I tessuti del futuro: il bamboo è 100% biodegradabile e consuma poca acqua

di Martina Grandori

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el complesso mondo della moda sostenibile spesso si omettono particolari importanti su un prodotto che, sì deriva da un qualcosa di naturale, ma è anche vero viene sottoposto a passaggi produttivi, fasi di lavoro e altre componenti che di fatto non lo rendono proprio ecofriendly.

Uno di questi è il bamboo, pianta sempreverde che cresce molto facilmente, da cui si ricava un tessuto decantato per morbidezza, traspirabilità, capace di assorbire l’umidità e mantenere più stabile la temperatura del corpo. L’eco-fibra del XXI secolo, 100% biodegradabile, dai molteplici vantaggi, per questo la fashion industry ci crede molto

Ma non sempre questo curriculum corrisponde alla realtà, fondamentale approfondire l’origine del filato e specialmente la filiera, il marketing forviante confonde, e il greenwashing è all’ordine del giorno, specialmente nel settore moda. Infatti non molti consumatori sanno che il bamboo è sì una fibra naturale, che però, a differenza del cotone, viene trasformata in cellulosa e successivamente in viscosa artificiale, prima di essere classificato come un tessuto da confezione. Ci sono studi che dimostrano come le sostanze chimiche utilizzate per il processo di trasformazione del bamboo, vengano di fatto trattenute dal tessuto e questo tipo di lavorazione risulti essere molto inquinante per l’ambiente. 

La stoffa deve quindi provenire da filiere etiche (attenzione alle coltivazioni intensive), ed avere l’etichetta Confidence in textiles, la certificazione OEKO-TEX® Standard 100 che si applica a tutti i tipi di indumenti e tessuti, che garantisce che nella produzione non sono state utilizzate sostanze o prodotti chimici dannosi per l’uomo e l’ambiente.

Di suo il bamboo è una pianta che cresce in fretta, la sua coltivazione necessita un terzo di acqua rispetto al suo cugino cotone, non è soggetto a parassiti, quindi non si dovrebbero usare pesticidi e diserbanti, ha minime emissioni di anidride carbonica, ed emette una grande quantità di ossigeno. Oltre a questi plus, a renderlo un tessuto di grande attualità in tempi di crisi idrica, è la sua naturale qualità anti-batterica, dovuta al bamboo kun, un agente anti-microbico presente nella fibra che aiuta a ridurre i batteri che prosperano nei tessuti.

Il risultato? Una maglietta deve finire meno spesso in lavatrice, perché in quanto traspirante, non trattiene gli odori e di conseguenza si consuma meno acqua e ovviamente meno sapone.

Sono Martina Grandori, vivo quotidianamente con il senso dell’umorismo e alla ricerca dell’estetica, tento di migliorarmi ogni giorno in nome di una magica evoluzione, nutrendo il mio giardino degli interessi. Adoro scrivere, lo faccio da vent’anni in qualità di giornalista specializzata in lifestyle, prestata poi al mondo dell’ambiente e della sostenibilità. Sono madre di due bambine che hanno rivoluzionato la mia vita in positivo, da sempre vivo nella bellissima Milano, città che adoro perché ha moltissimo da offrire oltre allo smog.

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