Il suono degli oceani

di Redazione

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a dott.ssa Kate Stafford, una delle principali oceanografiche dell’Applied Physics Lab e professoressa presso la School of Oceanography della Washington University, ha lavorato per tutta la vita negli habitat marini in tutto il mondo, dai tropici ai poli, ed è stata abbastanza fortunata da aver visto (e registrato) le balenottere azzurre in ogni oceano in cui si trovano. Proprio a seguito di questa sua particolare ricerca sul suono degli abitanti degli oceani ha potuto collaborare con artisti di tutto il mondo, fornendo loro le singolari musicalità per la realizzazione di straordinarie mostre d'arte multimediale. Una delle ricerche della dott.ssa Stafford si concentra sul cambiamento dell'ambiente acustico dell’Artico e su come i cambiamenti climatici e l’inquinamento acustico creato dagli uomini potessero influenzare i mammiferi marini.

Nel 2017 la dott.ssa Kate Stafford racconta dettagliatamente i risultati della sua ricerca in una pubblicazione video che vi invitiamo a visionare al seguente link

Kate Stafford: How human noise affects ocean habitats | TED Talk

«Anche se i suoni non si possono udire in superficie», comunica la Stafford, «il mondo dei suoni sottomarini echeggia come la giungla e la foresta pluviale. Gli invertebrati, come i gamberi, i pesci e i mammiferi marini fanno tutti uso di suoni per studiare il proprio habitat, per mantenersi in contatto tra loro, per orientarsi per rilevare predatori e prede. Ascoltano i suoni per capire meglio l’ambiente che li circonda».

«[….] noi esseri umani siamo animali che usano principalmente la vista. Per molti, ma non tutti, la vista è il mezzo con il quale scopriamo il mondo. Per i mammiferi marini che vivono sott’acqua, dove scarseggiano i segnali chimici e la luce, l’udito è il senso attraverso il quale poter vedere».

«[….] Nell’Artico, questo è molto importante, perché non solo i mammiferi marini artici devono sentirsi l’un l’altro, ma devono anche sentire i segnali dell’ambiente che indicano ghiaccio spesso o mare aperto sopra di loro. Ricordate, nonostante trascorrano gran parte della loro vita sott’acqua, sono mammiferi, e devono risalire in superficie per respirare». 

«Nel corso degli ultimi 30 anni, zone dell’Artico hanno subito una diminuzione del ghiaccio stagionale dalle sei settimane ai quattro mesi, [….] che sta causando perdite di habitat agli animali che vivono sui ghiacci marini, come le foche, i trichechi, gli orsi polari. [….] I cambiamenti climatici e la diminuzione del ghiaccio stanno inoltre alterando il panorama sonoro dell’Artico. [….] che  descrive tutti coloro che contribuiscono a creare questi rumori. Ciò che sentiamo nei nostri idrofoni sono i suoni veri e propri dei cambiamenti climatici. Sentiamo quei suoni su tre fronti: aria, acqua, terra»

«Primo: aria. Il vento sull’acqua crea le onde. Queste onde creano la spuma, che si infrange, e, rompendosi, fa un rumore che ricorda un sibilo o un’ interferenza sullo sfondo. [….] Ma con la diminuzione del ghiaccio stagionale, non solo nell’Artico ora si sentono i rumori delle onde, ma il numero delle tempeste e la loro intensità sta aumentando. Tutto ciò aumenta il livello dei rumori in un oceano in cui regnava la quiete»

«Secondo: acqua. Con meno ghiaccio stagionale, le specie subartiche si muovono a nord e approfittano del nuovo habitat creato dalle acque libere. [….] Sentiamo, in poche parole, un’invasione dell’Artico da parte di specie sub-artiche. E non abbiamo idea di cosa significhi»

«Terzo: terra. E per terra intendo le persone. Più acque libere significa più esseri umani che sfruttano l’Artico. [….] La diminuzione del ghiaccio ha permesso all’uomo di occupare l’Artico più spesso. Ha permesso l’aumento di esplorazioni per ricerca ed estrazione di petrolio e gas, le potenzialità per il commercio navale, e ha aumentato il turismo. I rumori delle navi, aumentano i livelli degli ormoni dello stress nelle balene e alterano i comportamenti alimentari. [….] È come se li avessimo strappati da una tranquilla cittadina di campagna per trasportarli in una grande metropoli all’ora di punta. E loro non hanno modo di scappare»

Allora cosa possiamo fare? Non possiamo diminuire la velocità del vento o impedire agli animali sub-artici di migrare al nord, ma possiamo lavorare su soluzioni locali per ridurre il rumore sottomarino causato all’uomo. [….]  Possiamo inventarci modi per rendere silenziose le navi e trovare modi meno invasivi per esplorare i fondali. E la buona notizia è che c’è chi ci sta lavorando proprio ora. Ma, in conclusione, sta a noi il duro compito di invertire o almeno rallentare i cambiamenti atmosferici causati dall’uomo stesso»

Ecco il team di “On The Blue”: Carolina, Cinzia, Consuelo, Costanza, Fabrizio, Francesca, Katia, Lorenzo, Lucio, Martina, Manuel, Pino, Roberto e Stefano. Ogni giorno vi raccontiamo l'acqua in ogni sua forma e declinazione, attraverso esperienze e racconti delle donne e degli uomini che seguendo il flusso delle onde andremo a incontrare, o ci verranno incontro.

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La parola acqua deriva dal latino “aqua”, che a sua volta ha una radice indoeuropea, la stessa della parola onda, che passando dal greco diventa “unda” in latino.

Acqua e onda: ovvero identica radice linguistica per due elementi che non possono esistere l’uno senza l’altro. 

 

Le onde sono un movimento perpetuo, sono il fluido che rappresenta l’impulso positivo al cambiamento.

 

Da qui nasce l’avventura di “On the Blue”: che ogni giorno vi condurrà in un viaggio in compagnia di chi questo elemento lo vive e lo ha vissuto.

 

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