Freya Anderson, tra allergia al cloro e paura del mare

La curiosa storia della 20enne nuotatrice inglese qualificata per i Giochi di Tokyo

di Roberto Parretta

A

gli ultimi Mondiali di Gwuangju 2019 e agli Europei di Budapest 2018 ha fatto incetta di medaglie con le staffette (2 ori e 3 bronzi in tutto), ma a Tokyo finalmente nuoterà da sola.

Freya Anderson ha infatti vinto ai trials britannici sia i 200 stile libero con il tempo di 1’56″80 (nona prestazione mondiale dell’anno, ancora lontana 2 secondi dalla statunitense Katie Ledecki, ma a soli 2 decimi da Federica Pellegrini), che i 100 in 53″40 (settimo tempo stagionale), guadagnandosi il pass per entrambe le gare individuali ai Giochi olimpici. La curiosità è che la giovane spilungona (ha appena compiuto 20 anni ed è alta 191 cm) è allergica al cloro e ha una paura matta del mare. «In realtà – ha raccontato ai giornali inglesi – odio anche i fiumi e i laghi, ho una paura terribile di pesci e fondali, tutto quello che non riesco a vedere sott’acqua. Il mio vecchio allenatore e il mio miglior amico amano nuotare nelle acque libere, ma io non lo potrei fare nemmeno se mi pagassero». E in piscina deve combattere l’allergia al cloro: «Abbiamo scoperto che ce ne sono alcuni tipi che mi creano questo problema. Per ben quattro volte gli specialisti hanno cambiato versione: prima era un’allergia, poi un’infezione da funghi, poi un eczema, infine di nuovo l’allergia. In alcune piscine esplode ed è davvero dolorosa, dura 4-5 giorni, ma non posso far altro che conviverci. Certo, per un nuotatore non è l’ideale…».

Ma il nuoto mi ha regalato un po’ di fiducia». Nuoto che le ha anche permesso di farsi notare, con un precocissimo paragone a Rebecca Adlington, 2 volte d’oro ai Giochi di Pechino 2008 a 19 anni e 2 volte bronzo a Londra 2012 sempre nei 400 e 800 stile libero. «É stata proprio lei la mia ispirazione. Non la ricordo a Pechino, ma a Londra guardavo le gare di nuoto proprio per lei. La incontrai a 10 anni e le chiesi di fare una foto insieme». Ora però le cose sono leggermente cambiate… «É bello, è come fare una chiacchierata con un’amica. Il suo coach Bill Furniss è l’allenatore capo della nazionale britannica e mi ha raccontato alcune storie: si allenava come una bestia, quindi è bello avere un esempio del genere per continuare a lottare». Intanto si è conquistata un posto sull’aereo per Tokyo, forse anche grazie al rinvio di un anno dei Giochi.

Se le Olimpiadi si fossero svolte la scorsa estate, Freya Anderson avrebbe molto probabilmente fatto parte solo della 4×100 mista mista, con la quale ha conquistato il bronzo a Gwangju, ma questo ritardo di 12 mesi l’ha aiutata a crescere e a conquistarsi un posto in acqua tutto per lei.

 

Ho iniziato ad appassionarmi di sport dalla nascita e da 20 anni sono collaboratore della Gazzetta dello Sport. Ho seguito tantissime discipline: principalmente rugby (corrispondente in 3 edizioni dei Mondiali in Francia, Nuova Zelanda e Inghilterra e tutti i Sei Nazioni dal primo del 2000), poi fra gli altri equitazione, taekwondo, surf, atletica leggera e ovviamente anche nuoto. I miei risultati sportivi di maggior rilievo? Ultimo nelle batterie dei 50 stile libero al memorial Boscaini del 1985 e medaglia di bronzo al Settecolli 2019 nei 50 stile dei giornalisti!

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