Solari, ossibenzone e tutela dei coralli: ci vuole un po’ di buon senso

di Martina Grandori

N

on c’è giornale che in questo periodo dell’anno non esca con “speciale solari”, “speciale abbronzatura”, “i segreti per una tintarella sicura”, si legge veramente di tutto, per il comparto beauty il mondo dei solari è un settore importante a fine anno perché oggi alla doratura non si rinuncia.

Sebbene il sole non sia il miglior amico della pelle, rispetto a 30 anni fa oggi l’attenzione alla scelta è massima, ci si protegge e ci si informa e i prodotti sugli scaffali sono un mondo da scoprire. In un momento di grande attenzione alla tutela dell’ambiente, alla salute degli oceani, anche i solari sono saliti sul banco degli imputati perché contribuiscono allo sbiancamento dei coralli.

Le case produttrici più attente alla questione green per ridurre l’impatto sull’ecosistema marino hanno messo a punto nuove linee che sono resistenti all’acqua e hanno filtri solari meno idro-solubili (quelle che poi nuocciono alle specie marine), senza comprometterne l’efficacia.

Protezione solare ecosostenibile Water Soul di Comfort Zone

La salvaguardia degli oceani può coincidere quindi con le proprie scelte cosmetiche? Proteggersi dal sole fa veramente così male ai coralli? La risposta è che forse sono i cattivi comportamenti dell’uomo a lungo perpetrati, più che i bagnanti che si rinfrescano a danneggiarli. Infatti è scientificamente dimostrato che questo fenomeno è causato principalmente da cambiamenti climatici, batteri patogeni, inquinamento e dall’acidificazione degli oceani dovuta all’emissione di gas serra nell’atmosfera.

L’ingrediente all’indice, assolutamente da bandire per la comunità scientifica è l’ossibenzone, un filtro organico a base di carbonio presente in moltissime creme la cui principale funzione è assorbire i raggi UVA corti e UVB. L’ossibenzone è chiacchierato dalla comunità medico-scientifica anche per la nostra salute, a lui sono attribuiti possibili effetti collaterali al flusso sanguigno e al sistema endocrino, oltre a causare allergie.

Fonte: National Ocean Service

Come sempre in questi casi il sorvegliato speciale innesca allarmi allarmistici che andrebbero contestualizzati e dovrebbe prevalere il buon senso. Ma come mai l’ossibenzone è stato messo all’indice? La chiave si troverebbe in una reazione chimica che rende la sostanza potenzialmente pericolosa per gli anemoni di mare e per alcuni tipi di coralli, già soggetti al processo di sbiancamento dovuto al riscaldamento degli oceani.

Alle Hawaii dal 2021 sono state bandite le protezioni che lo contengono, i loro meravigliosi ecosistemi marini sono in grave pericolo e ogni misura di tutela non va scartata, perché se si contano le tonnellate di solari usati dai turisti, si tirano delle conclusioni poco rosee.

L’amara verità è però che l’allarme delle creme solari nemiche dell’ambiente marino si inserisce in un quadro assai più ampio di stravolgimenti ambientali e climatici. E forse ora si stanno cercando capri espiatori in ogni cosa, anche nelle creme delle vacanze.

Sono Martina Grandori, vivo quotidianamente con il senso dell’umorismo e alla ricerca dell’estetica, tento di migliorarmi ogni giorno in nome di una magica evoluzione, nutrendo il mio giardino degli interessi. Adoro scrivere, lo faccio da vent’anni in qualità di giornalista specializzata in lifestyle, prestata poi al mondo dell’ambiente e della sostenibilità. Sono madre di due bambine che hanno rivoluzionato la mia vita in positivo, da sempre vivo nella bellissima Milano, città che adoro perché ha moltissimo da offrire oltre allo smog.

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