Impacchettare i ghiacciai per proteggerli? Non una soluzione per la scienza

di Martina Grandori

C

ompri lo ski-pass e conquisti il titolo di “Eroe del ghiaccio” donando 24.90 euro per proteggere 2 metri quadrati di neve. È l’idea di Giovanni Cartapani, Pietro Cimenti, Gabriele Doppiu e Sara Signorelli, le 4 menti dietro alla start- up Glac Up che ha dato vita al progetto di salvaguardia del ghiacciaio di Presena, gioiello di Madre Natura, al confine tra la Val di Sole, in Trentino, e la Valle Camonica, in Lombardia.

Una cornice spettacolare dove sia scia a 3000 metri, la sensazione è quella di sfiorare il cielo con un dito, ma anche qui i cambiamenti climatici hanno messo la loro firma e il Presena si sta rimpicciolendo, fra 100 anni gli scienziati prevedono che il 90% delle superfici di ghiaccio presenti sulla Terra scomparirà.

L’idea degli studenti dell’Università Bocconi, con la start-up Glac Up fresca di lancio, è quella di impacchettare il ghiacciaio del Presena con appositi teli nei mesi estivi.

Il progetto prevede di rivestire da maggio a settembre con teli geotessili, ossia tessuto non tessuto filtrante e isolante, le superfici del Presena in modo da proteggere le parti a rischio, schermandole dai raggi solari, abbassando la temperatura della neve e proteggendo la coltre fino a 3,5 metri di profondità.

Un’idea ingegnosa, e anche decisamente onerosa, che parte dal grande amore per la natura, l’innovazione e la gestione sostenibile delle risorse di questi studenti, ma ora a mettere in dubbio l’efficacia di Glac Up sono scesi in campo 39 scienziati che si occupano di glaciologia e cambiamenti climatici (tra cui esperti di Statale e Bicocca di Milano, Università di Pavia, Arpa Lombardia, Servizio Glaciologico Lombardo), col supporto delle principali istituzioni italiane che attengono al World Glacier Monitoring Service.

Il progetto per questo pool di esperti rivela criticità, si crea confusione con queste campagne di adozione per promuovere la salvaguardia dei ghiacciai con il rischio di compromettere altre campagne di sensibilizzazione ambientale.

Partiamo dal presupposto che è pressoché impossibile ricoprire tutti i ghiacciai delle Alpi, sia da un punto di vista logistico, sia da un punto di vista economico. E poi questi teli geotessili non sono così poco impattanti come si pensa: per disporli occorrono gatti delle nevi che emettono Co2, e sono realizzati con derivati della plastica che dopo qualche anno si usura e bisogna sostituirla con nuovi teli, e quindi un altro impiego di microplastiche tessili.

“I ghiacciai sono ecosistemi multiformi, dove hanno luogo interazioni complesse con l’ambiente circostante” fanno sapere gli studiosi, un ghiacciaio impacchettato non è la soluzione per ovviare allo scioglimento, si tratterebbe di un accumulo di acqua allo stato solido, sporco e impercorribile.

È questo quello che veramente si vuole per le nostre montagne? Purtroppo questo progetto di salvaguardia dei ghiacci – dal sapore molto mediatico – è più facilmente stato incoraggiato dalle comunità locali per un discorso di interessi economici, lo sci e tutto il suo indotto sono alla base dell’economia del Consorzio Pontedilegno-Tonale.

Purtroppo mettere una coperta ai ghiacciai non è la soluzione al problema. Così ha sentenziato la scienza.

Sono Martina Grandori, vivo quotidianamente con il senso dell’umorismo e alla ricerca dell’estetica, tento di migliorarmi ogni giorno in nome di una magica evoluzione, nutrendo il mio giardino degli interessi. Adoro scrivere, lo faccio da vent’anni in qualità di giornalista specializzata in lifestyle, prestata poi al mondo dell’ambiente e della sostenibilità. Sono madre di due bambine che hanno rivoluzionato la mia vita in positivo, da sempre vivo nella bellissima Milano, città che adoro perché ha moltissimo da offrire oltre allo smog.

TOP

 

 

Nasce il nuovo progetto di comunicazione che unisce sotto un’unica piattaforma online gli appassionati del mondo dell’acqua declinato in tutte le sue forme.

 

La parola acqua deriva dal latino “aqua”, che a sua volta ha una radice indoeuropea, la stessa della parola onda, che passando dal greco diventa “unda” in latino.

Acqua e onda: ovvero identica radice linguistica per due elementi che non possono esistere l’uno senza l’altro. 

 

Le onde sono un movimento perpetuo, sono il fluido che rappresenta l’impulso positivo al cambiamento.

 

Da qui nasce l’avventura di “On the Blue”: che ogni giorno vi condurrà in un viaggio in compagnia di chi questo elemento lo vive e lo ha vissuto.

 

SEGUI LE NOSTRE

“ONDE BLU”!!!