
di Redazione
l countdown per le Olimpiadi sta per scadere e finalmente è tempo di tuffarsi appieno su Tokyo 2020, seppur con un anno di ritardo a causa della pandemia.
In attesa dei primi risultati, questa edizione sarà sicuramente ricordata come l’evento sportivo più eco-friendly della storia: infatti, l’organizzazione della rassegna a cinque cerchi ha reso noto di voler compensare con l’utilizzo integrale di energie rinnovabili le emissioni di gas serra dei Giochi, che dunque saranno ufficialmente carbon negative.

Il successo della strategia di sostenibilità attuata nell’ultimo quadriennio sarà poi del tutto completo se a questo obiettivo si aggiungerà anche il traguardo dell’azzeramento dei rifiuti, raggiungibile grazie all’utilizzo di materiali riciclati. Si tratta di un progetto che sorprende relativamente, dal momento che lo slogan di questi Giochi è “Be better, together: for the planet and the people”, ossia “Siate migliori, insieme: per il pianeta e per le persone”. Una frase-simbolo, riassuntiva degli obiettivi extra-sportivi che un evento di tale portata non può più permettersi di trascurare, in nome delle battaglie a favore dell’ambiente e dello sviluppo di tematiche di progettazione sempre più innovative e green.

Quello nipponico sarà dunque un evento pienamente ecocompatibile, a cominciare dai podi su cui saliranno gli atleti medagliati di Olimpiadi e Paralimpiadi: stampati in 3D, essi sono stati realizzati con plastica riciclata e ripescata anche negli oceani, che conferisce loro un colore grigio scuro su cui spiccano in bianco gli anelli. Il piano per realizzare 100 podi, attivato con una previsione di raccolta di 45 tonnellate di plastica in cooperazione con la multinazionale americana Procter&Gamble, tra i più importanti finanziatori, ha incluso infatti il recupero di rifiuti, bottiglie e altri inquinanti plastici raccolti durante le operazioni di pulizia dei mari. Per assicurarne la stabilità, la plastica sarà rinforzata con l’alluminio recuperato dalle abitazioni d’emergenza allestite in seguito allo tsunami del 2011. Al termine della kermesse, le strutture saranno utilizzate per scopi didattici e, al tal fine, donate a scuole, palestre e organizzazioni sportive.



Contestualmente, anche i campioni che vi saliranno porteranno con loro qualcosa di sostenibile, dal momento che le medaglie sono state realizzate con metalli recuperati dai cosiddetti RAEE, rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche. L’idea nacque nel marzo 2017 dall’iniziativa di un gruppo di studenti giapponesi, portando all’attivazione di migliaia di punti di raccolta finalizzati a racimolare oggetti di plastica non più utilizzati e vecchi dispositivi elettronici, come telefoni cellulari, laptop, fotocamere digitali e smartphone obsoleti. È stato stimato un numero pari a 200 cellulari per ottenere l’oro necessario a produrre una medaglia olimpica. La raccolta, a cui hanno contribuito cittadini e aziende di tutto il Paese, ha prodotto ben 30 chili d’oro, 4.100 d’argento e 2.700 di bronzo, da suddividere tra i 339 eventi olimpici e i 540 paralimpici.
Il tema della sostenibilità non si esaurisce qui: gli spostamenti avverranno su un’ampia gamma di veicoli elettrici, ibridi e a idrogeno a emissioni zero; le tute dei tedofori – così come quelle degli atleti nipponici e statunitensi – saranno composte, almeno in parte, da tessuti ricavati dalla lavorazione di bottiglie di plastica, poliestere riciclato e alcuni derivati da piante; il villaggio olimpico è costruito con un tipo di legname, proveniente da fonti sostenibili, donato dalle autorità locali in tutto il Giappone; persino la torcia olimpica è stata prodotta utilizzando rifiuti di alluminio, provenienti da abitazioni temporanee costruite in seguito al terremoto del Grande Giappone orientale. La strategia sostenibile punta anche alla tutela degli spazi verdi attraverso una gestione efficiente dell’energia e delle risorse idriche, ad esempio utilizzando acqua riciclata e piovana.




«Crediamo che questo progetto, inviando un messaggio ecologico in Giappone e nel resto del mondo, avrà un grande impatto», ha affermato il presidente di Tokyo 2020, Toshiro Muto. «Posso dire di non aver mai visto una città olimpica preparata come questa», ha aggiunto Thomas Bach, presidente del Comitato Olimpico Internazionale. «Speriamo che l’approccio basato sul “non sprechiamo, ma riutilizziamo” rimarrà anche dopo le Olimpiadi, come lascito per il futuro», è l’auspicio di Yuki Arata, Senior Director di Tokyo 2020.
È stato annunciato che il 99% degli oggetti e dei materiali impiegati per i Giochi verrà riutilizzato: un dato totalmente in controtendenza rispetto alle precedenti linee di indirizzo del governo nipponico, che nel 2018 decise di non ratificare – insieme agli Stati Uniti – l’accordo internazionale sul contrasto all’inquinamento da plastica negli oceani proposto durante il summit del G7. L’inversione del trend stimolata dell’evento – su pressione del Comitato Olimpico, che ha imposto di ridurre al minimo l’impatto ambientale – rappresenta un importante passo di svolta verso la tanto agognata transizione energetica ed ecologica di un Paese tra i maggiori consumatori di tutto il pianeta. Non è dato ancora sapere chi saranno i medagliati della XXXII edizione dei Giochi olimpici, ma ai nastri di partenza sostenibilità, riciclo e ambiente rappresentano di certo i primi vincitori indiscussi.