Scoperta a Hong Kong la medusa più velenosa al mondo

di Redazione

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a stagione estiva è ormai arrivata e con essa, almeno per coloro che preferiscono il mare alla montagna, le vacanze programmate presso splendide mete costiere immerse in acque limpide. Solitamente, prima di pianificare una partenza si fanno i conti con le ferie disponibili, il budget e il meteo, mentre non sempre ci si sofferma a studiare la fauna locale della destinazione individuata.

Meduse

Recentemente, ad esempio, è stata rinvenuta nelle acque di alcune località balneari del litorale laziale una specie mai rintracciata prima, quella del pesce istrice, considerata tra le più pericolose a contatto con la cute umana. Ebbene, è il caso che restino in guardia anche coloro che nelle prossime settimane intendono superare i confini italiani per raggiungere la costa cinese.

Pesce istrice

Infatti, lungo l’estuario del Fiume delle Perle, nella riserva naturale Mai Po di Hong Kong, nuota quella che gli scienziati hanno recentemente definito la creatura oceanica più velenosa al mondo: si tratta della Tripedalia maipoensis, appartenente alla classe delle cubomeduse, note anche come “vespe di mare”. A individuarla sono stati i ricercatori della Hong Kong Baptist University.

Medusa Tripedalia maipoensis

Imparentata con la cubomedusa australiana, deve il suo nome alla particolare forma superiore a mo’ di campana cubica, da cui partono i tentacoli. Il suo pungiglione, potenzialmente letale, è capace di sprigionare veleno altamente tossico che a stretto giro può causare dolore intenso, vomito, problemi respiratori e shock anafilattici. Nel malaugurato caso di una puntura vanno prontamente chiamati i soccorsi, poiché la tempestività dell’intervento può risultare determinante.

Provvista di ben 24 occhi, la sua estrema pericolosità deriva anche dalla capacità di mimetizzarsi che la rende difficilmente individuabile, essendo trasparente e incolore, ragion per cui ai bagnanti è raccomandata la massima attenzione nei movimenti in acqua – restando preferibilmente nelle zone sorvegliate ed evitando di allontanarsi in mare aperto – o, meglio ancora, la precauzione di indossare indumenti protettivi, come muta e pinne.

Medusa

Gli studi, inoltre, hanno evidenziato quanto la cubomedusa sia agile e veloce, caratteristiche che – associate a un senso dell’orientamento molto spiccato – le consentono di muoversi rapidamente e raggiungere altri mari, ampliando il suo areale di distribuzione oltre confini indefiniti. Una circostanza sufficiente a mettere in allarme anche gli avventori delle coste limitrofe.

Medusa Tripedalia maipoensis

Al di là dell’allerta riconducibile alla sua conclamata pericolosità, la scoperta della Tripedalia maipoensis arricchisce la conoscenza scientifica sulle biodiversità presenti nel mondo oceanico, evidenziando l’importanza di preservare negli ecosistemi marini nuove creature di una specie che, peraltro, si è rivelata a più riprese una valida alleata nella lotta alle microplastiche.

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