Il mistero “senza fondo” dei laghi di Roswell

di Manuel Gavini

C

he la città di Roswell – capoluogo statunitense di 48mila abitanti della contea di Chaves – fosse soggetta a misteri a dir poco inquietanti, lo si era capito già nella prima metà del secolo scorso, quando un oggetto non identificato precipitò al suolo il 2 luglio 1947 generando un intenso dibattito su una presunta autopsia aliena.

A distanza di circa tre quarti di secolo, un altro enigma pone al centro dell’attenzione mediatica lo Stato del New Mexico: infatti, a non più di venti chilometri dalla città di Roswell, lungo la scarpata orientale della valle del fiume Pecos, si trova il Bottomless Lakes State Park (“Parco statale dei Laghi senza fondo”), in cui sono ubicati ben nove laghi con questa peculiarità apparentemente incredibile. Una circostanza più unica che rara, come suggerito dalla traduzione stessa di bottomless.

Prima di lasciarsi andare all’inquietudine, è necessario tuttavia evidenziare una doverosa premessa: i bacini idrici, che in realtà non sono propriamente laghi così come intesi dall’immaginario collettivo comune, un fondo ce l’hanno. La differenza è che le fattezze non sono quelle che ci aspetteremmo: sotto di essi si nasconde una scarpata, antica barriera corallina calcarea, simile alle montagne attorno a Carlsbad Caverns. Tali specchi d’acqua rappresentano in realtà delle doline, conche chiuse che trovano origine da grotte crollate in seguito all’erosione del fiume Pecos.

Pur avendo questi crateri una profondità che oscilla tra i cinque e i trenta metri, è il colore cangiante tra l’azzurro dell’acqua e il verde smeraldo delle piante acquatiche in esso ospitate a fornire l’illusione ottica di trovarsi al cospetto di una profondità ben maggiore rispetto a quella che effettivamente si palesa.

Dunque, la denominazione Bottomless Lakes, apparentemente legata a doppio filo a questo mistero, in realtà ha poco a che fare con la veridicità di tutto ciò e affonda i suoi prodromi nel selvaggio West, quando un gruppo di cowboy si imbatté in tali cenotes: con questo termine, derivante direttamente dalla lingua Maya e traducibile nella variante latinoamericana come “acqua sacra”, è indicato il nome attribuito in America Centrale e Messico meridionale a un tipo di grotta con presenza di acqua dolce.

Non a caso, i nove laghi sono circondati quasi esclusivamente da scogliere, ad eccezione della Lazy Lagoon e del Lea Lake, l’unico circondato da una spiaggia molto frequentata d’estate e in cui è consentito immergersi per fare il bagno. I cowboy, per avere un’idea sulla profondità dell’acqua, erano soliti immergere una corda piombata; quando si accorsero di dover legare insieme molti pezzi di corda, senza tuttavia riuscire mai a toccare il fondo, ribattezzarono questi laghi come bottomless.

Come sempre, poi, a infarcire il mistero fino ai giorni nostri ci pensò una lunga sequela di leggende metropolitane senza alcun “fondamento” (gioco di parole, stavolta sì, pertinente) che erano solite spaziare dalle correnti acquatiche risucchia-umani fino all’irrecuperabilità degli oggetti scomparsi, passando naturalmente per il classico mostro che – Loch Ness docet – non può certo mancare a proposito di laghi ed enigmi.

Mi chiamo Manuel, ho 33 anni e osservo da sempre con interesse ogni forma acquatica generosamente offerta dalla natura. Laureato con lode in Relazioni Internazionali nel 2012, dal gennaio successivo sono iscritto all’Ordine dei Giornalisti. Il mio hobby preferito è viaggiare, ovunque, ma quando devo scegliere tra mare e montagna non ho dubbi: il richiamo dell’acqua è troppo forte! In questa foto mi trovo a Capri, durante la mia ultima vacanza "on the blue", immerso nell’inestimabile panorama con vista Faraglioni.

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La parola acqua deriva dal latino “aqua”, che a sua volta ha una radice indoeuropea, la stessa della parola onda, che passando dal greco diventa “unda” in latino.

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