Le cascate sottomarine, un fenomeno invisibile ma incantevole

di Redazione

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uando si sente parlare della cascata più alta visibile nel pianeta, il pensiero va rivolto al Salto Ángel, nel sud del Venezuela: precipitando da 979 metri di dislivello, dall’altopiano del monte Auyantepui nel cuore della foresta Amazzonica, essa supera abbondantemente anche l’edificio più alto al mondo, il Burj Khalifa di Dubai (163 piani per 829,80 metri).

Eppure, nessuno sospetterebbe che, in realtà, la cascata più alta del mondo è nascosta alla vista umana. La rivelazione è piuttosto stramba ma altrettanto veritiera e si riferisce allo stretto di Danimarca: è qui che si trova la cascata sottomarina da record, collocata nell’omonimo stretto dell’Atlantico del Nord, presso la lingua di mare che separa l’Islanda e la Groenlandia.

In quel punto, le acque fredde e dense – ergo, più pesanti – dei mari nordici scorrono verso il basso e si incontrano con il più caldo Mare di Irminger, creando un flusso stimato in 5 milioni di metri cubi al secondo. Lo sbalzo di temperatura spinge in giù tonnellate di acqua gelida, lungo un salto di 3.505 metri: una distanza più che tripla rispetto all’altezza del Salto Ángel e soltanto un terzo della profondità dell’Abisso Challenger, meglio noto come Fossa delle Marianne, il punto più profondo finora mai rilevato sulla Terra con i suoi 10.994 metri.

La cateratta dello stretto di Danimarca ha una portata d’acqua migliaia di volte maggiore rispetto a quella delle cascate del Niagara, che al confronto è di “appena” 2407 metri cubi al secondo. L’unico cruccio – non da poco – è che non è possibile goderne a occhio nudo, in quanto si può ammirare solo mediante illusioni ottiche frutto di simulazioni oceanografiche.

Gli oceanografi erano a conoscenza delle cascate sottomarine già negli anni Settanta dell’Ottocento, ma sia l’enorme profondità che l’area limitata impedirono ai tempi uno studio preciso. Solo negli anni Sessanta del secolo scorso, grazie ad attrezzature più moderne, ciò divenne possibile; fu così che, nel solo Oceano Atlantico, vennero scoperte diverse cascate sottomarine, tutte di grandi dimensioni. Ad esempio, la cascata del Ceará nel Nord Atlantico, tra i continenti del Sud America e dell’Africa, ha una portata compresa tra 1 e 2 milioni di metri cubi al secondo; quella del Rio Grande, a 20 gradi di latitudine sud, addirittura di 4 milioni, molto vicina ai numeri dello stretto di Danimarca.

Tra le più famose cascate sottomarine non può essere ignorata quella – stavolta nell’Oceano Indiano – di Le Morne Brabant, situata all’estremità sud-occidentale delle Mauritius. Si tratta di uno spettacolo di straordinaria bellezza, dovuto alla spiaggia bianchissima e alla bassa profondità che, in una cornice di natura selvaggia e incontaminata, affondano a loro volta nel mare cristallino verso un fondale più profondo, creando l’esclusivo effetto tridimensionale di un salto d’acqua subacqueo. A generarlo, tecnicamente, sono i depositi creati nei secoli dalla risacca: il risultato è infatti perfezionato dai fanghi in prossimità della costa, che causano una diversa colorazione del mare, le cui tonalità variano dal verde acqua al blu scuro.

In conclusione, al di là degli stupefacenti effetti estetici, va evidenziata anche l’importanza delle cascate oceaniche, ricordando che esse giocano un ruolo fondamentale nel mantenimento della salinità e del clima degli oceani stessi, così come hanno influenza sulla biologia marina. Un fenomeno tanto meraviglioso quanto essenziale in natura, che – se solo fosse possibile – sarebbe delittuoso non ammirare dal vivo.

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