Stamp House, l’edificio sull’acqua a zero emissioni

di Ludovica De Fazio

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ituato in Australia e più precisamente ai margini della foresta pluviale del Far North Queensland, Stamp House unisce un equilibrato movimento spaziale ad una scelta strategica del materiale per la sua costruzione.

L’acqua è uno degli elementi più difficili da gestire nel design, indipendentemente dalle tecniche applicate per il suo controllo (muri di sostegno, sistemi di impermeabilizzazione, siti sopraelevati), trova comunque un modo per superare e aggirare qualsiasi ostacolo, l’uomo ha da sempre cercato i metodi per fermarla, per dominarla.

Stamp House sembra vincere contro questo elemento della natura probabilmente perché è stata costruita direttamente sulla superficie dell’acqua applicando la filosofia del “se non puoi batterli, unisciti a loro.”

Questo resort-residenza, ospita un centro benessere privato e un’area residenziale, sorge in una zona tra le più verdi dell’Australia, considerato che la zona circostante conta oltre 70 parchi nazionali, è, però un territorio che nella stagione delle piogge vive condizioni climatiche estreme. La peculiarità del luogo ha influito notevolmente nelle scelte progettuali dello studio Charles Wright Architects, indirizzando la costruzione verso un’architettura sostenibile ad emissioni zero e capace di resistere persino ai violenti cicloni australiani, infatti il resort è classificato come rifugio anticiclone di classe 5.

Il materiale utilizzato per la costruzione dell’edifico, il calcestruzzo, è molto resistente agli agenti atmosferici naturali e ha consentito ai progettisti di plasmare un’opera non solo capace di garantire un’alta efficienza energetica (tenuta stagna, contenimento delle oscillazioni della temperatura interna, mantenimento della qualità dell’aria), ma gli ha permesso anche di raggiungere una qualità strutturale adeguata alle condizioni logistiche, metereologiche e atmosferiche esterne.

La planimetria dell’edificio, come del resto l’architettura dell’intera opera, se guardata dall’alto, ricorda un futuristico fiore di loto appoggiato su uno specchio d’acqua. Il progetto suddivide la struttura in un corpo centrale che ospita la lobby e diverse zone relax, una cucina, una zona comune per i pasti, una palestra ed una piscina plasmata nel calcestruzzo per la raccolta ed il trattamento delle acque meteoriche.

Dalla zona comune centrale si diramano, proprio come i petali di un fiore, le ali dell’edificio che ospitano le funzioni di residenza, di centro benessere e tutti i servizi collegati allo svolgimento della quotidianità. L’edificio si sviluppa su tre piani e conta un totale di 6 ali. L’accesso all’edificio avviene attraverso una passerella sospesa sull’acqua, e conduce al primo piano della struttura direttamente nel cuore del resort-residenza.

Tutta l’energia è rinnovabile, fornita dal grande impianto fotovoltaico e dall’accumulo di batterie, compensando l’uso dell’aria condizionata e dell’illuminazione a LED permette di alimentare Stamp House con zero emissioni. Durante le precipitazioni atmosferiche, l’intera area del tetto, grazie alla sua particolare conformazione, permette di raccogliere l’acqua piovana in un serbatoio interrato da 250.000 litri integrato con tutti i sistemi idraulici capaci di soddisfare i fabbisogni dell’intera struttura. Dotata anche di un impianto di trattamento avanzato della rete fognaria terziaria in loco e dell’ingegneria della massa termica isolata, la struttura in calcestruzzo è ideale considerata la particolare ubicazione, grazie alla sua intrinseca efficienza del lungo ciclo di vita e alle particolari proprietà del materiale capace di resistere l’ambiente tropicale umido e corrosivo.

L’architettura può essere vista come simultaneamente edonistica e organica, ma l’architetto non si fa illusioni sul reale significato di queste sperimentazioni strutturali ed estetiche. Piuttosto che accettare l’onnipresente grandezza delle montagne e lo splendore della foresta pluviale che ricopre i pendii, Stamp House ricambia e diventa una vera e propria opera di “land art”, la cui sagoma sovradimensionata è resa estremamente iconografica semplicemente dal suo riflesso nelle acque sottostanti.

Sono una studentessa di chimica farmaceutica, che tra una formula e l’altra, si dedica allo sport, in particolar modo a quello in acqua, luogo che mi appartiene da quando sono piccola e in cui mi sento libera e spensierata. Mi diverto a scrivere, leggere, viaggiare e conoscere posti e sensazioni nuove ogni giorno, per migliorarmi e per apportare sempre un qualcosa in più in tutto quello che faccio. Il mio motto è “Ad maiora” e non a caso vivo e studio nella città dove tutto è più grande e maestoso, Roma

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La parola acqua deriva dal latino “aqua”, che a sua volta ha una radice indoeuropea, la stessa della parola onda, che passando dal greco diventa “unda” in latino.

Acqua e onda: ovvero identica radice linguistica per due elementi che non possono esistere l’uno senza l’altro. 

 

Le onde sono un movimento perpetuo, sono il fluido che rappresenta l’impulso positivo al cambiamento.

 

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