Nel blu dipinto di blu: la denim art di Ian Berry

di Martina Grandori

E'

considerato uno degli artisti più rilevanti under 30, la sua sperimentazione materica con la tela più famosa al mondo è già considerata un ottimo investimento nel campo dell’arte contemporanea.

Lui è Ian Berry, passaporto inglese, classe 1984, e una predilezione per quell’indaco iconico dei jeans, tanto da utilizzare per le sue opere solo l’inimitabile tela che deve i suoi natali ai genovesi nel lontano Medioevo.

Una passione come naturale derivazione delle sue origini: nasce e cresce a Huddersfield, nord dell’Inghilterra, cittadina rinomata per l’industria tessile e per la qualità delle sue lane.

Le fibre lo incuriosiscono, fanno parte della sua infanzia diventando il punto di partenza della sua indagine pittorica, lascia una carriera come art director per dedicarsi al suo talento: realizzare opere d’arte con minuscoli pezzi di jeans che sono sempre di seconda mano, perfetta dimostrazione di come l’effimero possa essere circolare.

Un collage di fardelli di jeans lavati un’unica volta (ma mai candeggina, solventi o additivi nocivi all’ambiente) per creare effetti di dissolvenza, sovrapposti e tenuti insieme dalla colla in nome di un effetto tridimensionale molto interessante, un effetto materico che rende diversa la sua pittura e ne fa in pochi anni una stella del panorama internazionale.

Nel frattempo Ian Berry viaggia, amplia i suoi orizzonti, conosce nuove realtà, prende ispirazione per i suoi quadri descrittivi come ritratti: ha vissuto e lavorato a Sydney, a Skane (Svezia) e ad Amsterdam, per poi aprire il suo studio a Poplar, East London.

Qui archivia centinai di capi usati o donati dalle stesse aziende, suddivisi secondo la sua eccezionale sensibilità cromatica, sempre all’insegna della palette dei blu. Il blu è trasporto, il blu è un macro mondo dalle infinite sfumature e tonalità che il cotone più democratico al mondo possiede più di tutti.

 Inevitabile una collaborazione con il colosso Levi’s: a settembre 2020 il talento di Berry viene celebrato con una personale al Levi Strauss Museum a Buttenheim, Germania, come tributo al padre fondatore del denim contemporaneo, Levi Strauss che nacque qui nel 1829. Una retrospettiva dedicata all’artista britannico con esposte anche i celebrati Behind Closed Doors, dove racconta scorci di realtà americana e Hotel California, in cui il jeans è utilizzato per riprodurre l’acqua di piscine cristalline.

I suoi lavori fotorealistici piacciono moltissimo anche ai critici, New York già nel 2017, lo accoglie a braccia aperte con la mostra Secret Garden, un successo; San Francisco gli concede l’onore di una installazione permanente al New San Francisco Flower Mart, ma le sue denim exhibition girano anche l’Europa, in particolare è Londra a celebrarlo con diverse mostre. 

Arrivano anche le commesse dal jet set, da Giorgio Armani, alla Ayrton Senna Foundation a Lapo Elkan al chitarrista dei Blondie Tommy Kessler all’attrice e modella Eunice Olumide.

Sono Martina Grandori, vivo quotidianamente con il senso dell’umorismo e alla ricerca dell’estetica, tento di migliorarmi ogni giorno in nome di una magica evoluzione, nutrendo il mio giardino degli interessi. Adoro scrivere, lo faccio da vent’anni in qualità di giornalista specializzata in lifestyle, prestata poi al mondo dell’ambiente e della sostenibilità. Sono madre di due bambine che hanno rivoluzionato la mia vita in positivo, da sempre vivo nella bellissima Milano, città che adoro perché ha moltissimo da offrire oltre allo smog.

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