“Oro bianco” da nord a sud: le principali saline italiane

di Redazione

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ote come impianti finalizzati alla produzione di sale per concentrazione dall’acqua marina, attraverso un processo naturale di evaporazione per irraggiamento solare in una serie di vasche, le saline rappresentano un’importantissima risorsa italiana.

Saline di Mozia tra Trapani e Paceco

Per il potenziale, basti pensare che un metro cubo di acqua salata contiene circa trenta chili di cloruro di sodio e quantità minori di altri sali.

La soluzione si concentra nelle prime vasche, dette “evaporanti”, che accolgono l’acqua vergine del mare, mentre la precipitazione del sale si verifica nella vasca finale, definita “salante”, dove viene inviata l’acqua madre.

La stagione di produzione del sale – chiamato in antichità “oro bianco” – va mediamente da aprile a settembre, nelle diverse saline nostrane presenti trasversalmente da nord a sud.

Salina di Cervia

Quella più a settentrione si trova a Cervia, estendendosi per 827 ettari (circa un terzo dell’intera estensione comunale) in un parco, oggi porta sud del Parco del Delta del Po e da sempre riserva naturale per molte specie animali e vegetali.

Gli oltre 50 bacini sono circondati da un canale di 16 chilometri, che consente all’acqua del mar Adriatico di entrare ed uscire dalla salina: è nei bacini denominati “rango”, divisi in tre vasche, che si forma e si raccoglie il sale in maniera artigianale, proprio come avveniva un tempo (ad eccezione dell’unico ausilio di un nastro trasportatore e di un carrello), mediante il rito della cavadura: l’acqua del mare viene fatta dapprima entrare dal canale immissario e poi defluire, infine – grazie all’azione del vento e del sole – evaporare e concentrare al punto in cui si forma il sale. Questo al momento della raccolta si presenta bagnato, pesante e dal tipico colore rosa, con una peculiarità all’apparenza paradossale: la dolcezza.

Fenicotteri rosa alla Salina di Cervia

Il sale di Cervia è dolce non solo per ragioni chimiche, ma anche per motivi storico-geografici.

La posizione della salina, le caratteristiche dei bacini e del mar Adriatico fanno sì che il sale ricavato sia costituito di cloruro di sodio purissimo, con una quasi inesistente presenza di altri cloruri più amari; inoltre, la scelta di non essiccare artificialmente né sbiancare chimicamente il sale, lo lascia integrale e ad alta solubilità, mantenendo l’umidità acquisita nel percorso tra le vasche.

Fenicotteri rosa alla Salina di Cagliari
Salina di Cagliari
Salina di Margherita di Savoia

In virtù di ciò, il sale dolce mantiene inalterate le benefiche caratteristiche di salubrità fondamentali per la vita, essendo ricco di oligoelementi presenti nell’acqua madre quali iodio, zinco, ferro, calcio, magnesio e potassio. Proprio perché la salina di Cervia è una riserva naturale, abitata da fenicotteri rosa, golosi di Artemia salina, un piccolo gamberetto rosa che vive e si riproduce nell’acqua salata, estremamente ricco di carotenoidi, che conferisce il caratteristico color rosa al piumaggio del fenicottero, non è possibile accedervi in autonomia, ma solo accompagnati da guide attente alla salvaguardia dell’ambiente e soltanto nella stagione di apertura che va dal 1° maggio al 1° novembre di ogni anno.

Salina di Margherita di Savoia

Anche la salina di Margherita di Savoia è un’area naturale protetta, istituita nel 1977 della Regione Puglia con affaccio sull’Adriatico nella provincia di Barletta-Andria-Trani, per una superficie che sfiora i quattromila ettari: si tratta della più grande d’Europa, nonché la seconda nel mondo.

Riconosciuta come zona umida di valore internazionale, ai sensi della convenzione di Ramsar, è affiancata dal museo storico delle saline, sito in un vecchio magazzino adiacente alla torre cinquecentesca, e dall’osservatorio naturalistico Salpi.

Salina di Margherita di Savoia

In passato, le saline naturali di questa zona furono utilizzate dai normanni già nel terzo secolo d.C.; nel Settecento, l’acquisto da parte dei Borbone – che la ritennero “la più preziosa gemma della corona” – diede vita alla nuova denominazione di salina di Barletta; nel 1879, alcuni anni dopo l’Unità d’Italia, il toponimo venne modificato in Margherita di Savoia, in onore della regina consorte d’Italia, moglie di Umberto I.

Nel Novecento vi fu una progressiva industrializzazione e oggi, con una media annua di circa cinque milioni e mezzo di quintali di sale marino, è la prima produzione a livello continentale.

Saline di Trapani e Paceco
Saline di Trapani e Paceco

La riserva naturale in cui trovano collocazione le saline di Mozia è tra Trapani e Paceco costituisce un’altra area naturale protetta della Sicilia, istituita nel 1995 ed estesa per quasi mille ettari nello stesso territorio. Gestita dal WWF Italia, dal 2011 anch’essa è una importante zona umida Ramsar, offrendo riparo a numerose specie di uccelli migratori.

Di origine fenicia, la presenza delle saline risale anche in questo caso al periodo della dominazione normanna in Sicilia; passarono poi sotto il regno di Federico di Svevia, la dominazione angioina e gli aragonesi, raggiungendo l’apice con la corona spagnola, durante cui il porto di Trapani divenne il più importante centro europeo di commercio dell’oro bianco.

Saline di Trapani e Paceco

Con il tempo le saline si estesero fino alle isole dello Stagnone, sul litorale occidentale che collega Trapani con Marsala, lungo la famosa “via del sale” su cui si affacciavano i suggestivi mulini a vento.

Dal 1861, anno dell’Unità, queste saline non vennero nazionalizzate e furono le uniche a superare il monopolio del sale da parte dello Stato, esportando in diversi Paesi, prima di essere dismesse e abbandonate in seguito alla prima guerra mondiale, a causa della concorrenza del salgemma e delle saline industrializzate di – tra le altre – Cagliari. Il resto è storia recente, con l’affidamento in gestione al WWF e la ripresa a partire dal 1995.

Saline di Cagliari

E proprio con il parco naturale Molentargius, nato dalle appena citate saline di Cagliari, si conclude questo suggestivo tour. In seguito alla dismissione dell’attività di estrazione del sale avvenuta nel 1985, l’area umida in questione, oasi naturalistica a due passi dalla città, attraversò una fase di riqualificazione in quello che oggi è considerato uno dei siti più ricchi di specie dell’avifauna in tutta la Sardegna, nonché il più importante nel bacino del Mediterraneo per quanto concerne la nidificazione dei fenicotteri.

In questo incantevole scenario, il parco conserva ancora evidente traccia del suo passato, come raccontano gli splendidi edifici e gli antichi macchinari industriali di quella che, nel primo Novecento, era conosciuta come “la città del sale”.

Saline di Cagliari - nidificazione dei fenicotteri rosa

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