Livia Amidani Aliberti Summit 2021 Spazi blu

Livia Amidani Aliberti: «Ricercare armonia tra acqua e spazi sociali»

di Roberto Parretta

L

ivia Amidani Aliberti sarà fra i relatori dell’ultimo spazio della prima giornata di lavori del Summit 2021: Non Executive Director di lunga esperienza, da pochi mesi nel consiglio di amministrazione della Cassa Depositi e Prestiti, prenderà parte alla discussione sugli “Spazi blu”.

Ecco le sue risposte alle nostre 3 domande che nei prossimi giorni, fino all’apertura, rivolgeremo agli altri importanti relatori del Summit2021.

CI RACCONTI IL TUO RAPPORTO CON L’ACQUA?

«Sono nata vicino al mare e ho passato i miei primi 20 anni tra le vasche, sia d’acqua dolce che salata. Non c’era festa o weekend che non mi vedessero con la testa bagnata. Poi con il tempo, quando il cloro ha smesso di far diventare biondi i miei capelli neri, l’acqua è tornata a essere un elemento di gioco più che di impegno. La grande familiarità con l’acqua mi ha concesso grande dimestichezza con gli sport acquatici, regalandomi tante soddisfazioni e momenti spensierati. E rimango sempre una grande nuotatrice di fondo, capace di entrare in mare e uscirne un’ora e qualche chilometro dopo, quando fuori è buio e le onde sono alte».

COME RAPPRESENTERESTI IL RUOLO DELL’ACQUA?

«L’acqua è vita, è pericolo, è sofferenza, speranza. Nonostante copra il 71% della terra, l’acqua è tra le risorse più scarse della terra: basti pensare che a soffrirne la mancanza è quasi il 50% degli abitanti. Ed è anche uno degli elementi della natura che maggiormente può causare danni, con inondazioni o tsunami. Risorsa scarsa, preziosa, da preservare e valorizzare. Come? in inglese si dice “every little counts”, ovvero ogni piccolo azione avrà un impatto: è per questo che nel nostro contesto di un sistema di impianti natatori armonico con lo spazio sociale, ritengo che sia importantissimo valorizzare questo elemento, innanzitutto come vita. Vita e gratitudine per chi trae beneficio dall’immergersi nell’acqua, sia a livello emotive che fisico. Poi possiamo pensare al potenziale di consapevolezza ed educazione di chi utilizza strutture pensate e realizzate per sfruttare tutte le opportunità di preservare la risorsa, con una sostenibilità non astratta, ma vissuta ad ogni tuffo. Infine, un contributo alla sostenibilità non solo ambientale ma anche sociale, la S di ESG (dall’inglese di Environmental, Social e Governance, i tre fattori centrali nella misurazione della sostenibilità di un investimento), che si potrà ottenere posizionando gli impianti al centro del tessuto sociale, un’opportunità di valorizzare le comunità come momento di aggregazione, identificazione, forza del singolo e di Gruppo.

COSA SONO E QUALI SONO I TUOI SPAZI BLU?

«Io ho avuto una grande fortuna nella vita: un fratello special, Claudio, un cucciolone con un cromosoma in più. E grazie a lui ho capito che l’acqua è libertà, consapevolezza di sé armonia e bellezza. La zona blu di Claudio era entrare in piscina e sentirsi bello, capace, indipendente. In suo onore, questo è il mio primo spazio blu. Il secondo è il mare, dove i pensieri e i respiri sono scanditi dal rumore delle bracciate, dove amo vedere da sott’acqua il gioco delle mani che infrangono la superficie, dove le onde viste dal basso verso l’alto, danzano tra di loro. La terza zona blu è scendere in apnea e curiosare nell’ambiente marino. In questi ultimi anni la curiosità ha lasciato il passo ai dubbi, scatenati dai cambiamenti veloci dell’ambiente marino. Ad esempio, quest’anno in Grecia ho notato la veloce diffusione del pesce leone, animale feroce e velenoso, arrivato anche – si dice – grazie al riscaldamento globale. Rapida diffusione anche per una specie di riccio ad aculei lunghi, tipico degli ambienti tropicali che sta ora tappezzando i fondali contemporaneamente alla sparizione del riccio nostrano, oggetto di pesca spesso eccessiva. Negli anni ho assistito alla progressiva sparizione di pesci, conchiglie e all’aumento dell’inquinamento da plastica e allevamenti intensivi; mai come quest’anno ho toccato con mano l’impatto del riscaldamento degli oceani. Il bello dell’acqua è che gli spazi blu di ciascuno di noi sono diversi e tutti ugualmente belli. Infinite sfumature di blu, ad ognuno la sua.».

Ho iniziato ad appassionarmi di sport dalla nascita e da 20 anni sono collaboratore della Gazzetta dello Sport. Ho seguito tantissime discipline: principalmente rugby (corrispondente in 3 edizioni dei Mondiali in Francia, Nuova Zelanda e Inghilterra e tutti i Sei Nazioni dal primo del 2000), poi fra gli altri equitazione, taekwondo, surf, atletica leggera e ovviamente anche nuoto. I miei risultati sportivi di maggior rilievo? Ultimo nelle batterie dei 50 stile libero al memorial Boscaini del 1985 e medaglia di bronzo al Settecolli 2019 nei 50 stile dei giornalisti!

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Nasce il nuovo progetto di comunicazione che unisce sotto un’unica piattaforma online gli appassionati del mondo dell’acqua declinato in tutte le sue forme.

 

La parola acqua deriva dal latino “aqua”, che a sua volta ha una radice indoeuropea, la stessa della parola onda, che passando dal greco diventa “unda” in latino.

Acqua e onda: ovvero identica radice linguistica per due elementi che non possono esistere l’uno senza l’altro. 

 

Le onde sono un movimento perpetuo, sono il fluido che rappresenta l’impulso positivo al cambiamento.

 

Da qui nasce l’avventura di “On the Blue”: che ogni giorno vi condurrà in un viaggio in compagnia di chi questo elemento lo vive e lo ha vissuto.

 

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