Dalle spiagge di San Diego le scarpe biodegradabili in mare

di Martina Grandori

N

on conosce crisi, non conosce rallentamenti il mercato delle sneakers, solo nel 2021 la società di analisi Statista ha valutato questo segmento di mercato 127,3 miliardi di dollari. Non più “sportiva” ma status symbol, le edizioni limitate o le riedizioni di modelli storici fanno salire alle stelle i prezzi, vedi le storiche Air Jordan di Dior.

Diventano addirittura spunto per una piattaforma di investimenti come ha fatto l’ex giocatore di baseball Gerome Sapp creando Rares, consentendo anche alla generazione Z di investire in scarpe da ginnastica da collezione proprio come farebbero con materie come l’oro.

Poi ci sono anche le sneakers del futuro, quello vero, quello che guardano alla salvaguardia dell’ambiente, alla circolarità, al basso impatto, al scegliere materie prime in abbondanza in natura anziché fibre sintetiche, anni fa si parlò molto di quelle fatte con le bucce delle mele. Come spesso si legge, l’incubatrice è la California, qui il team di ricercatori di Blueview, dopo sei anni di ricerche e studi, ha messo a punto una sleep-on (come chiamano in America questo mix fra sneakers e mocassino) la cui suola è biodegradabile in mare, ma anche fra rifiuti organici o nel terreno, e tutto grazie alle alghe.

I nuovi materiali plastici messi a punto dai ricercatori dell’Università della California di San Diego sono a base di schiume di poliuretano chiamate “soleic foam”, derivate a loro volta proprio dalle alghe.

“Il petrolio viene dalle alghe, è solo olio di alghe fossili e la plastica deriva dal petrolio. Allora perché non produrre la plastica direttamente dall’olio di alga?” si è chiesto Stephen Mayfield, professore di biologia molecolare che ha guidato il progetto, soprannominato Mr. Algae.

In quattro settimane a contatto con le onde del mare il poliuretano a base di alghe ha iniziato a degradarsi proprio grazie all’azione di funghi e batteri che risiedono nel mare, diventando microrganismi dell’ecosistema marino elementi di nutrimento.

Nate per stare all’aperto, per i surfisti, per la la vita in spiaggia, per camminare sugli scogli, le Blueview hanno un buon livello di comfort anche nella suola, flessibile, un’intersuola sagomata capace di assorbire le vibrazioni, tomaia è veramente a base vegetale, morbida, flessibile e anch’essa biodegradabile. Ed essendo un brand nato non solo per chi sceglie un’etica anche nel vestirsi, ma per chi ha il mare ne cuore, non poteva mancare un modello flip-flop, anch’esse 100% biodegradabili e a base di plastica di alghe.

Sono Martina Grandori, vivo quotidianamente con il senso dell’umorismo e alla ricerca dell’estetica, tento di migliorarmi ogni giorno in nome di una magica evoluzione, nutrendo il mio giardino degli interessi. Adoro scrivere, lo faccio da vent’anni in qualità di giornalista specializzata in lifestyle, prestata poi al mondo dell’ambiente e della sostenibilità. Sono madre di due bambine che hanno rivoluzionato la mia vita in positivo, da sempre vivo nella bellissima Milano, città che adoro perché ha moltissimo da offrire oltre allo smog.

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Nasce il nuovo progetto di comunicazione che unisce sotto un’unica piattaforma online gli appassionati del mondo dell’acqua declinato in tutte le sue forme.

 

La parola acqua deriva dal latino “aqua”, che a sua volta ha una radice indoeuropea, la stessa della parola onda, che passando dal greco diventa “unda” in latino.

Acqua e onda: ovvero identica radice linguistica per due elementi che non possono esistere l’uno senza l’altro. 

 

Le onde sono un movimento perpetuo, sono il fluido che rappresenta l’impulso positivo al cambiamento.

 

Da qui nasce l’avventura di “On the Blue”: che ogni giorno vi condurrà in un viaggio in compagnia di chi questo elemento lo vive e lo ha vissuto.

 

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