Il mistero (risolto) dei “crop circle” sottomarini

di Manuel Gavini

I

l fenomeno dei cerchi nel grano è stato per anni, e continua ad essere, oggetto d’indagine per determinare la genesi di queste figure, seppur non siano mai state rivelate prove scientifiche di origini diverse da quella umana.

A infittire il mistero si è aggiunto, a partire dalla metà degli anni Novanta del secolo scorso, un altro fenomeno molto simile: quello degli stranissimi cerchi sottomarini, avvistati per la prima volta nel 1995 vicino alle coste sud del Giappone. Furono alcuni sub a notare queste bizzarre circonferenze del diametro di circa due metri, caratterizzate da un disegno estremamente elaborato che riproduceva degli anelli.

Le trame non furono avvistate solo sui fondali dell’Oceano Pacifico, più precisamente ad Amami Oshima – un’isola semitropicale appartenente al gruppo delle Isole Amami, nell’arcipelago giapponese di Ryukyu – grazie al sommozzatore e fotografo subacqueo Yoji Ookata, ma in seguito, nel 2008, anche in Danimarca, con dimensioni decisamente maggiori: sul fondo del mare erano visibili anelli con diametri fino a 15 metri. A immortalarli, in quel caso, fu un turista durante un’immersione subacquea al largo delle scogliere di Møn. Nel 2011 il fenomeno si ripresentò, guadagnandosi l’attenzione della stampa internazionale.

Diverse furono le ipotesi al vaglio: dai segni dei crateri di bombe sganciate durante la seconda guerra mondiale alle tracce di un’antica cultura o, magari, di una civiltà aliena. L’enigma ha tormentato le migliori menti del mondo per anni, finché – finalmente – la soluzione non è stata rivelata: la sorpresa degli scienziati non fu poca quando scoprirono che l’“autore” di quei disegni era in realtà il maschio del pesce palla.

Impiegando oltre una settimana per riprodurre il cerchio, ruotando all’interno del perimetro e scavando avvallamenti nella sabbia grazie alle sue pinne, esso sembra persino avere un’estrema cura dal punto di vista estetico, servendosi anche di conchiglie e coralli per decorare artisticamente certi punti della sua opera. Tutta questa fatica non è fine a se stessa, ma ha uno scopo ben preciso: costruendo il perimetro, il pesce palla spinge la sabbia verso il centro del suo cerchio, creando così un dosso che, mitigando le correnti marine, funge da nido per la futura prole. In altre parole, il maschio invita la femmina a deporre le uova in protezione, preparandosi a diventare padre dei suoi piccoli.

A distanza di anni, tuttavia, non tutti i biologi marini si trovano d’accordo con questa soluzione: infatti, secondo quelli dell’Università di Copenhagen, in collaborazione con gli studiosi della University of Southern Denmark, l’origine dei crop circle sottomarini non va attribuita ai pesce palla, ma all’inquinamento: nello specifico ai solfuri, sostanze che si ritrovano spesso nei residui agricoli ricchi di fertilizzanti, ma che possono anche svilupparsi a causa della minor ossigenazione dell’acqua.

I fanghi ricchi di solfuri, in genere, vengono trasportati al largo dalle correnti marine, ma può capitare che restino intrappolati nei cespugli di piante acquatiche che, con le loro radici, finiscono per trattenere le sostanze nocive contenute nei fanghi stessi. Sarebbe proprio questo il processo che porta alla creazione degli anelli: i solfuri sono tossici, ma non abbastanza da uccidere gli esemplari giovani e forti; a farne le spese sono invece i più vecchi, che si trovano al centro dei tappeti circolari di vegetazione, e così sopravvivono solo quelli sul bordo esterno.

Che si voglia dar credito alla prima o alla seconda ipotesi, il mistero dei cerchi sottomarini si risolve ad ogni modo lungo la medesima direttrice, rivelata indirettamente dai ricercatori che hanno condotto entrambi gli studi: quella che porta a una maggiore consapevolezza dei danni prodotti dall’inquinamento, con ripercussioni potenzialmente devastanti tanto sulla fauna quanto sulla flora sottomarina.

Mi chiamo Manuel, ho 33 anni e osservo da sempre con interesse ogni forma acquatica generosamente offerta dalla natura. Laureato con lode in Relazioni Internazionali nel 2012, dal gennaio successivo sono iscritto all’Ordine dei Giornalisti. Il mio hobby preferito è viaggiare, ovunque, ma quando devo scegliere tra mare e montagna non ho dubbi: il richiamo dell’acqua è troppo forte! In questa foto mi trovo a Capri, durante la mia ultima vacanza "on the blue", immerso nell’inestimabile panorama con vista Faraglioni.

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