Giornata Mondiale degli Oceani: Maldive, il lato nascosto dei paradisi terrestri

di Alisia Tettamanzi

S

piagge bianche coralline lambite dalle acque più cristalline che si possano immaginare e alberghi paradisiaci in cui si viene serviti e riveriti. Se hai prenotato un viaggio per le Maldive o ti piacerebbe farlo, è questo il sogno che ti aspetti una volta sceso dall’aereo.

Oggi, in onore della Giornata Mondiale degli Oceani, vorrei svelarvi uno dei lati nascosti di questi luoghi da favola. Ma iniziamo dalla mia storia. Sono partita per l’Atollo di Baa, Maldive, nel 2018, grazie ad un progetto di Citizen Science e Turismo Responsabile portato avanti da WWF Travel in collaborazione con La Compagnia del Mar Rosso. Grazie al supporto di Emilio Mancuso, Dott. in Scienze Ambientali, membro dell’Istituto per gli Studi sul Mare, presidente di Verdeacqua, istruttore e fotografo subacqueo, e chi più ne ha più ne metta, ma soprattutto mio caro amico, ho avuto la fortuna di scoprire le meraviglie dei reef e della megafauna delle Maldive. Purtroppo ho conosciuto anche l’altro lato della medaglia, la parte “nascosta” di questi paradisi terrestri e oggi vi racconterò la triste verità che si cela dietro le cartoline oniriche dei resort.

Durante questa vacanza abbiamo appreso le nozioni base della biologia marina applicandole a ciò che vedevamo durante immersioni e snorkeling, attraverso raccolte fotografiche, campionamenti di plancton ed osservazioni strumentali con una specifica attenzione alla sostenibilità, al rispetto dell’ecosistema marino, alle tradizioni e alla cultura degli abitanti del luogo

Periodo: settembre 2018

Luogo: Dharavandhoo, Atollo di Baa, Maldive

Obiettivo della spedizione: scoperta del reef dell’isola di Dharavandhoo e di Hanifaru Bay, Parco Marino protetto e zona di interesse biologico dell’UNESCO.

Dharavandhoo Island è situata nell’atollo di Baa a circa 20 minuti di volo o tre ore di barca da Malé, la capitale. Come in tutte le Maldive la religione è islamica ma, al contrario di quanto accade sulle isole occupate dai resort turistici, invasivi e incuranti della società maldiviana, qui è richiesta ai visitatori l’osservanza di alcune norme di comportamento previste dalla religione islamica. È presente, però, una spiaggia adibita appositamente al turismo in cui sarà possibile stare in costume senza interferire con la cultura locale. Soggiorniamo in una guest house a conduzione familiare così da supportare gli abitanti delle isole e non le grandi catene alberghiere che lucrano a discapito di ambiente e popolazioni. Solo qualche metro di verde ci separa da una spiaggia bianchissima e fra le palme si intravede l’azzurro del mare.

Due regole: i rifiuti plastici si mettono in borsa, si riportano a casa e non si interferisce con la fauna selvatica. Rifocillata dal lungo viaggio, mi infilo il costume e mi immergo ansiosa fra le onde, sognando le meraviglie della barriera corallina.

Emilio mi aveva avvertito che l’acqua sarebbe stato un po’ torbida a causa degli effetti del monsone di sud-ovest. In questo periodo si creano le condizioni ambientali favorevoli alla crescita del plancton e questo atollo accoglie mante e squali balena che si cibano di esso. Ma dove sono i colori da cartolina?! E perché è così sporco?

Mi trovo davanti uno scenario surreale. Nei primi 5/10 metri dalla superficie la barriera corallina è grigia, morta a causa di una corrente anomala di acqua calda sempre più frequente negli ultimi anni, chiamata El Niño, che ha ucciso tutte le madrepore e varie specie di coralli presenti nella parte superiore della barriera. Osservando con più attenzione posso anche distinguere piccoli pezzi di lenze, reti e minuscoli granelli di plastica galleggiare intorno a me. Rifiuti. Niente paradiso, nessun atollo incontaminato. Anche qui siamo passati e abbiamo danneggiato ciò che di bello la natura ha creato. Tornata a riva chiedo spiegazioni e vengo a conoscenza di Thilafushi, isola artificiale delle Maldive che da quasi 30 anni raccoglie milioni di tonnellate di rifiuti, una vera e propria discarica a cielo aperto su cui viene depositata tutta l’immondizia prodotta sulle isole. O meglio, prodotta dagli stupendi resort da favola che state sognando. Per permettere ai turisti di mantenere uno stile di vita basato sulla spensieratezza e sul relax totale arrivano a Thilafushi circa 300/400 tonnellate di rifiuti ogni giorno. 400 tonnellate di immondizia per il nostro divertimento.

Nei giorni successivi fra immersioni e snorkeling scopro finalmente la vita sottomarina maldiviana, infatti più in profondità l’ecosistema si è mantenuto e si possono ancora ammirare i mille colori di animali e coralli. Pausa pranzo post immersione, ci stiamo rifocillando e riposando quando i ranger di Hanifaru Bay avvisano il nostro biologo e guida, Emilio: «Le mante e gli squali balena sono entrati nella laguna». Finalmente! Per entrare nella baia di Hanifaru bisogna rispettare delle regole ferree ed evitare di disturbare gli animali. Il tempo massimo di permanenza è 45 minuti, è assolutamente vietato toccare gli animali, è vietato fare immersioni e bisogna limitare i movimenti. I ranger del parco sorvegliano con attenzione ogni turista. Immobile sulla superficie dell’acqua osservo incantata le mante nuotare intorno a me, così vicine che quasi mi sfiorano mentre io mi ritraggo con la paura di infastidire questi meravigliosi angeli giganti. Hanno un’apertura alare di 2/3 metri (più piccole delle loro cugine oceaniche che possono arrivare fino a 5 metri di diametro). Mi sono sentita minuscola accanto a questi meravigliosi animali ed avere il privilegio di vederle danzare in acqua è stata una delle emozioni più forti e più belle della mia vita!

Tornata in barca ascolto le lezioni di Emilio. Mante e squali balena sono pesci filtratori cioè si nutrono di plancton, invertebrati e piccoli pesci che trattengono dall’acqua ingerita, attraverso dei rastrelli branchiali che fungono da setaccio.

Penso ai pezzettini di plastica che ho visto il primo giorno sul reef. Nel 2017 l’ONU ha dichiarato che ci sono 51mila miliardi di particelle di microplastica nei mari, 500 volte più numerose di tutte le stelle della nostra galassia. Anche loro verranno ingoiati insieme all’acqua da questi animali, con effetti letali sulla loro salute. Attraverso gli organismi marini le microplastiche entrano nella catena alimentare e finiscono nuovamente sulle nostre tavole. Un paradiso terrestre rovinato dall’egoismo dell’uomo, talmente poco lungimirante da non rendersi conto di non essere superiore e distinto dall’ambiente in cui vive ma strettamente dipendente ed interconnesso.

Vi ho portato con me in questo viaggio nella speranza che possiate capire l’importanza del rispetto in ogni sua forma. Nella speranza che la prossima volta, durante la pubblicità di un resort di lusso, giriate la cartolina, portando alla luce anche il lato oscuro di queste bellissime isole. Scegliendo un turismo responsabile, in grado di rispettare i luoghi in cui andrete in vacanza, avrete il potere di essere parte del cambiamento, avrete la possibilità di essere parte della soluzione e non del problema.

Credits foto: Emilio Mancuso e Guido Villani

Sono un’atleta e nuoto sotto i colori della Marina Militare e della società sportiva Nuotatori Milanesi. Ho vinto 3 Europei junior di fondo consecutivi e partecipato a 4 edizioni dei Mondiali junior tra vasca e open water; sono salita 3 volte sul podio agli assoluti di Riccione negli 800 e nei 1500 sl. Studio Scienze Naturali all’Università Statale di Milano, faccio parte della community del Wwf YOUng da tre anni e sono Ocean Ambassador per Worldrise Onlus. Amo stare all’aria aperta, soprattutto in compagnia dei miei cavalli, ma ogni tanto, pur vivendo a Milano, sento il richiamo del mare e devo scappare a tuffarmi, immergermi o anche solo passeggiare al suo cospetto. Il mio nome significa “Creatura del mare” e lo ritengo una descrizione perfetta per me. La mia frase preferita: "Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo".

TOP

 

 

Nasce il nuovo progetto di comunicazione che unisce sotto un’unica piattaforma online gli appassionati del mondo dell’acqua declinato in tutte le sue forme.

 

La parola acqua deriva dal latino “aqua”, che a sua volta ha una radice indoeuropea, la stessa della parola onda, che passando dal greco diventa “unda” in latino.

Acqua e onda: ovvero identica radice linguistica per due elementi che non possono esistere l’uno senza l’altro. 

 

Le onde sono un movimento perpetuo, sono il fluido che rappresenta l’impulso positivo al cambiamento.

 

Da qui nasce l’avventura di “On the Blue”: che ogni giorno vi condurrà in un viaggio in compagnia di chi questo elemento lo vive e lo ha vissuto.

 

SEGUI LE NOSTRE

“ONDE BLU”!!!