Bere sostenibile e di gusto con le acque aromatizzate Waterdrop

di Martina Grandori

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e nuove acque dei desideri? Ovviamente aromatizzate, buonissime, fresche, alleate della bellezza e del benessere. Sì perché come già spiegato nell’articolo sulla Dieta dell’Acqua del professor Nicola Sorrentino, bere 2 litri di acqua al giorno accelera il metabolismo e, fra le molte cose, aiuta il fondamentale processo di diuresi, ossia la purificazione del nostro corpo dalle tossine.

Le proposte sul web e sugli scaffali sono molte, le più divertenti, che piacciono anche ai teen, sono quelle formato cubetto aromatizzate alla frutta di Waterdrop. Su Instagram questo nuovo modo di bere giocoso, un po’ pop all’insegna della multisensorialità spopola.

L’acqua trasparente, incolore, insapore, inodore è appannaggio di modelle anni ’90 che fanno running, oggi il dissetarsi è qualcosa di più. Bisogna però stare attenti agli zuccheri nascosti, ai coloranti e all’illusione che queste bevande aromatizzate abbiano un valore di integratore, il che non è corretto.

Waterdrop è di quei prodotti che prende il meglio dalla frutta e dalle piante – in tutto 24 gli ingredienti combinati nelle varie proposte, dall’açai del Brasile al ginseng dell’Asia al baobab dell’Africa – senza aggiungere zucchero e conservanti: si tratta di piccoli e leggerissimi cubetti di estratto naturale pressati in un sottilissimo involucro (per preservarne la freschezza) da sciogliere nella borraccia.

La sostenibilità – la borraccia la si usa all’infinito – del progetto Waterdrop, non è una componente, è una priorità per i tre fondatori, Martin, Christoph ed Henry, che così facendo, abbattono del 97% gli imballaggi e le emissioni di Co2 legate al trasporto, colpevole di molti danni all’ambiente. Diminuire il consumo di plastica – circa 500 miliardi le bottiglie prodotte in un anno, di cui circa la metà destinata al commercio di acqua – è la loro missione.

In Europa ogni anno vengono trasportate più di 100 bottiglie monouso a persona, un totale stimato di 15 milioni di tonnellate di plastica e 8 milioni di tonnellate di CO2. Per fare un tappo di una comune bottiglietta d’acqua da mezzo litro occorrono 10 volte la quantità necessaria a produrre una Waterdrop in PP. Le bottiglie sono in acciaio o in vetro, ma esiste anche una sezione home a corollario con tazze da the, bicchieri, cannucce, caraffe, sottobicchieri, spazzole apposite per lavare la propria Waterdrop o astucci isolanti in neoprene.

Dal 2016 (quando è nata Waterdrop) sono state risparmiate 30 milioni di bottiglie in plastica, per prepararsi la propria borraccia aromatizzata occorre solo acqua potabile, quella del rubinetto va benissimo.

Se si accatastassero tutte le bottiglie di plastica prodotte negli ultimi 10 anni, si creerebbe una torre alta 2.400 metri, la metà del Monte Bianco.

Waterdrop è partner di Plastic Bank e Plastic Positive: per ogni confezione venduta, raccolgono una bottiglia di plastica abbandonata, dando così da lavorare a quelle comunità che vivono nei luoghi remoti del mondo e che con questo sussidio possono migliorare la loro qualità di vita.

Migliorare le condizioni del pianeta è possibile, basta iniziare a bere responsabilmente da bottiglie riutilizzabili.

Sono Martina Grandori, vivo quotidianamente con il senso dell’umorismo e alla ricerca dell’estetica, tento di migliorarmi ogni giorno in nome di una magica evoluzione, nutrendo il mio giardino degli interessi. Adoro scrivere, lo faccio da vent’anni in qualità di giornalista specializzata in lifestyle, prestata poi al mondo dell’ambiente e della sostenibilità. Sono madre di due bambine che hanno rivoluzionato la mia vita in positivo, da sempre vivo nella bellissima Milano, città che adoro perché ha moltissimo da offrire oltre allo smog.

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Nasce il nuovo progetto di comunicazione che unisce sotto un’unica piattaforma online gli appassionati del mondo dell’acqua declinato in tutte le sue forme.

 

La parola acqua deriva dal latino “aqua”, che a sua volta ha una radice indoeuropea, la stessa della parola onda, che passando dal greco diventa “unda” in latino.

Acqua e onda: ovvero identica radice linguistica per due elementi che non possono esistere l’uno senza l’altro. 

 

Le onde sono un movimento perpetuo, sono il fluido che rappresenta l’impulso positivo al cambiamento.

 

Da qui nasce l’avventura di “On the Blue”: che ogni giorno vi condurrà in un viaggio in compagnia di chi questo elemento lo vive e lo ha vissuto.

 

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