G20: riconosciuta crisi idrica, inseguire rinnovazione per reagire

Il Primo Ministro italiano Draghi nelle conferenze stampa di chiusura non ne fa menzione, ma i leader mondiali nel capitolo dedicato all’ambiente richiamano a gestione integrata delle risorse 

di Roberto Parretta

I

l 2050 come data entro la quale arrivare a emissioni zero, stop ai finanziamenti statali delle centrali a carbone, nuovi interventi sul clima entro il decennio, impegno a destinare 100 miliardi di dollari all’anno alle energie rinnovabili nei Paesi in via di sviluppo

Sono alcune delle conclusioni alle quali sono giunti i rappresentanti mondiali del G20 chiuso ieri a Roma. Conclusioni contenute nel documento finale condiviso e che, come si nota facilmente, prevedono solo un brevissimo riferimento sull’acqua. Se l’emergenza climatica, come hanno ammesso i politici, è una realtà con la quale bisogna ormai improrogabilmente fare i conti, sembra, dai report che si leggono sui vari incontri tenuti all’interno del G20, si riconosca solo marginalmente la caratura dell’emergenza idrica

E dire che dalle parole dello stesso Primo Ministro italiano Mario Draghi, presidente del G20, siano arrivate rassicurazioni verso le organizzazioni che si battono per pretendere impegni seri sul clima da parte della politica. «I passi approvati finora sono insufficienti», ha detto in tono di autocritica Draghi. «Le minacce alla nostra prosperità poste dal cambiamento climatico mettono il nostro futuro a rischio: possiamo agire ora o rimpiangerlo dopo. Le conseguenze potrebbero essere catastrofiche. Come G20 abbiamo una responsabilità di mostrare leadership e guidare il mondo verso un futuro più sostenibile». Fissato come obiettivo il contenimento dell’aumento delle temperature globali entro 1,5 gradi e non 2, «perché così dice la scienza».

Nel capitolo 17 del documento che contiene la dichiarazione conclusiva dei leader del G20, il secondo dedicato al tema “Ambiente”, si parla finalmente anche dell’acqua. Si legge: «Aumenteremo e incoraggeremo l’implementazione di soluzioni basate sulla natura o approcci basati sull’ecosistema come strumenti preziosi che forniscono benefici economici, sociali, climatici e ambientali anche all’interno e intorno alle città, in modo inclusivo e attraverso la partecipazione delle comunità locali e dei popoli indigeni. Integreremo l’implementazione di un approccio One Health nelle politiche pertinenti e nei processi decisionali. Riconosciamo che le risorse idriche sono globalmente a rischio a causa della pressione antropica. Continueremo a condividere l’innovazione e le migliori pratiche, anche come mezzo per supportare la gestione integrata delle risorse idriche, anche attraverso il dialogo del G20 sull’acqua e la piattaforma per l’acqua del G20 adottata sotto la presidenza saudita».

Gli indicatori che concorrono alla valutazione della pressione antropica sono il carico inquinante complessivo calcolato mediante il metodo degli abitanti equivalenti, l’impatto delle attività agricole, l’impatto delle infrastrutture di trasporto (stradale e ferroviario), la sottrazione di territorio dovuto alla presenza di aree costruite, la presenza di aree protette, inteso come detrattore di pressione antropica.

E nella conferenza stampa di chiusura, Draghi ha ribadito: «Il nostro è un impegno collettivo a essere più concreti e più seri rispetto alle cose che diciamo. Occorre ora dimostrare credibilità».

Ho iniziato ad appassionarmi di sport dalla nascita e da 20 anni sono collaboratore della Gazzetta dello Sport. Ho seguito tantissime discipline: principalmente rugby (corrispondente in 3 edizioni dei Mondiali in Francia, Nuova Zelanda e Inghilterra e tutti i Sei Nazioni dal primo del 2000), poi fra gli altri equitazione, taekwondo, surf, atletica leggera e ovviamente anche nuoto. I miei risultati sportivi di maggior rilievo? Ultimo nelle batterie dei 50 stile libero al memorial Boscaini del 1985 e medaglia di bronzo al Settecolli 2019 nei 50 stile dei giornalisti!

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