Rachel Carson: storia di un pellegrinaggio sull’oceano

di Manuel Gavini

«P

iù riusciamo a focalizzare la nostra attenzione sulle meraviglie e le realtà dell’universo attorno a noi, meno dovremmo trovare gusto nel distruggerlo».

Parole e musica di Rachel Louise Carson, mente illuminata statunitense che dedicò la sua vita, in pieno Novecento, alla tutela dell’ambiente. Nata a Springdale il 27 maggio 1907, la zoologa e biologa marina scrisse diversi libri, il più prestigioso dei quali – Silent Spring, “Primavera Silenziosa” – riscosse un enorme seguito e, di fatto, lanciò il movimento ambientalista.

Rachel Carson fece clamore anche per il suo (fino ad allora inedito) pellegrinaggio sull’oceano, evento che contribuì a fare di lei la prima ambientalista, l’antesignana più longeva di Greta Thunberg – per dirla in termini attuali – che il pianeta ricordi. Infatti, terminato il college nell’estate 1929, l’allora ventiduenne Rachel iniziò un lunghissimo viaggio tra la sua città natale e Cape Cod che la portò per la prima volta sull’oceano: un incontro che, oltre a cambiare per sempre la sua vita, l’avrebbe consegnata irreversibilmente alla storia.

Rachel dedicò al mare gran parte dei suoi studi, con una competenza che solo chi aveva affrontato quel viaggio della vita poteva sfoderare. Il suo lavoro confluì in quella che la critica ha simbolicamente e unanimemente ribattezzato come la “biografia del mare”, dal titolo “Il mare intorno a noi”. La prima pubblicazione del volume va registrata nel luglio 1951, ma il successo planetario riscosso diede il là a molteplici ristampe, l’ultima delle quali nel 2019.

Nonostante risalgano a 60 anni fa, i contenuti dell’opera risultano attualissimi. Grazie a un’espressione consapevole e a tratti poetica, la Carson riuscì a comunicare l’importanza degli oceani e raccontare la vita da essi ospitata: le origini dei bacini, gli antichissimi mari formatisi dopo secoli di piogge incessanti, la potenza delle maree e dei venti che modellano i continenti, la flora e la fauna – dai microorganismi agli enormi capodogli – che animano gli abissi. Alla luce dei cambiamenti climatici che hanno modificato gli oceani, la graduale scomparsa della barriera corallina e lo scioglimento delle calotte polari, il testo rappresenta, da un lato, un’opera pioniera e coinvolgente anche in chiave interpretativa contemporanea e, dall’altro, un costante monito sulla fragilità degli oceani e delle forme di vita che vivono al loro interno.

La popolarità raggiunta fu mondiale: basti pensare alle milioni di copie, tradotte in ben 28 lingue, vendute in tutto il pianeta. Inoltre, “Il mare intorno a noi” ebbe anche il merito di ispirare un documentario che avrebbe poi vinto il Premio Oscar e conseguito numerosi riconoscimenti internazionali, come il National Book Award e la John Borroughs Medal.

Tornando alla sua opera prima di fama internazionale, “Primavera silenziosa” – edita nel settembre 1962, ad appena un anno e mezzo dalla morte – riguardò meno specificatamente il tema acqua e più genericamente la salvaguardia dell’ambiente, raccogliendo un successo, se possibile, ancor maggiore. Pubblicato a puntate sul “New Yorker” e poi raccolto in un volume unico, il libro ripropone le annose ricerche della Carson, analizzando i pericoli che i paesi occidentali correvano con il massiccio impiego degli insetticidi e, in particolare, concentrandosi sugli effetti nell’ambiente dei DDT. Tra le sostanze tossiche, Carson segnalava anche i diserbanti contenenti arsenico che, in elevate concentrazioni, inquinano le riserve acquifere..

I contenuti di “Primavera Silenziosa” alimentarono i dibattiti che mettevano in contrapposizione le istanze naturali a quelle della società occidentale, inondando di tensioni il Novecento prima e il XXI secolo poi. Scossero tanto l’opinione pubblica quanto la comunità scientifica, con risultati tuttavia alterati da un fattore che, nostro malgrado, è noto a tutti: l’ingerenza delle lobbies economiche e, consequenzialmente, politiche. Un mondo con meno zanzare che trasportano la malaria e meno piante infestanti nei campi dove viene coltivato ciò che mangiamo è una prospettiva più che auspicabile, ma difficilmente raggiungibile al giorno d’oggi e, men che meno, ai tempi della Carson.

Mi chiamo Manuel, ho 33 anni e osservo da sempre con interesse ogni forma acquatica generosamente offerta dalla natura. Laureato con lode in Relazioni Internazionali nel 2012, dal gennaio successivo sono iscritto all’Ordine dei Giornalisti. Il mio hobby preferito è viaggiare, ovunque, ma quando devo scegliere tra mare e montagna non ho dubbi: il richiamo dell’acqua è troppo forte! In questa foto mi trovo a Capri, durante la mia ultima vacanza "on the blue", immerso nell’inestimabile panorama con vista Faraglioni.

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Nasce il nuovo progetto di comunicazione che unisce sotto un’unica piattaforma online gli appassionati del mondo dell’acqua declinato in tutte le sue forme.

 

La parola acqua deriva dal latino “aqua”, che a sua volta ha una radice indoeuropea, la stessa della parola onda, che passando dal greco diventa “unda” in latino.

Acqua e onda: ovvero identica radice linguistica per due elementi che non possono esistere l’uno senza l’altro. 

 

Le onde sono un movimento perpetuo, sono il fluido che rappresenta l’impulso positivo al cambiamento.

 

Da qui nasce l’avventura di “On the Blue”: che ogni giorno vi condurrà in un viaggio in compagnia di chi questo elemento lo vive e lo ha vissuto.

 

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