
Lo studio è dell’Imperial College di Londra commissionato da Swim England.
acqua della piscina può inattivare il virus Covid-19 in soli 30 secondi nelle giuste condizioni. Lo rivela uno studio dei virologi dell'Imperial College di Londra. I risultati, non pubblicati però in nessuna rivista di revisione paritaria, suggeriscono un rischio di trasmissione incredibilmente basso del Covid-19 nell'acqua della piscina. A commissionare lo studio sono stati Swim England, l'azienda di nuoto per neonati Water Babies e la Royal Life Saving Society UK (RLSS UK). Mentre le piscine coperte inglesi hanno riaperto lunedì 12 aprile, come parte della tabella di marcia del governo per allentare le restrizioni, Jane Nickerson, amministratore delegato di Swim England, ha definito questi risultati una «notizia fantastica».
Lo studio sull’acqua delle piscine è stato intrapreso dal principale virologo ed esperto di virus respiratori, la professoressa Wendy Barclay, insieme al ricercatore Jonathan Brown e al tecnico di ricerca Maya Moshe dell’Imperial College di Londra e al progetto gestito da Alex Blackwell, responsabile delle piscine e delle strutture di Water Babies. Nello studio sono stati esaminati gli effetti dell’acqua della piscina sul virus SARS-CoV-2, per valutare la quantità di tempo e il contatto necessari per inattivare il virus a livelli variabili di cloro e pH. La ricerca ha stabilito che 1,5 mg per litro di cloro libero con un pH compreso tra 7 e 7,2 riducono l’infettività del virus di oltre 1.000 volte entro 30 secondi. Ulteriori test su diversi intervalli di cloro libero e pH hanno confermato che nell’acqua della piscina è più efficace con un pH più basso, il che è in linea con le attuali linee guida per la riapertura degli impianti. La professoressa Barclay dell’Imperial College ha spiegato: «I test sono stati eseguiti nei nostri laboratori ad alto contenimento a Londra. In queste condizioni di sicurezza, siamo in grado di misurare la capacità del virus di infettare le cellule, che è il primo passo nella sua trasmissione. Mescolando il virus con l’acqua della piscina che ci è stata consegnata dal team Water Babies, abbiamo potuto dimostrare che il virus non sopravvive: non era più contagioso. Questo, insieme all’enorme fattore di diluizione del virus che potrebbe penetrare in una piscina attraverso una persona infetta, suggerisce che la possibilità di contrarre Covid-19 dall’acqua della piscina è trascurabile».
Jane Nickerson ha quindi commentato: «Questi risultati suggeriscono che il rischio di trasmissione dall’acqua della piscina è basso e si aggiunge all’evidenza che le piscine possono essere ambienti sicuri e protetti se vengono prese misure appropriate. Una notizia fantastica in coincidenza con la riapertura delle piscine coperte di lunedì 12 aprile per gli operatori, i nostri membri e le società che prendono parte a tutti i nostri sport, per tutti coloro che fanno affidamento sull’acqua per rimanere fisicamente attivi. I risultati confermano che le linee guida che abbiamo fornito agli operatori sono corrette e daranno a tutti coloro che tornano in acqua la tranquillità di farlo in sicurezza».
FOTO CLAUDIO FURLAN – LAPRESSE
data di pubblicazione 13 aprile