
Donne vincenti non solo in acqua: la storia di Susanna Martucci, campionessa di nuoto e imprenditrice virtuosa
di Martina Grandori
rede alle coincidenze, quello che la vita riserva è una sorpresa continua, non bisogna mai abbandonare, mai pensare alla sconfitta, tuttalpiù rinnovarsi, mettere insieme tasselli di un mosaico che apparentemente è dispersivo, ma poi di fatto prende forma.

Perdere non è riprovevole. Ecco la graffiante filosofia di Susanna Martucci, donna incredibile, promessa del nuoto di fine anni Sessanta allenata da Alberto Castagnetti, uno dei grandi nomi del nuoto italiano, nonché coach di Federica Pellegrini, che con una laurea in mano in Giurisprudenza e una vocazione al fare, al creare qualcosa dando una seconda vita a qualcos’altro, ha fondato Alisea, società benefit, certificata B Corp, ossia un’impresa che reinveste i propri profitti nel sociale e nello sviluppo territoriale.
La sfida di Alisea inizia nel 1994, dopo una débâcle professionale.
Qui viene fuori la tempra da combattente che una donna e una nuotatrice di serie A ha nel suo dna. «Dagli 10 ai 15 anni ho fatto nuoto agonistico, impari a non mollare mai. Facevo 22 chilometri al giorno in acqua, un allenamento quotidiano anche al concetto di sacrificio, rinunciare ad altro per gli allenamenti» racconta Susanna Martucci.


È al nuoto e a tutte le fatiche da sportiva che deve la sua determinazione e la sua costanza, «quando partecipi alle gare di staffetta in acqua, devi fare del tuo meglio perché sei un team. Conosci il valore dell’amicizia e della correttezza già da bambina, pilastri fondamentali per costruire un’azienda» incalza ancora l’imprenditrice. Ai tempi l’imprenditoria circolare era un tema ben poco diffuso, la sostenibilità idem, la Cina e i suoi prodotti a bassissimo costo stavano iniziando a drogare il mercato. Ecco la scintilla, l’idea di rimettersi in gioco, di essere fluida come l’acqua, di cambiar pelle e iniziare a produrre da sola oggetti d’arte e di design per le aziende partendo dal recupero e riutilizzo dei materiali all’insegna della sostenibilità. Nasce Alisea, impresa vicentina che da materiali di scarto crea ad hoc nuovi “oggetti comunicanti” per le aziende e per le catene di distribuzione: la loro materia prima riutilizzata è il racconto stesso della vita dell’oggetto. È proprio dal riuso e dal riciclo di materiali inutilizzati che Alisea aggiunge un nuovo valore all’oggetto, una nuova identità.

L’acqua in tutti i progetti gioca un ruolo chiave, il risparmio idrico è una delle grandi urgenze anche per l’Agenda ONU 2030, spontaneo far sì che la filiera produttiva Alisea sia all’insegna del risparmio dell’acqua. Produrre quaderni, agende o blocchi per appunti in maniera green diventa una sfida: per una tonnellata di carta vergine occorrono 15 alberi, 440.000 litri d’acqua e 7.600 kwh di energia elettrica.
Per produrre invece una tonnellata di carta riciclata bastano 1.800 litri d’acqua e 2.700 kwh di energia elettrica, ma soprattutto nessun albero viene abbattuto. Lungimiranza femminile quella di Susanna Martucci nel 1994. «La cura è della donna, noi siamo vocate per natura. Per questo ho privilegiato le donne in ufficio, ho scommesso sul woman empowerment, sul dare la possibilità a brillanti mamme di rimettersi in gioco aiutando anche l’ambiente» spiega l’imprenditrice.

Quel riutilizzare materiali di scarto per realizzare gadget, il vero paradigma dell’economia circolare, è il nuovo concetto di brand identity. Nulla si distrugge, tutto si trasforma. Dalla penna fatta con i fanali delle macchine ai press papier al cui interno sono custoditi gli scarti di lavorazione di minuteria per occhiali recuperati e riutilizzati. Da quando è stata fondata, Alisea ha depositato due brevetti: Perpetua, la matita presente al MoMa di New York e al museo Guggenheim di Bilbao realizzata in Zantech®, un innovativo e tecnologico materiale, composto per l’80% di polvere di grafite recuperata dagli scarti della lavorazione industriale, riciclando per ciascun pezzo 15 grammi di grafite che altrimenti sarebbero finiti in discarica. L’altro è G_pwdr, una tecnica di tintura delle fibre con polvere di grafite recuperata che consente – rispetto alle tecniche tradizionali – un risparmio di acqua del 90% e 47% di energia.

Dal brevetto G_pwdr prende forma WRÅD, start up molto promettente e innovativa pensata da tre ragazzi con la supervisione tecnica di Susanna Martucci che ci scommette e mette a disposizione di WRÅD il know-how di Alisea. Il 33% dei capi di abbigliamento prodotti nel mondo sono in cotone, per la produzione di una singola maglietta vengono utilizzati più di 1560 litri di acqua, è intuitivo capire come l’impiego di fibre riciclate possa contribuire a ridurre questo enorme impiego di risorse idriche che stanno sempre più scarseggiando. Le previsioni dicono che per i prossimi decenni la domanda globale di prodotti tessili sarà costante aumento, per contro, le risorse naturali a disposizione saranno sempre più limitate. Per questa ragione diventa sempre più attuale la necessità di sviluppare nuove tecnologie e adeguare i processi produttivi privilegiando il riciclo e quindi in minor consumo di H2O. Oggi quindi il vero goal è diminuire l’impatto ambientale, sia che si tratti di una matita per prendere appunti, sia che si tratti di una collezione di abbigliamento che sia, non solo prodotta in maniera sostenibile, ma anche in condizioni lavorative rispettose della dignità umana. Perché il rispetto per il lavoratore è un altro aspetto fondamentale per una economia circolare ancora più virtuosa.