Sulle orme di Crusoe: la vita da naufrago di David Glasheen

di Redazione

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a ricorrenza del 25 aprile, oltre all’anniversario storico-politico celebrato in Italia da 77 anni a questa parte, si contraddistingue sotto il profilo letterario anche per aver dato i natali, nel lontano 1719, a Le avventure di Robinson Crusoe.

L’occasione fu colta già lo scorso anno per rivelare le vicende – ispirate al romanzo di Daniel Defoe, ma reali – di Brendon Grimshaw e tutt’oggi presta il fianco al racconto della storia di David Glasheen, anche questa vera oltreché contemporanea.

David era un broker multimilionario, prima di realizzare che i soldi non lo rendevano felice. Stava già riflettendo sull’opportunità di cambiare vita, quando il crollo in Borsa nel Black Monday del 19 ottobre 1987 gli diede la spinta decisiva per abbandonare Sydney, ritirandosi dapprima nella penisola di Cape York, all’inizio degli anni Novanta, e poi dal 1997 a Restoration Island.

Sull’isola deserta al largo della costa del North Queensland portò con sé appena qualche cambio, lo spazzolino da denti, dei libri, una torcia e un barattolo di peperoncino in polvere, nutrendosi delle provviste acquistate in un piccolo alimentari a Cairns raggiungibile in gommone, perlopiù carne in scatola e prodotti secchi, e di tutto ciò che raccoglie: capperi, prugne, noci di cocco, mandorle.

Alla soglia delle 80 primavere, la vita da naufrago si fa ogni giorno più impervia: tanto dal punto di vista fisico, a causa di una salute non più ottimale, quanto sotto quello materiale, per ovvi ostacoli quali una debole connessione Internet a energia solare e telefoni non funzionanti, specie nei casi di assoluta necessità. Tutto ciò senza contare l’aspetto psicologico, sollevato dai fedeli cani selvatici che negli anni lo accompagnano, ma aggravato della solitudine rispetto a ogni forma di vita umana. E non a molto servono le letture e i due manichini, Miranda e Phyllis, costruiti per farsi compagnia.

«Sopravvivere è sempre più pesante – ha confermato in una recente intervista al The Sun – Un giorno sono svenuto e, cadendo, mi sono fratturato l’anca. Non ho più 18 anni e sono consapevole di essere a rischio in queste condizioni. Avrei bisogno di qualcuno che mi sostenga». Eppure, nonostante le difficoltà, abbandonare questa vita dopo oltre 5 lustri è un’ipotesi mai presa in considerazione, specie durante la pandemia, valida ragione per restare ai confini del mondo.

«Facciamo tutti la stessa vita, inseguendo aspettative altrui, schiacciati da pressioni per raggiungere uno status con cui misurare valore e successo, tra matrimoni falliti e frenesie disfunzionali. Vorrei rinascere qui, tra i cespugli, e non essere mai stato in città». Valorizzare l’essenza della vita, ridimensionando i lussi, per vivere liberi: è questo l’insegnamento che intende tramandare David Glasheen nel suo libro, The Millionaire Castaway (2022), in cui ribadisce come Restoration Island abbia aggiunto alla sua esistenza molta più sostanza di quanto i soldi avrebbero mai potuto fare.

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