Arrivano le paillettes di alghe

La moda ricerca sempre di più la sostenibilità

di Martina Grandori

S

ono i decori più luminosi della moda, non stancano mai di piacere con i loro colori luccicanti e quel brio intrinseco che si portano dietro.

Le paillettes sono quel tocco di brio a cui gli stilisti ricorrono sempre con il sorriso. E oggi hanno un motivo in più per sceglierle come decoro per le loro creazioni. Se fino a poco tempo fa questi piccoli dischi scintillanti erano sempre stati in plastica, materiale oggigiorno bandito, adesso cambiano dna e vengono realizzate con le alghe marine. Una rivoluzione all’insegna dell’eleganza e sostenibilità, binomio di grande attualità visto che il mondo della moda si sta impegnando per impattare sempre meno sul pianeta Terra. Il primo stilista a cucirle su un tessuto è stato Philip Lim, tailandese, classe 1973, trapiantato a Orange County in California, insieme ad un nome influente della sostenibilità, l’americana Charlotte McCurdy, già ideatrice di molti progetti green e soprattutto di una moda rispettosa e a zero emissione di CO2.

Niente plastica e niente petrolio quindi, ma solo delle foglioline ottenute associando al materiale organico delle alghe il calore dell’estrazione del carbonio dall’atmosfera. Successivamente, la bioplastica ottenuta viene versata in degli stampi appositi, lasciata raffreddare e ritagliata a forma di paillettes. Les jeux sont faits, le alghe sono un materiale organico ed eclettico da cui si possono ottenere diversi generi di materiale e interessanti cromie. Tonalità tipiche della fotosintesi naturale, ma anche una forma allungata e dal taglio ricurvo, omaggio alla forma naturale delle alghe.

I pigmenti naturali impiegati ne permettono un effetto traslucido come le paillettes in plastica metallizzata. L’abito di Philip Lim è stato presentato durante il programma One x One della Fondazione Slow Factory, un incubatore di nuovi progetti e nuove
sinergie che promuove una collaborazione interdisciplinare.

In un progetto ecosostenibile come questo di Lim e McCurdy, anche il tessuto SeaCell dell’abito è ovviamente munito di un’attitudine etica. È realizzato in una fibra biodegradabile ottenuta con fibre vegetali sviluppata insieme a PYRATEX®, società di Madrid produttrice di questo tessuto traspirante, termoregolante, ottenuto dall’unione di alghe e bambù, materiale 100% riciclabile ottenuto da vegetali senza l’ausilio di trattamenti chimici. Una grande svolta nel mondo della moda che purtroppo continua a produrre un’elevata quantità di rifiuti e
di emissioni di CO2.

Sono Martina Grandori, vivo quotidianamente con il senso dell’umorismo e alla ricerca dell’estetica, tento di migliorarmi ogni giorno in nome di una magica evoluzione, nutrendo il mio giardino degli interessi. Adoro scrivere, lo faccio da vent’anni in qualità di giornalista specializzata in lifestyle, prestata poi al mondo dell’ambiente e della sostenibilità. Sono madre di due bambine che hanno rivoluzionato la mia vita in positivo, da sempre vivo nella bellissima Milano, città che adoro perché ha moltissimo da offrire oltre allo smog.

TOP

 

 

Nasce il nuovo progetto di comunicazione che unisce sotto un’unica piattaforma online gli appassionati del mondo dell’acqua declinato in tutte le sue forme.

 

La parola acqua deriva dal latino “aqua”, che a sua volta ha una radice indoeuropea, la stessa della parola onda, che passando dal greco diventa “unda” in latino.

Acqua e onda: ovvero identica radice linguistica per due elementi che non possono esistere l’uno senza l’altro. 

 

Le onde sono un movimento perpetuo, sono il fluido che rappresenta l’impulso positivo al cambiamento.

 

Da qui nasce l’avventura di “On the Blue”: che ogni giorno vi condurrà in un viaggio in compagnia di chi questo elemento lo vive e lo ha vissuto.

 

SEGUI LE NOSTRE

“ONDE BLU”!!!