Il tuffo: una prova di coraggio, un momento di spettacolo e rinascita

di Martina Grandori

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na sfida che chiama tutti, una forza magnetica a cui non si resiste, un modo antichissimo con cui misurare il proprio coraggio, sia che si tratti di un trampolino, sia che si tratti di una scogliera.

Tuffarsi nell’acqua è un rito per la rinascita, ogni volta che ci si tuffa è un fortissimo accumulo di emozioni, di brividi, di paure, il vuoto prima e poi il contatto con l’acqua, quel vortice di bollicine che accarezza il corpo facendo rivivere sensazioni ancestrali, quelle del liquido amniotico, quelle battesimali.

Il tuffo è un atto molto intenso. L’acqua è senza dubbio un invito, basti riflettere sul potere magnetico che ha il mare sull’uomo: la voglia di bagnarsi, di immergersi è un qualcosa a cui non si rinuncia.

Un test, uno sfidare i limiti della gravità, una liberazione: il momento in cui non si hanno più i piedi per terra e comincia il volo, in balia di sé stessi, del vuoto fino allo splash, che diventa un’arte da ammirare perché il corpo umano in quei secondi è l’espressione di eleganza, simmetria e potenza.

Un’opera d’arte perfetta, merito di quel talento, non di tutti, che si chiama coordinazione motoria, l’intelligenza dei muscoli. Tuffarsi diventa un corto il cui protagonista siamo noi stessi, e in tempi come questi dove la vita di ciascuno di noi è diventata qualcosa da esibire sui social, quel salto nel vuoto diventa lo scatto perfetto da immortalare, la testimonianza di coraggio di un corpo che piroetta nell’aria per pochi, lunghissimi attimi e poi un lungo applauso consacra il tutto.

Ma l’idolatria per il tuffo risale ai tempi della Magna Grecia, celebre la tomba del tuffatore ritrovata a pochi chilometri da Paestum dove un uomo ritratto proprio in quel momento diventa simbolo del passaggio dalla morte all’aldilà, l’acqua non c’è, è un tuffo spirituale.

La tomba del tuffatore a Paestum

A Torino fino al 26 giugno al Centro Italiano per la Fotografia è in corso la mostra “Capolavori della fotografia moderna 1900-1940. La collezione Thomas Walther del Museum of Modern Art, New York”. Un tributo con 230 scatti ai grandi fotografi dei primi del Novecento, capolavori assoluti, avanguardie che risultano ancora oggi essere innovativi e fonte d’ispirazione. 

Class, olympic high class champion Marjorie Gestring (John Gutmann, 1936)

Fra i molti soggetti non mancano gli sportivi e in particolare Class, olympic high class champion Marjorie Gestring, capolavoro di John Gutmann del 1936. Immortalò la tuffatrice olimpionica – medaglia d’oro a Berlino nel 1936 all’età di 13 anni – cogliendo come mai prima d’ora, quel momento di massima tensione e perfezione del corpo dritto come una freccia in cui la forza di gravità sembra non esistere.

Sono Martina Grandori, vivo quotidianamente con il senso dell’umorismo e alla ricerca dell’estetica, tento di migliorarmi ogni giorno in nome di una magica evoluzione, nutrendo il mio giardino degli interessi. Adoro scrivere, lo faccio da vent’anni in qualità di giornalista specializzata in lifestyle, prestata poi al mondo dell’ambiente e della sostenibilità. Sono madre di due bambine che hanno rivoluzionato la mia vita in positivo, da sempre vivo nella bellissima Milano, città che adoro perché ha moltissimo da offrire oltre allo smog.

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Nasce il nuovo progetto di comunicazione che unisce sotto un’unica piattaforma online gli appassionati del mondo dell’acqua declinato in tutte le sue forme.

 

La parola acqua deriva dal latino “aqua”, che a sua volta ha una radice indoeuropea, la stessa della parola onda, che passando dal greco diventa “unda” in latino.

Acqua e onda: ovvero identica radice linguistica per due elementi che non possono esistere l’uno senza l’altro. 

 

Le onde sono un movimento perpetuo, sono il fluido che rappresenta l’impulso positivo al cambiamento.

 

Da qui nasce l’avventura di “On the Blue”: che ogni giorno vi condurrà in un viaggio in compagnia di chi questo elemento lo vive e lo ha vissuto.

 

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