Si trovano nel Lazio le “Galapagos del Mediterraneo”

di Redazione

E

bbene sì, anche l’Italia ha la sua barriera corallina! Collocata a pochi chilometri da Roma – precisamente al largo di Capocotta, tra Ostia e Torvajanica – l’area marina protetta delle secche di Tor Paterno s’impone come paradiso subacqueo di biodiversità del tutto inaspettato, tale da essere comparato con le bellezze mozzafiato della più celebre Great Barrier Reef australiana.

Questo splendido scenario, esteso a circa 5 miglia della costa per quasi 1.400 ettari al livello dell’acqua, con una profondità compresa tra i 20 e i 70 metri, è l’unico in Italia completamente ricoperto; la sua posizione – insieme agli apporti organici della vicina foce del Tevere – è alla base della straordinaria abbondanza di questo preziosissimo patrimonio.

Le “Galapagos del Mediterraneo”, come vengono ribattezzate, sono molto più accessibili a noi europei rispetto alle originali ecuadoregne, nel lontano Oceano Pacifico, e a quanto sembra ugualmente spettacolari. A gestire l’oasi è l’ente regionale RomaNatura, con l’importante collaborazione di diverse organizzazioni locali, tra cui l’associazione di promozione sociale “Sotto Al Mare”. 

La sede del parco è la “Casa del Mare”, presso il Borghetto dei Pescatori, situato a pochi metri dal canale di Ostia. La peculiarità delle secche di Tor Paterno sono senza dubbio le scogliere sommerse, circondate da profonde e vaste distese di sabbie e detriti, che rappresentano una sorta di isola sotto al livello del mare, capace di attrarre migliaia di organismi celenterati che necessitano di fondali rocciosi per sopravvivere.

L’habitat di maggior fascino è quello coralligeno, dominato da grandi colonie di gorgonia rossa e dal rarissimo “falso” corallo nero. La sommità delle secche, fino a circa 25 metri di profondità, è popolata dalla prateria di posidonia oceanica, esclusiva del Mediterraneo e rarissima nelle acque laziali. A completare il dipinto sottomarino ci sono poi margherite di mare, antozoi, spugne gialle e arancioni.

Caratterizzate da una prospera abbondanza e varietà di pesci come la rana pescatrice, l’occhiata e il gronco, oltre ad annoverare la presenza delle più comuni meduse, stelle marine e cavallucci, le Secche si collocano al secondo posto tra le aree marine italiane per biomassa di specie ittiche che sono tornate a popolarle: l’aquila di mare, la cernia bruna e le più rare cernia dorata e rossa.

Nella ricchissima fauna marina trovano spazio anche murene e corvine, aragoste e astici, polpi e variopinti nudibranchi. Oltre ad ammirare tartarughe caretta caretta, tartarughe liuto e tartarughe verdi, gli ecoturisti più fortunati hanno persino l’opportunità di avvistare frequentemente delfini tursiopi e tonni mentre saltellano in superficie.

Se negli scorsi anni l’area non era ancora così conosciuta, oggi si sta affermando come meta molto ambita per il turismo ecosostenibile, al punto che tutte le escursioni organizzate sono andate esaurite in questo avvio d’estate, com’è già accaduto in occasione del ponte del 2 giugno. Tra visite, immersioni a nuoto e gite in barca, questo angolo di coloratissimo Eden acquatico sta finalmente ricevendo l’attenzione che merita.

Ecco il team di “On The Blue”: Carolina, Cinzia, Consuelo, Costanza, Fabrizio, Francesca, Katia, Lorenzo, Lucio, Martina, Manuel, Pino, Roberto e Stefano. Ogni giorno vi raccontiamo l'acqua in ogni sua forma e declinazione, attraverso esperienze e racconti delle donne e degli uomini che seguendo il flusso delle onde andremo a incontrare, o ci verranno incontro.

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La parola acqua deriva dal latino “aqua”, che a sua volta ha una radice indoeuropea, la stessa della parola onda, che passando dal greco diventa “unda” in latino.

Acqua e onda: ovvero identica radice linguistica per due elementi che non possono esistere l’uno senza l’altro. 

 

Le onde sono un movimento perpetuo, sono il fluido che rappresenta l’impulso positivo al cambiamento.

 

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