I ghiacciai italiani invasi dalle microplastiche: un documentario lo racconta

di Martina Grandori

A

ncora una volta il cinema indipendente indaga sull’enorme problema della plastica e del suo impatto sull’ambiente. Stavolta a portare all’attenzione del pubblico sulla situazione critica che si ritrova anche in alta quota è Manuel Cadmia con il suo Montagne di Plastica, documentario frutto di un lavoro in team con l’Università degli Studi di Milano iniziato nel 2018.

Manuel Cadmia durante le riprese del documentario "Montagne di plastica"

Il primo documentario mai fatto che racconta di uno studio a livello mondiale sulla contaminazione della plastica sui ghiacciai, luoghi che tutti quanti ci si aspetta essere l’eden di purezza e incontaminazione.

Partendo da studi scientifici Montagne di Plastica racconta la connessione fra i comportamenti quotidiani dell’essere umano e questo esempio di ecosistema che è ormai risaputo si stia annerendo e rimpicciolendo a vista d’occhio, la plastica non degrada solo i fondali marini ma arriva anche a 3000 metri d’altezza.

Secondo quanto emerso da anni di studi, la vera emergenza non è solo la plastica che galleggia nei mari ma quella depositata sui ghiacciai, a dirlo Guglielmina Diolaiuti e Roberto Ambrosini ricercatori all’Università Statale di Milano che ha indagato sullo stato di salute del ghiacciaio Forni nel Parco Nazionale dello Stelvio.

Da una parte i ghiacciai sono spesso meta di alpinisti ed escursionisti, dall’altra sono vere e proprie trappole per tutti gli inquinanti che viaggiano per via aerea, sostanze molto volatili che si sollevano quando i rifiuti plastici non vengono correttamente smaltiti e sono trasportate dal vento fino a quando non c’è un fenomeno di condensazione, come in alta quota, dove il vapore acqueo si condensa trasformandosi in neve “inquinata”.

Ghiacciaio Forni nel Parco Nazionale dello Stelvio

Purtroppo si parla sempre della plastica in mare, senza considerare che i fiumi hanno sempre sorgenti alpine, e queste sorgenti sono sempre più inquinate dalle plastiche dei ghiacciai.

Altro che altissima e purissima, in ogni chilogrammo di sedimento analizzato, i ricercatori hanno trovato 75 particelle di microplastica, un livello di contaminazione comparabile a quello degli ambienti marini, si presume potrebbero essere presenti dai 131 ai 162 milioni di microplastiche.

Ecco quindi l’importanza dell’opera di questo filmaker indipendente Manuel Cadmia che ha seguito il team di ricercatori con la sua videocamera e ha raccontato il percorso di queste indagini, il tutto con un taglio cinematografico, adatto a tutti e soprattutto ha puntato i riflettori su un problema enorme, la cui soluzione di fatto non c’è.

La sfida di Montagne di Plastica resta quella di sensibilizzare, di informare.

Queste microplastiche di fatto si depositano sul suolo in diversi modi, vengono rilasciate dai tessuti tecnici delle divise degli escursionisti, arrivano per via aerea, sono rifiuti come bottiglie e contenitori, lo scenario è assai complesso.

Sono Martina Grandori, vivo quotidianamente con il senso dell’umorismo e alla ricerca dell’estetica, tento di migliorarmi ogni giorno in nome di una magica evoluzione, nutrendo il mio giardino degli interessi. Adoro scrivere, lo faccio da vent’anni in qualità di giornalista specializzata in lifestyle, prestata poi al mondo dell’ambiente e della sostenibilità. Sono madre di due bambine che hanno rivoluzionato la mia vita in positivo, da sempre vivo nella bellissima Milano, città che adoro perché ha moltissimo da offrire oltre allo smog.

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