I tuffi di Castellani: «Non fate arrabbiare l’acqua»

Una vita da romanzo: ha partecipato ai Giochi di Seoul, poi ha guidato i Nocs e ora la divisione anticrimine di Mantova

di Roberto Parretta

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er un tuffatore, l'acqua che se ne sta lì sotto, placida, ad aspettarti, può essere amica ma anche nemica.

Non è paragonabile a un attrezzo sportivo, come la racchetta per un tennista o le parallele per un ginnasta, ma rappresenta quell’elemento attraverso il quale passano il successo o la disfatta. Massimo Castellani nel corso della sua carriera di tuffatore la lezione l’ha imparata molto bene, con una accortezza. «Si deve cercare una sorta di collaborazione con l’acqua, perché se entro bene lei scorre uniforme su tutto il corpo, che non lascia anfratti e quindi spazio a spruzzi. Che un giudice ovviamente non può premiare. Non so se possiamo sfruttarla, ma quel che è certo è che l’acqua va fatta arrabbiare il meno possibile, devo essere talmente preciso nell’esecuzione che quasi non si deve accorgere che la sto perforando. Più metaforicamente, da tuffatore la vedi anche come punto d’arrivo, il traguardo da raggiungere».

Castellani oggi è primo dirigente della divisione anticrimine della Questura di Mantova, ma la sua vita è un romanzo lungo ormai quasi 60 anni (che compirà a ottobre). Anzi, da qualche giorno due romanzi. Già, perché il primo lo ha raccontato con l’autobiografia “In Polizia per Sport”, mentre il secondo è uscito negli ultimi giorni e racconta del rapporto con il figlio Leonardo, “Nel nume del padre”, appunto. L’autobiografia racconta la storia di un atleta che partendo dalla Bentegodi vince 23 titoli italiani dal trampolino e un oro ai Giochi del Mediterraneo, che manca d’un soffio per diversi motivi la partecipazione ai Giochi di Mosca 1980 e quelli di Los Angeles 1984, quelli dei boicottaggi politici, per poi centrare finalmente l’obiettivo a Seoul 1988, che lascia la piscina per andare a dirigere il reparto speciale dei NOCS, che torna a Verona per dirigere le volanti e l’anticrimine, prima di traslocare a Mantova. “Nel nume del padre” è il libro che inaugura la collana di letteratura sportiva “La coda del drago”, ideata e coordinata dai tre Panathlon Club gemellati: il Panathlon Gianni-Brera Università di Verona, il Panathlon Verona 1954 e il Panathlon Mantova Tazio Nuvolari e Learco Guerra, per i tipi delle Edizioni Zerotre: Massimo Castellani e il figlio Leonardo come in un discorrere socratico, si confrontano in un dialogo attuale e reale che è già una conquista.

E Castellani, come è ovvio, non ha avuto paura di tuffarsi in questo esercizio tutt’altro che semplice: «C’è un padre che si pone delle domande prima che sia troppo tardi, con un figlio che a 21 anni ha ormai preso la sua direzione. Mi chiedo: “Avrò fatto tutto giusto per aiutarlo a esprimersi?”. Mi ritengo un papà ingombrante, prima come tuffatore e poi come poliziotto, ho provato a inserirlo nello sport, nel tennis, per permettergli di provare a raggiungere l’alto livello, ma mentre da un lato mi assecondava, dall’altro andava verso la sua direzione delle arti. Me lo immaginavo un agonista feroce, si è rivelato un esteta creativo e allora io prima che sia troppo tardi cerco di capire se ho fatto le cose giuste. E a un certo punto lui mi guida, ragiona, finché arriva al punto di prendere la sua strada e allora sono io che gli vado dietro. Lui è incuriosito dal mio passato, ma si tratta di un rapporto che implica delle diversità e vuole capire fino a che punto può recepire quello che dico io o fare di testa sua completamente». Scrivere non è mai facile, scrivere di cose personali forse ancora meno, quindi possiamo immaginare che nella stesura ci sia stato qualche momento più complicato degli altri da raccontare, magari per trovare le parole giuste. «Abitavamo a Roma – racconta Castellani – e lui ha iniziato tutto lì, scuola e sport, poi è arrivato il trasferimento a Verona. Era in seconda media e non credevo che avesse così sofferto quel momento, certamente più di quanto io avessi percepito: questo sradicarlo dalle sue piccole e grandi certezze nella confessione del libro è emerso più evidente. Poi ho scoperto quanto io abbia cercato di entrare nella sua vita, non per invadere, ma per partecipare, o almeno questa era la mia percezione, ma lui la vedeva come una intrusione». E Leonardo la sua strada l’ha seguita: lasciato il tennis, ha studiato Lettere all’Università di Verona ed oggi è allievo all’ultimo anno della scuola di recitazione “Luca Ronconi” del Piccolo Teatro di Milano. «Ha superato le audizioni e ha scelto il Piccolo: io l’ho vissuta come se si stesse separando da me per seguire un altro cammino. E allora che ho fatto? Mi sono messo a scrivere libri, così gli sto sempre fra le palle… in maniera spero costruttiva. Mi piacerebbe scrivere qualcosa per il teatro, anche se questa esigenza non nasce per la scelta di Leonardo, ma per ripercorrere i momenti che mi hanno dato grandi emozioni. Riviverli in questo modo te li fa riassaporare con un gusto diverso, perché in quei momenti erano solo adrenalina pura».

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E allora come ricorda Castellani il suo primo impatto con l’acqua, e nel suo caso con i tuffi? «Mamma mi raccontava che quando ancora non camminavo avevo un carrettino e un giorno mi sono buttato nella fontana del parco giochi: il mio primo tuffo. Io penso che sia una cosa istintiva, per tutti: il primo istinto quando vedi l’acqua è buttarti. Che tu sia un principiante o un atleta, la prima cosa che devi fare è tuffartici dentro. Poi il tuffo può diventare l’espressione artistica che nello sport diventa perfezionamento dei movimenti. Ne fai una ragione di esistenza. Ma resta un gesto istintivo dell’uomo: anche per chi si butta “de panza”». Nel corso della carriera di un atleta ci sono momenti bellissimi e altri difficili, ma quelli che hanno maggiormente segnato quella di Castellani, sono forse indipendenti dal suo impegno e dalla sua classe. Se per i Giochi di Mosca 1980 era forse troppo giovane e comunque non sarebbe potuto andare a causa del divieto dei gruppi sportivi militari, la mancata partecipazione a quelli di Los Angeles 1984 lo ha ferito, soprattutto dal punto di vista umano: «È stato paradossale, la peggior delusione nel miglior momento della mia carriera. Nel 1983 ero nel miglior stato di forma psicofisica, avevo vinto ai Giochi del Mediterraneo, bronzo in Coppa Europa, ottimi risultati ai meeting internazionali

Mi ero conquistato la qualificazione e quindi avevo studiato una preparazione finalizzata a quell’evento, troppo più importante rispetto alle tappe di avvicinamento. Ma chi doveva fare la squadra non la pensò così e i risultati non buoni prima dei Giochi fecero maturare una scelta tecnica diversa. Che io ovviamente continuo a ritenere sbagliata: non si presero la responsabilità. Ovviamente la squadra a Los Angeles non vinse niente e io ad agosto agli assoluti li battei tutti. Perché la forma era arrivata nel momento preciso che era stato programmato. Poi ce la feci per Seoul». Ci sarebbe potuta essere anche Barcellona 1992, ma Castellani si ritrovò davanti a un bivio, già sapendo quale strada avrebbe preso: «Avevo 31 anni e sarei andato alle Olimpiadi da campione italiano, ma contemporaneamente sarebbe partito il corso di formazione per commissario. E lì la scelta era praticamente imposta. È vero che non ho avuto la possibilità o la voglia di riprovarci, ma ero altrettanto deciso sulla strada da prendere». È sempre questione di strade: prima da atleta, poi da poliziotto e poi da padre. E Massimo Castellani l’ha imparato, l’ha insegnato e lo sta imparando di nuovo.

Ho iniziato ad appassionarmi di sport dalla nascita e da 20 anni sono collaboratore della Gazzetta dello Sport. Ho seguito tantissime discipline: principalmente rugby (corrispondente in 3 edizioni dei Mondiali in Francia, Nuova Zelanda e Inghilterra e tutti i Sei Nazioni dal primo del 2000), poi fra gli altri equitazione, taekwondo, surf, atletica leggera e ovviamente anche nuoto. I miei risultati sportivi di maggior rilievo? Ultimo nelle batterie dei 50 stile libero al memorial Boscaini del 1985 e medaglia di bronzo al Settecolli 2019 nei 50 stile dei giornalisti!

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