Tra i tanti soprannomi attribuiti a Leonardo Da Vinci all’interno dei registri del governo Fiorentino del XV secolo compare “Maestro dell’acqua”
di Redazione
Perpetui son li bassi lochi del fondo del mare, e il contrario son le cime de’ monti; séguita che la terra si farà sperica e tutta coperta dall’acque, e sarà inabitabile».
Recita così un passaggio del manoscritto F, incluso tra i celeberrimi Codici su cui Leonardo da Vinci raccoglieva bozze e appunti sui più disparati argomenti nei quali si imbatteva durante la sua enciclopedica vita da studioso: una previsione secondo cui il pianeta sarebbe stato irreversibilmente sommerso dalle acque, il trionfo all’ultimo stadio della panthalassa sulla pangea, seppur in un’epoca non più triassica ma successiva al XVI secolo. Tutti (ri)conoscono la magnificenza di Leonardo come scienziato e inventore che diede lustro al Rinascimento, molti meno sono invece a conoscenza della sua passione per l’idraulica dettata da una profonda conoscenza dell’acqua.
È il caso di rinfrescarla (e mai verbo fu più aderente) in concomitanza con l’anniversario numero 502 della morte – il 2 maggio 1519 – a partire dai disegni tecnici attraverso cui suggerì l’ispirazione del progetto per la deviazione del corso dell’Arno, mettendo Firenze al riparo dal potenziale rischio di devastanti alluvioni, anche se la storia avrebbe tristemente raccontato il contrario a distanza di quasi quattro secoli e mezzo. Fu soprattutto durante la sua fase milanese che Leonardo intensificò gli studi in materia, lavorando sull’ottimizzazione del sistema reticolare dei Navigli, quando pianificò il collegamento della Martesana ai canali interni per configurare l’attraversamento in barca della città meneghina.
I taccuini storici di Leonardo rivelano la grande attenzione da lui posta su questo elemento; il genio fiorentino ha analizzato il flusso e il riflusso delle maree, le origini dei fiumi e degli oceani e il ciclo dell’acqua. Se l’uomo non poteva avere controllo completo sull’acqua, secondo Leonardo ci si poteva comunque lavorare. Nel corso della sua vita gli sono stati commissionati una serie di progetti legati alla gestione di questa risorsa, in particolare attraverso canali costruiti artificialmente.
Diffusa presto ovunque la sua competenza, Leonardo fu contattato dall’allora pontefice, Leone X, per la bonifica delle paludi pontine, che impegnarono l’artista nel perfezionamento di macchine e pompe con funzionalità fino a quel momento ignote. E che dire dell’installazione di una diga mobile per rendere navigabile il fiume Brenta, ideata su commissione della Repubblica di Venezia.
Un contributo così straordinario da meritare la doppia citazione del “Leonardo da Vinci”, dal quale avrebbe preso denominazione prima il sommergibile della Regia Marina italiana nella seconda guerra mondiale e, in seguito, il sottomarino della Marina Militare per quasi trent’anni, tra l’entrata in servizio del 1981 e la radiazione del 2010. Le sue intuizioni riscossero successi non solo a livello nazionale, tanto da attirare l’attenzione della Francia, dove Leonardo dispensò il suo autorevole contributo per le invenzioni di barche a propulsione a ruote, strumentazioni portuali, imbarcazioni a pale, galleggianti e addirittura per la costruzione di navi da guerra.
Per Leonardo l’acqua è anche un elemento naturale esteticamente bello grazie al suo gioco di flussi e vortici, tanto da rappresentarla nelle sue illustrazioni attraverso onde in movimento e fluide. L’artista dipingeva la natura intrinsecamente tridimensionale dell’acqua che scorre con una serie di vortici coesistenti: alcuni dovuti all’impeto della corrente principale, altri al movimento incidentale e al flusso di ritorno. Il suo genio arrivò persino a prefigurare e dimostrare lo scorrimento delle masse d’acqua sulla Terra alla medesima stregua della circolazione sanguigna, moti caratterizzati entrambi da un lento ma continuo ricambio. Come tutte le sue passioni, infatti, anche quella per l’acqua affondava le radici nel collaudato approccio investigativo empirico, verso cui era spinto dall’accurato studio degli automatismi che scandiscono la natura in tutte le sue forme: dall’origine agli effetti, esattamente come quelli provocati dalle onde marine che vanno a infrangersi sugli scogli, ovverosia – definizione, questa, rinvenuta tra gli appunti del Codice A – «acqua che da alto cade nell’altra acqua».