Che rumore fa il mare? Intervista a Valentina Corrias

di Carolina Saporiti

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he rumore fa il mare? Conosciamo quello delle onde sugli scogli o sulla battigia, sappiamo come suona la pioggia sulla sua superficie o che rumore fa un oggetto lanciato in acqua. Ma oltre a questo... c’è di più.

Il mare contiene un’infinità di suoni o meglio di sorgenti antropiche che emettono rumori, che noi però ignoriamo.

Colpa del fatto che pochi di noi ne hanno fatto esperienza e che anche la scienza ha iniziato a occuparsene da poco, ma soprattutto il grande motivo è che non li sentiamo

Non conoscendone l’esistenza e l’importanza che hanno per la sopravvivenza delle specie marine, l’uomo non si è mai posto domande sull’opportunità di invadere, acusticamente, le acque dei nostri mari, ma oggi finalmente, anche grazie alla biologa marina, Valentina Corrias, sappiamo che esiste un fenomeno di inquinamento acustico dei mari. E dovrebbe preoccuparci tanto quanto quello dovuto alla plastica o all’innalzamento delle loro temperature.

Valentina Corrias è una ricercatrice che dei suoni del mare si è appassionata e ne ha fatto la sua vita e il suo lavoro. Biologa marina, la sua formazione è un mix di studi, essendosi prima laureata in Tutela e Benessere Animale e successivamente in Biologia Evoluzionistica ed Ecologia, con una tesi specialistica in Bioacustica marina, in collaborazione con Consiglio Nazionale di Ricerca (CNR). 

«Il mio interesse è sempre stato rivolto contemporaneamente sia al comportamento sia al benessere degli animali. All’inizio è stato difficile integrare questi due approcci, ma ce l’ho fatta attraverso la bioacustica».

Ma in cosa consiste? Cosa vuol dire applicare la bioacustica?

«Molte sono le sorgenti dei rumori del mare derivati dall’uomo, ci sono quelle antropiche, quelle date dagli spostamenti, dallo studio dei fondali. Noi riveliamo la loro entità insieme anche ai suoni delle specie marine che abitano questi ecosistemi, in particolare quelli dei cetacei, ma non solo perché, a differenza di quanto si possa immaginare, anche i pesci, i crostacei e alcuni organismi vegetali possono lasciare tracce sonore».

E quindi è inevitabile chiedere quale sia la situazione attuale dei nostri mare e in particolare del Mediterraneo, monitorato anche attraverso l’associazione che Valentina ha fondato a Lampedusa e che si chiama Mar.Eco, Osservatorio della Natura.

«Siamo messi malissimo – ci racconta al telefono – non si tratta di fare allarmismo, i programmi di monitoraggio e di ricerca danno risposte molto negative. L’inquinamento acustico purtroppo è un tema molto recente, se ne parla solo da una decina di anni».

È solo con una direttiva del 2008, definita Marine Strategy (EU Marine Strategy Framework Directive – MSFD), che si è deciso – a livello europeo – di studiare il mare a 360°, quindi in rapporto alla presenza di plastica, di idrocarburi, dal punto di vista dei pesci e tanto altro, includendo, per la prima volta, anche l’acustica. Questa decisione è stata presa per riuscire a descrivere lo stato di salute del Mediterraneo in maniera non frammentata.

«Grazie a questa direttiva siamo riusciti a parlare e a rendere nota l’incidenza dei rumori sottomarini sui cicli vitali degli organismi marini e degli ecosistemi – spiega Corrias – Per il futuro si sta pensando di creare delle autostrade del mare per le navi cargo e container che producono un rumore di sottofondo continuo. Ma ovviamente qualsiasi motore, anche quello delle imbarcazioni private, ha un effetto».

Quale? «Gli animali non si sentono, non riescono a comunicare. I delfini, per esempio, che fischiano durante il periodo dell’accoppiamento, non riuscendo a sentirsi, non riescono a trovarsi e quindi a riprodursi».

«L’antropocene non è solo un’era zoologica, è un’era attuale: per la prima volta nella storia, l’uomo sta vedendo ciò che sta distruggendo», le parole di Valentina non lasciano dubbi e non sono leggere.

D’altronde chi vive in mare (o vicino a esso) ha uno sguardo privilegiato, onesto e dettagliato. È anche per questo che Valentina ha deciso di attivare un progetto di ecoturismo con la sua associazione Mar.Eco, Osservatorio della Natura.

Si chiama Pelagie Naturae Experience e propone due tipi di esperienze diverse. La prima prevede un’uscita in mare per l’avvistamento di diverse specie di cetacei, soprattutto delfini, in cui gli ospiti dell’imbarcazione sono invitati a raccogliere materiale fotografico che verrà poi utilizzato per le attività di ricerca di Mar.Eco. Un’altra possibilità invece è la possibilità di fare snorkeling all’isola di Linosa, a quasi 24 miglia di Lampedusa, dove vive il grampo, una specie di delfini molto rara.

Questa e le altre attività dell’associazione – che si svolgono anche altrove rispetto a Lampedusa – sono strumenti di divulgazione scientifica importantissimi per sensibilizzare le persone ad approcciarsi in maniera differente al mare.

Mar.Eco si può sostenere attraverso una raccolta di crowdfunding permanente su gofundme.com.

 

Credits: Associazione Mar.Eco https://associazionemareco.org/

Laureata in Lettere Moderne, sono giornalista professionista dal 2011 e vivo a Venezia. Collaboro con diverse testate online e offline. Mi piace scrivere di cose belle e buone: viaggi, cibo&vino, cultura e ambiente. Amo camminare, in spiaggia o nei boschi. Sono curiosa, leggo e prendo sempre appunti.

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