
Nella giornata dell’apertura delle scuole, intervistiamo il Direttore dell’ITS Fondazione Caboto, la scuola di Tecnologia per il Mare
di Manuel Gavini
al 2015 ha sede presso il Palazzo della Cultura a Gaeta, ma la sua nascita risale a un lustro addietro: parliamo dell’Istituto Tecnico Superiore “Giovanni Caboto”, scuola di Tecnologia per il Mare, gestito dall’omonima Fondazione presieduta dal dottor Cesare D’Amico. Ai microfoni della redazione di “On The Blue” è intervenuto il direttore dell’ITS – dottor Clemente Borrelli – per raccontarne contenuti e finalità, a partire dai prodromi risalenti a oltre un decennio fa.


Dottor Borrelli, con quale mission nasce la scuola da lei diretta?
«L’ITS Fondazione Caboto nasce nel 2010 con l’obiettivo di dare una risposta ai fabbisogni formativi dello shipping e di tutto il settore economico che si sviluppa attorno al mare: dai trasporti alla logistica, dal turismo alla pesca, fino alla cantieristica. Lo scopo principale, in stretto collegamento con le aziende, è quello di formare tecnici specializzati, con particolare attenzione all’innovazione tecnologica e all’internazionalizzazione dei mercati».

Come si sviluppa e a cosa è finalizzata la formazione dell’ITS?
«La nostra offerta mira a formare ufficiali di coperta per la conduzione del mezzo navale, ufficiali di macchina per la gestione degli apparati e degli impianti di bordo, hospitality & food manager per le attività a servizio dei passeggeri sulle navi, ma anche personale per la gestione dei porti e dei servizi turistici, della logistica integrata e dei processi di spedizione. Si tratta di un percorso biennale o triennale, a seconda dell’indirizzo, in cui all’attività formativa si alterna a quella lavorativa sul campo».



Il valore conferito al mare da un Istituto come il vostro è possibile immaginarlo, può argomentarlo nel dettaglio?
«La prima risposta sta nell’intitolazione stessa della Fondazione a Giovanni Caboto, navigatore ed esploratore italiano della Repubblica di Venezia della seconda metà del Quattrocento, nativo di Gaeta e icona simbolo del mare per tutti noi suoi compaesani. Per quanto concerne nello specifico l’ITS, il mare rappresenta il punto di partenza e al contempo di arrivo per l’attività dei nostri allievi. Il primo spunto di riferimento per comprendere come poterci migliorare arriva proprio dall’acqua. Alla Fondazione attengono tutti quei servizi che trovano nel mare la sua risorsa fondamentale, dalla navigazione alla portualità, passando per la logistica. Non possiamo non tener conto dei principi di sostenibilità e rispetto del mare come componente fondamentale, che teniamo a trasmettere a tutti i nostri allievi».

Dal punto di vista strettamente personale, come descriverebbe il suo rapporto con l’acqua?
«Nonostante la mia originaria deformazione professionale non possa considerarsi di natura marittima, l’acqua rappresenta senz’altro una componente fondamentale della mia vita, non soltanto perché ora lavoro in questo contesto. La mia occupazione è il completamento di una passione innata: essendo originario di Gaeta, il mare fa parte della mia vita da quando ho ricordi coscienti, l’ho sempre vissuto come un momento ludico – dapprima in età infantile e poi, da adulto, nelle mie giornate di pesca – ma soprattutto come momento di riflessione. Sembra una banalità poetica, ma avere la fortuna di affacciarmi dalla finestra del mio ufficio e potermi godere il mare migliora le mie giornate, ricordandomi costantemente il privilegio di lavorare in una struttura che individua nell’acqua la sua risorsa primaria».


Com’è progredita negli anni la mission dell’ITS in relazione all’evoluzione tecnologica?
«L’ITS nasce e si sviluppa in un’area tecnologica di mobilità marittima sostenibile. Dal 2010 ad oggi, più che di un’evoluzione, parlerei di una vera e propria crescita dell’Istituto. Siamo partiti tenendo le lezioni in tre aule presso la struttura di uno dei soci fondatori, dopo appena cinque anni siamo arrivati al Palazzo della Cultura per offrire ai nostri allievi un servizio sempre più adeguato. Emblematica della nostra volontà di investire è la recente installazione di un’aula-laboratorio dotata di un simulatore di navigazione di ultima generazione, provvista di tutta la strumentazione di bordo a disposizione dei futuri ufficiali di coperta e di macchina».

Ha parlato di sostenibilità, fornendoci l’assist per parlare di tutela ambientale: come si colloca la posizione dell’ITS a tal proposito?
«Quello marittimo è un settore che deve necessariamente saper affrontare emergenze ambientali. Per questo, oltre alle competenze nozionistiche, promuoviamo valori etici, morali e comportamentali indispensabili agli studenti che si preparano ad assumere in futuro funzioni di comando e di gestione. I nostri studenti devono attenersi a un codice etico, rispettando un regolamento firmato da tutti che, in caso di trasgressioni, si ripercuote in sanzioni singole e collettive. Parlando di inquinamento dell’acqua o di plastica in mare si rischia sempre di scivolare nella retorica, pertanto mi limito a ribadire che lo strumento primario rispetto alla salvaguardia ambientale deve consistere nella formazione dei giovani. Formare significa rendere consapevoli e trasmettere sensibilità».

Come avete affrontato la pandemia?
«L’emergenza è stata gestita positivamente in quanto eravamo già dotati di una piattaforma e-learning modo efficiente, che ha offerto ai ragazzi l’opportunità di non fermarsi grazie alla formazione a distanza. Il settore della navigazione non è stato particolarmente compromesso, ma naturalmente qualche problema c’è stato, soprattutto per quanto concerne gli imbarchi dei nostri allievi, rimasti a bordo molti mesi più del dovuto: ciò ha inevitabilmente prodotto un “effetto tappo” per i nuovi allievi. A queste difficoltà si sono aggiunte naturalmente quelle del settore passeggeri, ma nel complesso la gestione della pandemia può dirsi molto efficace».

Può tracciare un bilancio dei risultati raggiunti sinora?
«La nostra scuola ha stabilito importanti collaborazioni con le maggiori compagnie di navigazione e aziende del settore marittimo, garantendo ai suoi allievi una formazione in alternanza, tale da offrire elevate opportunità occupazionali. Ad oggi i diplomati sono 237, ma è importante soprattutto sottolineare la percentuale degli occupati che, a un anno dal conseguimento del titolo, tocca il 96%, a fronte di una media nazionale dell’83%. Questo perché il punto di forza dell’ITS Caboto è l’applicazione di una metodologia molto attenta alle esigenze espresse dalle aziende: il costante dialogo con queste ultime permette di offrire risposte formative anziché proposte formative».

Obiettivi e margini di sviluppo a medio-lungo termine?
«I nostri obiettivi percorrono una triplice direzione: in primis, consolidare i rapporti con le importanti compagnie di navigazione a cui facevo riferimento, attivati grazie al livello di professionalità mostrato dai nostri allievi una volta inseriti nel circuito lavorativo. Questo è stato possibile anche grazie alla presenza tra i soci fondatori della società di navigazione D’Amico, una delle più importanti aziende del settore a livello internazionale, il cui amministratore delegato, dottor Cesare D’Amico, è presidente della Fondazione Caboto. In secondo luogo, vogliamo aprirci a nuove partnership e ampliarci strutturalmente, trasformando la sede già aperta a Civitavecchia in un vero e proprio polo distaccato. Infine, come ITS dobbiamo farci trovare pronti alla sfida che il premier Draghi e il ministro Bianchi hanno individuato quale principale leva di ripresa post-Covid per l’Italia, ossia investire al meglio le risorse assegnate all’istruzione e alla formazione».

Un ringraziamento al Dottor Borrelli per il tempo che ci ha dedicato e un plauso speciale al Dottor D’Amico per averci evidenziato tutto il suo orgoglio nel presiedere la Fondazione Caboto, con questa dichiarazione: «Da oltre dieci anni, l’ITS Fondazione Caboto rappresenta una straordinaria opportunità per i giovani professionisti del comparto marittimo italiano. I 237 giovani diplomati, a cui abbiamo dato l’opportunità di una formazione eccellente e che già sono entrati nel mondo del lavoro, rappresentano un patrimonio per il futuro del nostro settore, nonché una speranza per il nostro Paese. Mobilitare tutte le migliori energie per mettere a sistema le eccellenze del sistema formativo e imprenditoriale consente di arrivare a questi prestigiosi traguardi. È un orgoglio vedere ragazzi così motivati e preparati, porteranno sicuramente un valore aggiunto nei ruoli che andranno a ricoprire nei rispettivi settori di attività».
Approfittiamo dell’occasione per augurare un buon anno scolastico a tutti!