Localizzato il relitto dell’Endurance dopo 107 anni

di Redazione

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a notizia è clamorosa e risale ad appena pochi giorni fa: dopo la bellezza di quasi 107 anni è stato localizzato in Antartide, a 3.008 metri di profondità nel Mare di Weddell – sei chilometri più lontano dal punto in cui l’imbarcazione si inabissò nel 1915 – il relitto dell’Endurance.

Ernst Shackleton
Endurance

A divulgare l’annuncio, lo scorso 9 marzo, è stata l’associazione Falkland Maritime Heritage Trust (FMHT), aggiungendo che la storica nave della missione, comandata oltre un secolo fa dall’esploratore britannico di origine irlandese Ernest Shackleton, versa in ottimo stato.

Dopo settimane di meticolose indagini, grazie all’apporto di droni sottomarini di precisione, la spedizione Endurance22 organizzata dalla stessa FMHT ha dunque raccolto i frutti della missione a distanza siderale dal naufragio della nave, registrato il 21 novembre 1915 tra lo strato di ghiaccio marino (pack) derivante dallo sgretolamento della banchisa. Le ricerche di una tra le più famose navi nella storia delle esplorazioni era partita lo scorso febbraio, non senza remore a causa delle proibitive condizioni climatiche.

La squadra di ricercatori è stata coadiuvata da una rompighiaccio sudafricana, Agulhas II, e da due sommergibili ibridi, manovrabili da remoto ma capaci anche di muoversi autonomamente. Per il buon esito della spedizione è stato necessario un investimento di 10 milioni di dollari, generosamente elargito a fondo perduto da un finanziatore che ha preferito mantenere l’anonimato. L’equipaggiamento dei due sommergibili ha scandagliato il fondale del Mar di Weddell per 12 ore al giorno, venendo sostituito al momento del ritrovamento da videocamere ad alta risoluzione e altri strumenti per filmare il relitto.

John Shears, il geografo a capo della missione, ha rivelato senza mezzi termini alla BBC di aver «portato a termine la più complicata ricerca di un relitto al mondo, lottando costantemente contro iceberg, tempeste e temperature fino a -18 °C e facendo qualcosa che molte persone ritenevano impossibile». Shears ha infine rivelato di essere rimasto letteralmente «a bocca aperta» nel momento in cui ha letto per la prima volta il nome della nave, ancora integralmente decifrabile, inciso sulla chiglia praticamente integra.

Il successo della missione esplorativa è reso ancora più entusiasmante dalle eccellenti condizioni generali in cui si è manifestato l’Endurance: infatti, come spiegato dal direttore della spedizione Mensun Bound, l’assenza di organismi che si nutrono del legno e le temperature piuttosto basse del fondale hanno preservato bene il relitto. Il legno della nave presenta naturalmente i danni dovuti all’inabissamento, quando la pressione del ghiaccio ruppe lo scafo facendola affondare, ma – conferma Bound – «parliamo senza esagerare del relitto ligneo meglio conservato che abbia mai visto», al punto che le fotografie e le riprese effettuate risultano molto simili alle immagini scattate all’epoca dal fotografo Frank Hurley.

Si tratta di un ritrovamento dal forte impatto emozionale, non solo perché mai nessuno era riuscito a individuare l’Endurance prima d’oggi, ma soprattutto per il valore simbolico che rievoca lo storico naufragio della nave che, partita dal porto inglese di Plymouth il 9 agosto 1914, voleva attraversare l’Antartide via terra passando dal Polo Sud con slitte trainate da cani e coprendo una distanza di quasi tremila chilometri. Essa, tuttavia, andò alla deriva per dieci mesi prima di sprofondare, ma Shackleton riuscì fortunatamente a portare l’equipaggio in salvo. Pertanto, quello che viene tutt’ora considerato un monumento dell’Antartide, è rimasto dov’è e nulla è stato riportato in superficie, nemmeno semplici oggetti appartenuti all’equipaggio come indumenti e stoviglie.

Il relitto dell’Endurance ospita altresì una grande varietà di creature marine – da spugne a ricci di mare, passando per diverse tipologie di stelle marine – le cui immagini, insieme alle foto inedite e ai video ripresi dai ricercatori che hanno preso parte alla spedizione, saranno divulgate in un documentario speciale sulla missione, già commissionato allo stesso team di scienziati da National Geographic, che uscirà il prossimo autunno.

Credits Photo: Falkland Mritime Heritage & National Geographic

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