22 aprile è Giornata della Terra: come il turismo sta cambiando

di Carolina Saporiti

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ggi 22 aprile si festeggia la Giornata della Terra, una ricorrenza importante che non dovrebbe essere solo l’ennesima giornata a tema, ma invece un modo per essere grati al nostro pianeta, per celebrarlo e promettergli il rispetto che si merita.

Per il settore del turismo questo è un tema molto delicato e sempre più attuale: da alcuni anni è cresciuta l’attenzione verso la sostenibilità che vuole dire avere rispetto del luogo che si visita, in tutta la sua complessità. Dalla natura alla fauna fino alla comunità, il turismo responsabile è quello che si pone come obiettivo quello di non distruggere, ma ora è il momento di fare un passo in più, parlando di turismo positivo, che non solo non vuole distruggere, ma che vuole invece aiutare a mantenere e a migliorare un luogo.

In quanto amanti dei nostri mari e oceani, che sono il “polmone” della Terra, siamo particolarmente attenti a tutti quei soggetti che si sono impegnati o si stanno impegnando per la loro tutela. Sempre più alberghi e resort stanno implementando pratiche di sostenibilità, ma lo stanno facendo anche le comunità, regioni e Stati.

A giugno dello scorso anno, in occasione della Conferenza delle Nazioni Unite sugli Oceani, più di 100 Paesi si sono impegnati a proteggere almeno il 30% della terra e degli oceani entro il 2030. La High Ambition Coalition for Nature and People (HAC) riunisce Paesi che, insieme, detengono oltre il 58% della biodiversità terrestre mondiale e oltre il 38% delle riserve terrestri di carbonio. I Paesi membri dell’HAC detengono più del 54% delle priorità di conservazione della biodiversità esistenti all’interno delle zone economiche esclusive marine (ZEE) e più del 54% del carbonio dei fondali marini all’interno delle ZEE.

Un turismo positivo per la natura non è solo possibile, come spiega il WWF, ma necessario se vogliamo raggiungere le ambizioni di conservazione degli Oceani entro il 2030. Un turismo ben gestito può infatti sostenere la conservazione, contribuendo allo sviluppo sostenibile e fornendo opportunità di reddito e una migliore qualità della vita alle comunità costiere.

Gli interventi di conservazione devono essere integrati, olistici e basati su risultati positivi per le popolazioni locali, la società globale e la natura. Questa visione si basa anche sul miglioramento dei sistemi di gestione del turismo, compreso il miglioramento delle capacità, dell’educazione e dell’inclusione dei viaggiatori, del settore privato e delle comunità locali.

Il turismo di massa deve essere superato e deve cambiare anche il turismo che ha come oggetto la fauna selvatica (il 40% del totale) e che genera miliardi di indotto ed è quindi una fonte importante per le comunità locali, ma che deve essere sostenibile e garantire la governance delle aree protette e rafforzare la cooperazione tra gli organismi di gestione e gli stakeholder locali per ottenere vantaggi economici e ambientali reciproci.

C’è motivo per essere fiduciosi perché oltre ai governi, sempre più anche nella comunità finanziaria si sta diffondendo l’interesse a reindirizzare i flussi di capitale verso imprese che rispettino la natura.

Laureata in Lettere Moderne, sono giornalista professionista dal 2011 e vivo a Venezia. Collaboro con diverse testate online e offline. Mi piace scrivere di cose belle e buone: viaggi, cibo&vino, cultura e ambiente. Amo camminare, in spiaggia o nei boschi. Sono curiosa, leggo e prendo sempre appunti.

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