

di Manuel Gavini
pesso criticato per le conseguenze in alcuni casi devastanti a livello ambientale, il progresso tecnologico non può che essere esaltato quando porta a innovazioni utili alla collettività, ancor di più se sostenibili.
L’ultima scoperta arriva dal Cile, dove l’inventore Henry Glogau ha ideato una soluzione che potrebbe rappresentare una vera e propria svolta per l’intero pianeta – soprattutto per i Paesi economicamente meno sviluppati – qualora la sua efficacia dovesse essere confermata anche oltre i confini sudamericani. La notizia in questione racconta di un progetto inimmaginabile fino a pochi mesi fa: un lampadario in grado di produrre gratuitamente acqua potabile ed elettricità per illuminare gli ambienti interni.
È questa, infatti, la funzione multipla del Solar Desalination Skylight, il lucernario realizzato dall’architetto neozelandese e sviluppato nel Paese andino in collaborazione con l’ONG Techo, capace meglio di qualunque altra di rilevare i bisogni reali e le sfide da affrontare quotidianamente nella zona.
Il progetto, che si candida a soluzione ideale per le troppe aree del globo ancora prive di fornitura energetica e acqua, è stato concepito per utilizzare l’energia del sole e il mare: con la prima il dispositivo consente di illuminare naturalmente le abitazioni, con il secondo di convertire l’acqua salata in acqua potabile, permettendo una purificazione media di 440 millilitri al giorno. Il sale residuo dopo il processo di desalinizzazione solare viene sfruttato per un ulteriore fine, ossia la generazione di elettricità per alimentare nelle ore notturne, a chiusura di un circolo virtuosissimo, la luce naturale diffusa.
Glogau ha già provveduto a installare informalmente il dissalatore a energia solare tra le case della città portuale di Antofagasta e nell’insediamento di Nueva Esperanza, in Mejillones, il cui Megapuerto marittimo è destinato a diventare il più grande di tutto il Cile entro il 2030. In tal modo è riuscito a fornire servizi essenziali a basso costo nelle baraccopoli situate lungo il mare. Il suo obiettivo, tuttavia, è quello di “esportare il prodotto” il prima possibile nel resto del mondo, universalizzando l’innovativa risposta, attualmente carente, alla richiesta di servizi sempre impellente che giunge da ogni angolo vulnerabile della Terra.
Un’iniziativa nata dalla necessità di invertire il trend di alcuni dati che destano forti preoccupazioni: attualmente, infatti, sono più di un miliardo le persone che vivono all’interno di comunità nate in insediamenti informali e si prevede che, entro metà secolo, questa cifra raggiungerà i 3 miliardi.
«Muovendo da un approccio olistico ed esplorando il potenziale dell’ambiente, considerato che il Cile è un Paese costiero che si affaccia sull’Oceano Pacifico, abbiamo pensato di usare l’acqua del mare e l’energia del sole, due elementi facilmente reperibili e naturalmente molto abbondanti – ha spiegato Glogau –. È fondamentale per il futuro prevedere sistemi low tech che usino l’ambiente a nostro vantaggio, per produrre risorse vitali attraverso metodi alternativi. Nel Paese sudamericano oltre 110mila persone vivono in queste condizioni, senza acqua pulita, luce, elettricità e accesso ai servizi igienici, mentre nel mondo sono circa 2,2 miliardi coloro che non hanno accesso all’acqua potabile. Questi dati hanno rappresentato per me una grande motivazione».
La geniale invenzione ha meritatamente consentito all’architetto neozelandese, laureato alla Royal Danish Academy di Copenhagen, di entrare tra i finalisti dell’annuale Lexus Design Award, concorso internazionale lanciato dal 2013 per sostenere le generazioni di creatori. Vero è che ingredienti e strumenti di cui l’uomo ha bisogno sono generosamente offerti dalla natura, ma è altrettanto necessario, talvolta, possedere occhi da visionari per vedere “oltre” e in anticipo, concretizzando soluzioni potenzialmente determinanti a livello di impatto sociale senza che l’ambiente ne esca compromesso.
Per il momento è una parte del Cile a tenere accesa (è proprio il caso di dirlo!) la fiammella della speranza, ma presto, grazie al lavoro di Glogau, altri Paesi arretrati potrebbero veder realizzato il proprio diritto – purtroppo, ancora nel 2022, non sempre scontato – a servizi essenziali come luce, elettricità e acqua potabile.
Mi chiamo Manuel, ho 33 anni e osservo da sempre con interesse ogni forma acquatica generosamente offerta dalla natura. Laureato con lode in Relazioni Internazionali nel 2012, dal gennaio successivo sono iscritto all’Ordine dei Giornalisti. Il mio hobby preferito è viaggiare, ovunque, ma quando devo scegliere tra mare e montagna non ho dubbi: il richiamo dell’acqua è troppo forte! In questa foto mi trovo a Capri, durante la mia ultima vacanza "on the blue", immerso nell’inestimabile panorama con vista Faraglioni.
Nasce il nuovo progetto di comunicazione che unisce sotto un’unica piattaforma online gli appassionati del mondo dell’acqua declinato in tutte le sue forme.
La parola acqua deriva dal latino “aqua”, che a sua volta ha una radice indoeuropea, la stessa della parola onda, che passando dal greco diventa “unda” in latino.
Acqua e onda: ovvero identica radice linguistica per due elementi che non possono esistere l’uno senza l’altro.
Le onde sono un movimento perpetuo, sono il fluido che rappresenta l’impulso positivo al cambiamento.
Da qui nasce l’avventura di “On the Blue”: che ogni giorno vi condurrà in un viaggio in compagnia di chi questo elemento lo vive e lo ha vissuto.
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“ONDE BLU”!!!
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