapportarsi con essa.

In un’intervista hai detto che il tempo ti ha insegnato che vedendoci non è detto che la tua vita sarebbe stata più felice. Da dove arriva la felicità?

La felicità nasce dentro di noi. Spesso ci capita di pensare che la felicità sia esterna, che sia qualcosa da raggiungere o da tenere in mano. Invece la felicità è uno stato d’animo e come tale si genera grazie a ciò che pensiamo e che poi siamo portati a fare. Non sono le cose, le situazioni o le persone a renderci felici, siamo noi che decidiamo più o meno consapevolmente, di essere felici e possiamo scegliere di esserlo anche di fronte a situazioni dolorose o complicate.

Qual è stata la vittoria più bella? E perché?

Le vittorie sono tutte belle, è difficile stabilire un podio. Posso dire che le vittorie in Italia o quelle appena dopo un infortunio hanno un sapore speciale. In generale quando ti impegni e scegli di sacrificarti per provare a vincere una gara importante la gioia è sempre assicurata.

Sei impegnato con la tua onlus Real Eyes Sport a insegnare l’importanza dello sport ad altri bambini non vedenti. Cosa gli dici quando li vedi per la prima volta?

In realtà non dico niente perché non li vedo! Scherzi a parte, non c’è molto da dire, c’è piuttosto tanto da fare e io cerco di trasmettere ai bimbi e ai loro genitori la spensieratezza che spesso tra terapie, impegni scolastici e medici si perde. Un sorriso e una giornata leggera curano molto di più di tante altre cose.

Che progetti hai in programma?

Come atleta continuo ad allenarmi. Personalmente poi ho il grande desiderio di far crescere ancora di più Real Eyes Sport e generare una nuova cultura sportiva nel mondo della disabilità visiva. Non è ammissibile che nel 2022 un bambino di 6 anni, anche se cieco, non faccia alcun tipo di attività motoria, ludica o sportiva.

Laureata in Lettere Moderne, sono giornalista professionista dal 2011 e vivo a Venezia. Collaboro con diverse testate online e offline. Mi piace scrivere di cose belle e buone: viaggi, cibo&vino, cultura e ambiente. Amo camminare, in spiaggia o nei boschi. Sono curiosa, leggo e prendo sempre appunti.

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