Una mobilità aerea silenziosa e senza pale nel futuro prossimo?

di Redazione

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l pianeta in cui viviamo è in continua evoluzione e con esso, naturalmente, la tecnologia che lo accompagna. Spesso per tenere il passo è necessario anticipare i tempi, elaborando statistiche e ipotesi in grado di prevedere con un certo margine le evoluzioni – e dunque le soluzioni – che nel futuro prossimo si renderanno necessarie.

A questo proposito, studi recenti propongono uno scenario che negli anni a venire vedrà il traffico cittadino sempre più congestionato. Se oggi, infatti, la popolazione è equamente distribuita tra campagna e città, entro il 2050 la densità di quest’ultima subirà un’impennata del 20%, portando verso un netto sbilanciamento a sfavore delle aree rurali.

Diventerà quindi prioritario riprogettare una mobilità urbana che consenta di sorvolare le strade. Mentre il dibattito si divide tra chi parla di elicotteri, taxi volanti e aeromobili, tra le novità più significative spicca quella tirata fuori dalla Jetoptera, startup americana con sede a Seattle, che nel giro di un anno e mezzo punta a costruire un inedito prototipo zero.

Si tratta di un velivolo in grado di utilizzare eliche senza pale come sistema di propulsione, capace sia di decollare che di atterrare in verticale, ribattezzato con l’acronimo di VTOL (Vertical Take Off and Landing) o, più informalmente, “ventilatore senza lama”.

La sfida si rivolge a una mobilità aerea che entro la metà del secolo miri a perfezionarsi in relazione a sicurezza, velocità e silenziosità. Proprio quest’ultimo sembra essere l’aspetto prioritario sul quale punta fortemente la dirigenza di Jetoptera: «In metropoli come New York, Los Angeles e Londra – rivelano i vertici aziendali – l’obiettivo sarà non avvertire il rumore del velivolo a oltre 70 metri di distanza».

La tecnologia si basa sul Fluidic Propulsion System (FPS), un propulsore a forma di anello dotato di un sistema capace di inviare piccole quantità d’aria compressa attraverso fessure rivolte all’indietro, spingendo il flusso verso il suolo per generare il cosiddetto effetto Coandă. Un funzionamento simile allo schema del convertiplano.

Per quanto concerne l’alimentazione, il progetto per ora si affida alle turbine a gas, anche se non è escluso il ricorso alla soluzione elettrica: «Visto che dovrà arrivare a trasportare passeggeri e merci – spiega ancora la startup – sarà necessario che faccia la sua comparsa una generazione di batterie più resistenti e performanti».

Il progetto si preannuncia estremamente ambizioso, puntando a realizzare entro il 2025 un modello di dimensioni reali a due posti da oltre 900 chilometri orari, riservato ai militari, e uno di circa 300 per le più moderate esigenze della viabilità urbana ordinaria. I test sarebbero già in fase di sperimentazione nella galleria del vento per tentare il rilascio di modelli in pre-serie entro il 2026.

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La parola acqua deriva dal latino “aqua”, che a sua volta ha una radice indoeuropea, la stessa della parola onda, che passando dal greco diventa “unda” in latino.

Acqua e onda: ovvero identica radice linguistica per due elementi che non possono esistere l’uno senza l’altro. 

 

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