Coralli ricostruiti con stampanti 3D: quando la tecnologia aiuta il pianeta

di Manuel Gavini

L

e barriere coralline rischiano seriamente di scomparire e la loro fine garantirebbe la stessa sorte alla maggior parte degli ecosistemi dei nostri oceani, con conseguenze dirette anche sull’umanità: salvarle, dunque, diventa un’assoluta priorità.

Tra le principali cause negative, il riscaldamento globale è quella che sta contribuendo maggiormente: l’aumento delle temperature degli oceani è infatti dannoso per i coralli poiché, oltre ad uccidere le cellule che li rendono colorati, contribuiscono alla diffusione di malattie e tassi elevati di monossido di carbonio che annientano il corallo stesso. La creazione di nuovi coralli appare così una valida contromisura con cui frenare questo corso.

A tal fine, gli scienziati hanno studiato un progetto unico che prevede la stampa 3D, mediante cui creare nuovi spazi in cui il nuovo corallo possa prosperare, guadagnando tempo per riequilibrare l’ecosistema. L’idea arriva dall’Oriente – precisamente da un team di ricercatori dell’Università di Hong Kong, dopo anni di studi nel parco marino di Hoi Ha Wan, dove dal 2018 quasi l’80% delle specie è a repentaglio – e consiste nella realizzazione di una rugosa struttura artificiale sul fondale, simile a delle piastrelle su misura, che permetta ai coralli superstiti di attaccarsi a protezione nel nuovo habitat e ai nuovi trapiantati (sia a quelli già vivi, sia replicando cellule) di essere inseriti gradualmente.

Per realizzare le stampe con risoluzione in scala micrometrica nel giro di pochi minuti, i ricercatori sono partiti dalla mappatura della barriera, cosicché da stampare campioni identici ai coralli mancanti: ricomponendo il puzzle, infatti, si offrirà ai pesci e alla fauna marina la possibilità di tornare a ripopolare il micro-ecosistema corallino. Inoltre le alghe ospitate, che offrono un ambiente protetto per la fotosintesi, possono continuare a produrre gli zuccheri che i coralli consumano e grazie a cui danno vita ai loro colori sgargianti. Alcune strutture coralline che riproducono questa simbiosi paiono addirittura più efficienti di quelle reali.

L’immersione nell’oceano di stampe in 3D potrebbe apparire controproducente in ottica inquinamento. In realtà, il materiale impiegato per la stampa è composto di argilla e terracotta, non contamina l’acqua e riduce sensibilmente il processo solitamente lungo con cui il corallo si fissa sul fondale marino. 

Tuttavia, è importante sottolineare che la struttura, concepita per ospitare la vita vegetale sulla sua superficie come base di crescita e fioritura del corallo, non funge da corallo stesso in sostituzione di ciò che è stato perso; in altre parole, essa non è la soluzione ma, creando spazi in cui il nuovo corallo può prosperare, fa guadagnare tempo prezioso alle barriere e agli oceani per ripopolare il fondale marino e riequilibrare l’ecosistema.

Oltre alla citata università di Hong Kong e a quelle di Sidney, Cambridge e San Diego, sono decine le organizzazioni, i laboratori e le aziende che investono in progetti di salvataggio delle barriere coralline con la stampa 3D, con progressi oggettivi: Robotic Fabrication Lab, XtreeE e Seaboost, Objects and Ideograms, Reef Design Lab e Secore International, senza dimenticare la stazione di ricerca del Caribbean Marine Biological Institute (CARMABI). Tra queste vi è anche quella del pisano Enrico Dini, primo uomo al mondo a progettare una stampante 3D capace di produrre case a dimensioni reali.

L’intuizione di Dini è stata quella di stampare delle vere e proprie barriere artificiali, usando sabbia e un collante naturale. Il progetto per la baia di Hong Kong – studiato da “l’ingegnere dei coralli”, com’è stato prontamente ribattezzato, e concretizzatosi lo scorso anno – consiste nel fissare un centinaio di moduli stampati dalla sua D-Shape su fondamenta di bambù lungo una superficie di circa 800 metri quadrati, per evitare che affondassero sul fondale altamente instabile. Ed è solo l’inizio, perché le barriere coralline artificiali potrebbero essere estese a tutta la baia, per ben 70 ettari di mare.

La stampa 3D rappresenta un primo passo fondamentale per salvare le barriere coralline, gli oceani e il pianeta. Per una volta l’uomo ha sfruttato la tecnologia come strumento positivo, utile e soprattutto green, cogliendo l’occasione di rimediare ai troppi danni causati – per mano sua – da un utilizzo improprio della tecnologia stessa. 

Trattandosi di un processo a lungo termine, solo il tempo potrà dire se questa innovazione potrà effettivamente contraddistinguersi come risolutiva per la sopravvivenza delle barriere coralline, ma di sicuro ha aperto porte fino a poco tempo fa inaccessibili.

Mi chiamo Manuel, ho 33 anni e osservo da sempre con interesse ogni forma acquatica generosamente offerta dalla natura. Laureato con lode in Relazioni Internazionali nel 2012, dal gennaio successivo sono iscritto all’Ordine dei Giornalisti. Il mio hobby preferito è viaggiare, ovunque, ma quando devo scegliere tra mare e montagna non ho dubbi: il richiamo dell’acqua è troppo forte! In questa foto mi trovo a Capri, durante la mia ultima vacanza "on the blue", immerso nell’inestimabile panorama con vista Faraglioni.

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