Nuoto piano, ma imparo: pedagogia della lentezza

di Luigi Finucci

L

e parole sono così importanti nella nostra vita. Ogni parola ha una voce. Ascoltarla vuol dire conoscere gli incontri, le disgrazie e le fortune che ne hanno segnato la strada. Donarla è compito dei maestri e dei poeti ed è questo il caso di Janna Carioli, giornalista, autrice di programmi televisivi, cartoni animati, canzoni, testi teatrali e libri per ragazzi.

Colpisce fin da subito la sua filastrocca “ Non alzo la mano” tratta dal libro per bambini “Poesie a righe e quadretti”:

Dentro la poesia della Carioli sono nascosti diversi mondi. C’è l’universo bambino che chiede di essere compreso, di essere visto e di rispettare i suoi tempi nel conoscere il mondo circostante. Poi c’è l’invito a chi sceglie il cammino dell’insegnamento, a porgere l’orecchio per “auscultare” le emozioni di chi gli si pone dinanzi.

Il bambino gettato nel mare-scuola lancia un SOS, aspetta che qualcuno gli tenda la mano e che lo accompagni in questo percorso e che lo aiuti ad imparare con serenità, rispettando i propri tempi. L’acqua che in un primo momento gli fa paura, gli trasmette sensazioni sconosciute e di pericolo, dopo diventa sostentamento.

Ma il maestro non deve essere un salvagente, non si deve limitare ad addestrare e a proteggere dai pericoli bensì si deve occupare di fornire un poco alla volta gli strumenti affinché il piccolo individuo possa farcela da solo. Sempre rispettando i tempi di ognuno.

“Aiutami ad imparare da solo” diceva Maria Montessori. Significa donare autonomia al bambino senza veicolarne il percorso. L’importante è arrivare alla conoscenza di sé e del mondo in maniera serena e non attraverso la velocità e la frenesia che ci impone la società. Il dover essere sempre all’altezza, sempre in competizione porterà all’individuo solamente ansia e frustrazione.

La Montessori dice infatti «Dare in modo completo la cultura moderna è diventata una cosa impossibile: sorge così la necessità di un metodo speciale grazie al quale tutti i fattori della cultura possono essere presentati ad un bambino; non in un programma che gli venga imposto, con esattezza di particolari, ma diffondendo il massimo numero di germi di interesse. Essi saranno appena recepiti dalla mente, ma potranno germogliare più tardi, man mano che la volontà si precisa, e così egli potrà divenire un individuo adatto a questa nostra epoca in espansione».

Queste parole traspaiono tra le righe della filastrocca di Janna, che attraverso le sue rime getta dei semi a chi leggerà.

L’autrice usa il mare come metafora, il bambino che cerca di galleggiare e di nuotare come meglio può e alla fine urla la sua presenza. “ Se non alzo la mano/ non sono mica scemo/ …nuoto solo più piano!”

E qui viene da pensare anche ai nuovi modelli di insegnamento acquatici, che negli ultimi venti anni sono mutati notevolmente, si è passati infatti da un addestramento ad una nuova concezione d’insegnamento: la cosiddetta “Nuova Cultura dell’Acqua”, dove l’allievo vive più esperienze possibili avendo la possibilità di scoprirsi e adattarsi ai cambiamenti sia esterni che interni.

Nelle Scuole Nuoto gli ambientamenti non hanno una durata standard, rispettano semplicemente i tempi del bambino che approccia a questo mondo. La figura del maestro deve contenere 4 elementi cardine: il sapere, il saper fare, il saper far fare, e il saper essere, ossia conoscere ciò che si insegna, saperlo dimostrare a chi si ha di fronte, essere in grado di trasmetterlo e quindi di insegnarlo agli altri, infine immedesimarsi in chi si ha di fronte ed essere empatici

Janna Carioli con poche righe semplici trafigge il cuore di chi legge. Ci invita a non banalizzare, ma soprattutto a rispettare i differenti microcosmi che ci si presentano ogni giorno. Essere maestro è una vocazione che nessuno può insegnarci, essere un buon maestro può salvare dalle onde tanti piccoli pesciolini che un giorno potranno nuotare con le proprie “pinne”

Sono maestro, coordinatore e docente della Federazione Italiana Nuoto. Oltre a insegnare nuoto e formare nuovi istruttori, ho scritto diversi libri di poesia, per adulti e per bambini, tra cui uno sul mondo dell'acqua (Il mondo di sotto - Giaconi Editore). Ho sempre sognato di andare nello spazio e l'unica volta che mi sono sentito sospeso è stato proprio immerso nell' acqua. Avvolto da questo elemento riuscivo a sentire meglio me stesso e a pensare ai grandi dilemmi della vita, come un filosofo. C'è qualcosa di ancestrale, e nei primi anni da bagnino appena maggiorenne, all'orizzonte dove il blu del cielo si incontrava con quello del mare riuscivo a dimenticare i problemi della vita e a stare in pace con me stesso.

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Nasce il nuovo progetto di comunicazione che unisce sotto un’unica piattaforma online gli appassionati del mondo dell’acqua declinato in tutte le sue forme.

 

La parola acqua deriva dal latino “aqua”, che a sua volta ha una radice indoeuropea, la stessa della parola onda, che passando dal greco diventa “unda” in latino.

Acqua e onda: ovvero identica radice linguistica per due elementi che non possono esistere l’uno senza l’altro. 

 

Le onde sono un movimento perpetuo, sono il fluido che rappresenta l’impulso positivo al cambiamento.

 

Da qui nasce l’avventura di “On the Blue”: che ogni giorno vi condurrà in un viaggio in compagnia di chi questo elemento lo vive e lo ha vissuto.

 

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