di Redazione
l naufragio del Titanic, la cui storia ha segnato un’epoca e ispirato quelle successive, rappresenta da sempre uno degli argomenti più dibattuti in tutto il pianeta. Il mistero del lussuoso transatlantico, che durante il viaggio inaugurale da Southampton a New York entrò in collisione con un iceberg alle ore 23:40 di domenica 14 aprile 1912, affondando al largo canadese di Terranova, sta per essere svelato alla mercé di (non proprio) tutti.
Già, perché l’esplorazione del Titanic, giacente a 3.810 metri di profondità, è ora finalmente realtà: gli studiosi sono riusciti a elaborare un sofisticatissimo sistema computerizzato che consente di prosciugare virtualmente quella porzione di oceano Atlantico sul cui fondo giace il relitto – scoperto per la prima volta nel 1985 – e riportarlo così in superficie esattamente nello stato in cui si trova. Tale simulazione è resa possibile da migliaia di foto e riprese, effettuate in primis dalla spedizione dell’oceanografo statunitense Robert Ballard, che non solo hanno consentito di studiare la nave in modo più approfondito rispetto al passato, ma soprattutto hanno lasciato spazio a nuove ipotesi sulle possibili cause del disastro.
Si tratta dell’ipotesi più attendibile, o per meglio dire l’unica, di vedere il Titanic emergere dalle acque, dal momento che tutt’oggi il recupero del relitto risulta praticamente impossibile. Esso, infatti, è destinato a rimanere per sempre nel punto in cui si trova, in quanto attaccato da milioni di batteri e microrganismi marini che, divorando il metallo, hanno ormai reso la sua struttura così fragile da non poter più essere recuperata. E dunque – parafrasando una celeberrima citazione – se “il mare” non viene a Maometto…
La notizia di questi giorni è che presto sarà possibile non soltanto per archeologi e biologi marini sfidare le onde dell’Atlantico e porre le basi per lanciare definitivamente le “escursioni” turistiche; infatti, il tour del relitto inabissato sarà accessibile ai civili che intendano spendere la “modica” cifra di 150mila euro per scendere una settimana in profondità e affiancare nella raccolta dati la squadra scientifica. Il team raggiungerà il sito a bordo di Titan, un minisommergibile in titanio e fibra di carbonio ad auto-propulsione, pronto a condividere l’emozione di scandagliare l’area con apparecchiature sofisticate, telecamere 4K ad alta risoluzione, scanner laser e sonar.
Per prenotare la visita basta prenotare il proprio posto sul sito di OceanGate Expeditions, che riuscirà a imbarcare a turno nel batiscafo quaranta persone alla volta. Dopo l’imminente esperienza del primo gruppo, al termine della quale l’obiettivo è tornare in superficie anche con un modello 3D del transatlantico, la società privata di Washington ha intenzione di condurre altre cinque spedizioni tra la fine di quest’anno e il 2022. Requisiti richiesti? Solo maggiore età, agilità e prontezza di riflessi. E, naturalmente, un conto in banca con tanti zeri.
Un’esperienza senza precedenti che fa gola a molti. È il caso di Renata Rojas, 53 anni da Hoboken, New Jersey: «Sono ossessionata dal Titanic sin da bambina – ha riferito alla CBS – e ho iniziato a studiare oceanografia nella speranza di scoprire un giorno il relitto. È stato trovato lo stesso anno dell’avvio dei miei studi, ma ho bisogno di vederlo con i miei occhi per sapere che è davvero reale».
Stockton Rush, presidente della OceanGate, spiega come il tempo rimasto a disposizione non sia molto prima che arrivi a compimento il lento e inesorabile decorso della natura: «Il Titanic sta sparendo, l’oceano se lo sta prendendo. Il deterioramento è irreversibile e in pochi decenni potrebbe non restare nulla: dobbiamo documentare tutto il più in fretta possibile prima che scompaia completamente o diventi irriconoscibile».
In realtà, il ciclo vitale di questo museo sul freddo fondale oceanico potrebbe durare ancora qualche decennio, ma è innegabile che i resti – sparsi su un milione e mezzo di metri quadrati – siano già molto cambiati rispetto alla riscoperta risalente a 36 anni fa: sotto i colpi delle forti correnti, da una parte, e corroso dai batteri, dall’altra, il Titanic ha già perso l’albero di prua, il ponte di poppa, la coffa, la palestra presso lo scalone d’onore e la vasca da bagno del capitano Edward John Smith.
La novità ha generato molto stupore e qualche perplessità, ma di certo meno polemiche rispetto a quando la RMS Titanic, società che possiede i diritti di salvataggio del relitto, anni fa puntò a recuperare la radio da cui venne lanciato l’SOS prima del disastro, scatenando una battaglia legale con il governo degli Stati Uniti, secondo cui il Titanic rappresenta un luogo di sepoltura da lasciare necessariamente intatto. Teoria rispettabile ma probabilmente difficile da spiegare ai batteri mangia metallo e al decorso naturale di deterioramento per essere stata per oltre un secolo sott’acqua, nella completa oscurità del fondale oceanico.