

di Roberto Parretta
ra i relatori della sessione dedicata a “L'acqua sostenibile: come cambiano i progetti e i servizi per la produzione e la manutenzione degli impianti acquatici nell'era del Climate Change?”, in programma nella prima giornata di lavori del Summit 2021, ci sarà Giovanni Giacobone, presidente di Sportium, società del Gruppo Progetto CMR specializzata nell’ideazione, progettazione e sviluppo di impianti sportivi.
Proseguendo nella nostra serie di incontri con i relatori del Summit, ci siamo imbattuti in un architetto dal passato sportivo importante, seppur di estrazione diversa rispetto alle discipline acquatiche: Giacobone ha giocato a rugby ad alto livello con il glorioso CUS Milano.
Queste le sue risposte alle ormai nostre consuete 3 domande e che nei prossimi giorni, fino all’apertura del Summit 2021, rivolgeremo agli altri importanti relatori dell’evento.
CI RACCONTI IL TUO RAPPORTO CON L’ACQUA?
«Il mio rapporto con l’acqua si può riassumere raccontando un episodio della mia infanzia, ovviamente riferito dai miei genitori. Ero piccolissimo, avevo appena imparato a gattonare e mi ero messo a seguire il greto del piccolo torrente vicino alla nostra casa in campagna, arrivando fino al laghetto per poi buttarmi dentro. Loro sono corsi a ripescarmi, ma io non ero spaventato e non accusavo problemi di sorta. Senza aver praticato uno sport acquatico a livello agonistico, posso dire che fra me e l’acqua esiste un rapporto simbiotico: è l’ambiente che prediligo, dove mi rigenero, mi rilasso e ritrovo la mia vera natura. L’acqua l’ho sempre cercata, ci ho sempre giocato e tutt’ora appena posso gioco a pallanuoto nella casa al mare o mi vado a tuffare dalle rocce. Ecco, una delle cose che più mi affascina è proprio il momento dell’ingresso in acqua. E’ come se nell’acqua fossi sempre al sicuro e, sebbene nel suo stato naturale possa essere vista anche come elemento pericoloso, io invece la sento come un amico che non può farmi del male. Deve essere una dote innata, come per un grande artista o per un matematico».
COME RAPPRESENTERESTI IL RUOLO DELL’ACQUA?
«E’ quasi banale dire che l’acqua è vita. Ma basti pensare che prima di morire di fame, si può morire per assenza d’acqua. E secondo me è un elemento fondamentale per diversi aspetti, anche culturali, visto che lo ritengo un bene apprezzato meno di quello che dovrebbe essere. A tal proposito, ritengo che si dovrebbe lavorare di più dal punto di vista educativo, perché fa impressione vedere o sentire che qualcuno non sa nuotare o che ha paura dell’acqua. Si tratta di una carenza da eliminare tramite interventi mirati, ad esempio con maggiori dotazioni di spazi che possano farla vivere in modo più facile e omnicomprensivo. Un obiettivo al quale come architetto e progettista penso spesso e le riflessioni che stiamo facendo vanno appunto in questa direzione: immaginare nuovi spazi per un rapporto semplificato e allargato a tutti».
COSA SONO E QUALI SONO I TUOI SPAZI BLU?
«Dal punto di vista metafisico, l’immaginazione è un mio spazio blu. Riesco a ritagliarmi spesso questo spazio nella mente quando riesco a rilassarmi e lasciarmi andare al pensiero e alla riflessione. Così inizio a vagare e a ragionare su tante cose, su progetti, idee, sentimenti. Tanti aspetti che vorrei riuscire a controllare o cose che vorrei realizzare: in questi spazi traggo degli spunti per le azioni che devo compiere. E questi momenti diventano ancor più estesi ed efficaci se mi ritrovo in luoghi fisici che mi aiutano a rilassarmi e svagarmi. Sono due e sono ovviamente in relazione con l’acqua. Da una parte ho le mie isole della Grecia meno conosciute, meno frequentate, che ti permettono di assaporare un modo di vivere genuino e mi riportano a quando ero un bambino, dove puoi vivere un rapporto solitario con la natura e gli spazi. L’altro luogo è quel famoso torrente, lo Staffora, che lambisce la casa di campagna a Varzi, nell’Oltrepò pavese. Fortunatamente è sempre pochissimo frequentato e quindi sei a contatto con la natura, da solo o al massimo con qualche capriolo. Si può restare ore e ore da soli camminando nell’acqua o sedendoti su una roccia».
Ho iniziato ad appassionarmi di sport dalla nascita e da 20 anni sono collaboratore della Gazzetta dello Sport. Ho seguito tantissime discipline: principalmente rugby (corrispondente in 3 edizioni dei Mondiali in Francia, Nuova Zelanda e Inghilterra e tutti i Sei Nazioni dal primo del 2000), poi fra gli altri equitazione, taekwondo, surf, atletica leggera e ovviamente anche nuoto. I miei risultati sportivi di maggior rilievo? Ultimo nelle batterie dei 50 stile libero al memorial Boscaini del 1985 e medaglia di bronzo al Settecolli 2019 nei 50 stile dei giornalisti!
Nasce il nuovo progetto di comunicazione che unisce sotto un’unica piattaforma online gli appassionati del mondo dell’acqua declinato in tutte le sue forme.
La parola acqua deriva dal latino “aqua”, che a sua volta ha una radice indoeuropea, la stessa della parola onda, che passando dal greco diventa “unda” in latino.
Acqua e onda: ovvero identica radice linguistica per due elementi che non possono esistere l’uno senza l’altro.
Le onde sono un movimento perpetuo, sono il fluido che rappresenta l’impulso positivo al cambiamento.
Da qui nasce l’avventura di “On the Blue”: che ogni giorno vi condurrà in un viaggio in compagnia di chi questo elemento lo vive e lo ha vissuto.
SEGUI LE NOSTRE
“ONDE BLU”!!!
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