Le aragoste di Philip Colbert a Roma

di Redazione

L'

hanno ribattezzato il figlioccio di Andy Warhol, lui è Philip Colbert, artista scozzese classe 1979 rinomato a livello internazionale che approda per la prima volta a Roma in questi giorni con un progetto di arte pubblica presentato in collaborazione tra il Municipio Roma I Centro e Bam s.r.l. e sviluppato da Studio Philip Colbert e Catherine Loewe, la modella svizzera ageless e madre di 4 figli, dal titolo “Lobster Empire”.

Philip Colbert

La personale di Philip Colbert inaugura oggi a Roma con 12 opere dal sapore molto pop e molto colorato, che fino all’8 gennaio 2023 darà un tocco di brio e di insolito alla famosa via Veneto con sculture di grandi dimensioni e diversi materiali – alluminio, bronzo e acciaio – “vestite” con opere d’arte famose come l’Orinatoio di Duchamp, i Girasoli di Van Gogh o lo Squalo di Damien Hirst, la più grande è King Lobster con 6 metri di altezza.

Philip Colbert

Protagonista indiscussa di questa invasione artistica l’aragosta, una sorta di alter ego dell’artista, “un cartone animato contemporaneo protagonista del Surrealismo” come la definisce il poliedrico Philip Colbert. Ed è proprio il crostaceo il soggetto feticcio centrale nelle sue opere satiriche e sfacciate, attorno alla quale l’artista ha costruito la sua fama, lanciando nei mesi scorsi un innovativo progetto comunitario sul metaverso: “Lobstars”, una collezione di 7777 aragoste NFT, tra cui alcune molto rare e preziose

Lobsteropolis di Philip Colbert

E come ogni artista contemporaneo lo è anche nei tempi, Colbert ha creato nel metaverso Lobsteropolis City, città virtuale dedicata all’aragosta che Colbert ha fondato sulla piattaforma Decentrentraland.

Pop Mart di Philip Colbert

Un progetto con un risvolto anche ambientale, infatti la cospicua somma ricavata dall’operazione di vendita sul metaverso delle 7777 aragoste è stata devoluta alla ricerca a favore del benessere di questi animali marini, in linea con le ultime direttive del governo britannico che, in quanto essere senzienti, vieta di bollirle da vive.

Un curriculum importante quello di Philip Colbert con mostre in tutto il mondo, dalla Tate Modern di Londra, Van Gogh Museum di Amsterdam, Modern Art Museum di Shanghai, Hong Kong Museum of Art, Multimedia Art Museum di Mosca, a note gallerie come la Sejong Gallery di Seoul, la Whitestone Gallery di Taipei, la Saatchi Gallery di Londra e Los Angeles e la Gallery Nichido di Tokyo.

Wally Simpson indossa Lobster Dress
Lobster Dress firmato Elena Schiapparelli

Ma facciamo un passo indietro, l’aragosta in passato ha ispirato artisti e stilisti.

Salvator Dalì ne era letteralmente affascinato, associandola al potere seduttivo della donna, fotografò modelle nude coperte con da sola aragosta oppure il Lobster Telephone realizzato da Dalì nel 1936 in cui la coda dell’aragosta (cioè dove sono situati gli organi sessuali dell’animale) poggia dove la bocca dell’uomo deve parlare.

Isabelle Blow con la collana Swarovski
Lady Gaga indossa il cappello a forma di aragosta

Indimenticabile l’abito firmato Elsa Schiapparelli indossato dalla Wally Simpson e fotografato da Cecil Beaton per Vogue dove il pittore raffigurò un enorme aragosta sulla gonna; Isabelle Blow, musa di stilisti e fotografi, ne andava matta e famosissime sono le sue foto con una collana di Swarovski disegnata da Erik Halley o di lei con indosso un cappello con le sembianze del crostaceo, ripreso poi anche dalla camaleontica Lady Gaga.

Philip Colbert

Sono Martina Grandori, vivo quotidianamente con il senso dell’umorismo e alla ricerca dell’estetica, tento di migliorarmi ogni giorno in nome di una magica evoluzione, nutrendo il mio giardino degli interessi. Adoro scrivere, lo faccio da vent’anni in qualità di giornalista specializzata in lifestyle, prestata poi al mondo dell’ambiente e della sostenibilità. Sono madre di due bambine che hanno rivoluzionato la mia vita in positivo, da sempre vivo nella bellissima Milano, città che adoro perché ha moltissimo da offrire oltre allo smog.

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