
Ultime settimane per visitare gli ultimi due capitoli di “The Soul Expanding Ocean”, a Venezia. Due mostre di due artiste che lavorano con media diversi, ma che invitano lo spettatore a immergersi in un’altra dimensione con tutti i nostri sensi
di Carolina Saporiti
n’immersione nelle acque dell’Oceano, fatta di suoni del mare, canti e immagini. E poi una “passeggiata” tra scogli giganti che hanno al loro interno dei piccoli monitor dove vengono trasmesse immagini di mare, di alghe e altri organismi. Le due installazioni dell’ultimo capitolo "The Soul Expanding Ocean" #3 e #4 trasportano in un’altra dimensione. E c’è tempo fino al 2 ottobre per vederle, a Ocean Space a Venezia.

Ocean Space, lo spazio della fondazione no profit TBA21–Academy, nella chiesa di San Lorenzo, propone una comprensione sistemica delle strutture e dei cicli della natura in relazione all’arte e alla cultura, offrendo una riflessione sul nostro futuro ecologico.
Ocean! What if no change is your desperate mission e Ciguatera, rispettivamente dell’artista sudafricana Dineo Seshee Bopape e dell’artista portoghese Diana Policarpo sono le ultime presentate.


Pur essendo tra loro indipendenti, le due mostre personali sono connesse da diversi elementi comuni e danno voce e corpo all’Oceano, quale depositario di storie coloniali le cui narrazioni intrecciano passato, presente e futuro. A raccontare le storie sono microrganismi e alghe che coesistono sin dagli inizi dell’evoluzione, rocce, voci, immagini in movimento come onde, la terra che conserva i ricordi e la sostanza delle azioni passate che hanno compromesso la vita in diversi modi. Le due installazioni accompagnano il visitatore in un’esperienza che vuole rompere la separazione tra natura e cultura, cultura e mito, scienza e fede.

L’opera di Dineo Seshee Bopapem Ocean! What if no change is your desperate mission, inizia con un viaggio alle Isole Salomone, da dove l’artista fa rotta verso le piantagioni del Mississippi fino alla Giamaica, per poi fare ritorno a casa, in Sudafrica. Il viaggio diventa un linguaggio grazie al quale le linee del tempo convergono e s’intersecano nello spazio delle acque. Fondendo magia, storia, saggezza tradizionale, immaginazione e speranza, l’opera crea un dialogo con l’Oceano, trattato come “essere”, con una sua memoria. La commissione è ispirata anche a una residenza di ricerca presso l’Alligator Head Foundation, fondazione di conservazione marina giamaicana promossa da TBA21–Academy che vede la gestione dell’East Portland Fish Sanctuary e che s’incentra sulla confluenza tra scienza, arte e comunità.


Ciguatera invece è l’opera commissionata a Diana Policarpo e consiste in un’installazione multimediale che simula delle rocce e utilizza video, suoni e luci per enfatizzare un senso di presenza, immortalando, allo stesso tempo, il personale processo di ricerca dell’artista.
Prendendo come punto di partenza il viaggio di ricerca alle Isole Selvagge portoghesi, nell’Oceano Atlantico settentrionale, l’artista ha creato un caso di studio nella mappatura delle storie coloniali attraverso il tracciamento della biodiversità naturale. Queste isole, pur essendo piccole, hanno un’importanza simbolica e ambientale perché parlano della formazione geologica del nostro continente e delle correnti che determinano il corso delle stagioni, per la sopravvivenza di molte specie.


La ricerca alla base di questa mostra è incentrata su come sia possibile liberare l’umanità dal suo impulso di possedere, estrarre, imporre la sua volontà sugli altri, sulla natura, sulla vita. Diana Policarpo gioca con la nostra presenza fisica nello spazio per rendere visibili i molti modi in cui l’Oceano dà senso alla vita.
Il linguaggio artistico delle due donne è diverso ma certamente accomunato da molte cose, come l’interesse per ciò che non possiamo vedere con gli occhi e la visione dell’Oceano come un “trasportatore”, come essere vivente, come custode della memoria, anche la nostra.
