Design e circolarità: la bioplastica MarinaTex fatta con il pesce

di Martina Grandori

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na continua rigenerazione, un ridare vita e nobiltà, un riutilizzare materiali di scarto presenti in natura - le alghe rosse e gli scarti del pesce - per inventare una bioplastica alimentare che le ha fatto vincere dell’International James Dyson Award nel 2019 - riconoscimento internazionale che premia le idee dei giovani designer impegnati nel campo della sostenibilità e dell’economia circolare. Grazie al quale ha fatto conoscere il suo progetto, partito dalla sua tesi incentrata su un’indagine sulla riduzione dello spreco di pesce (circa 50 milioni di tonnellate in tutto il mondo ogni anno, secondo le stime delle Nazioni Unite).

Lucy Hughes, inventrice di MarinaTex

Lei è Lucy Hughes, studentessa iscritta a Product Design all’Università del Sussex con due pallini, il design e la circolarità. Attenta sia eticamente, sia tecnologicamente alla tutela per l’ambiente, Lucy Hughes dopo vari studi, dopo aver toccato con mano quanto le pelli dei pesci e le loro squame fossero flessibili, duttili e forti, ha intuito il potenziale di questi elementi, a cui è seguita una fase di ricerca e sperimentazione. Ma mancava però qualcosa che stabilizzasse chimicamente la materia.

Lucy Hughes, inventrice di MarinaTex
Lucy Hughes, inventrice di MarinaTex

La soluzione è arrivata ancora una volta dal mare, dalle molecole di chitosano provenienti dai crostacei (il polimero che conferisce durezza e resistenza ai gusci) e di agar, un polisaccaride ricavato dalle alghe rosse, normalmente usato come gelificante naturale. Finalmente il brevetto MarinaTex è arrivato e con il premio vinto Lucy Hughes sta sviluppando ulteriormente il suo progetto di packaging biodegradabile alimentare che addirittura, volendo, è commestibile.

Un involucro alternativo che in 4/6 settimane si biodegrada senza dover essere compostato industrialmente, il tutto sfruttando sottoprodotti del mercato ittico: un merluzzo bianco atlantico potrebbe generare rifiuti organici sufficienti per produrre 1400 sacchi di MarinaTex. Altro aspetto incredibile di tutto questo è dove Lucy Hughes ha “cotto” la sua miscela per trasformarla in pellicola: nella cucina dell’alloggio per studenti, la bioplastica MarinaTex si produce a meno di 100 gradi centigradi.

Sono Martina Grandori, vivo quotidianamente con il senso dell’umorismo e alla ricerca dell’estetica, tento di migliorarmi ogni giorno in nome di una magica evoluzione, nutrendo il mio giardino degli interessi. Adoro scrivere, lo faccio da vent’anni in qualità di giornalista specializzata in lifestyle, prestata poi al mondo dell’ambiente e della sostenibilità. Sono madre di due bambine che hanno rivoluzionato la mia vita in positivo, da sempre vivo nella bellissima Milano, città che adoro perché ha moltissimo da offrire oltre allo smog.

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